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DONNE CHIESA MONDO

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Nessuna porta
è del tutto chiusa

 Nessuna porta è del tutto chiusa  DCM-011
07 dicembre 2024

L’anno del Sinodo per le donne è stato di trepida attesa. Sarebbe riuscita la Chiesa ad aprirsi alle istanze che venivano da più e diverse parti del pianeta? La speranza era molta, alcuni segnali rilevanti. Negli anni Francesco non ha avuto alcun dubbio a collocare in posti di potere e di prestigio molte donne e per la prima volta le madri sinodali hanno votato nell’Assemblea dei vescovi. Ma le donne ormai chiedono una cittadinanza piena, c'è una forte richiesta di parola e di decisione e inoltre tra prima e seconda sessione ha aleggiato una domanda: da questo Sinodo sarebbe venuta anche una proposta per il diaconato femminile?

Che la questione delle donne-diacono fosse la più controversa è stato chiaro fin dall’ottobre 2023 quando nel documento finale della prima sessione il punto sul diaconato femminile ottenne 69 no su 344 votanti. Parecchi. Eppure ben auguranti vennero considerati i 277 sì e la proposta che proseguisse la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne.

Con reazioni diverse è stata invece accolta a febbraio di quest’anno la decisione del Pontefice di istituire dieci gruppi di lavoro per approfondire alcune tematiche emerse dalla prima sessione del Sinodo, che dovranno consegnare i risultati al Papa entro giugno 2025. Tra questi il Gruppo 5 con il titolo “Alcune questioni teologiche e canonistiche - intorno a specifiche forme ministeriali“ affidato al Dicastero per la Dottrina della Fede per approfondire «in particolare la questione della necessaria partecipazione delle donne alla vita e alla guida della Chiesa». C’è chi ha sostenuto che in questo modo certi argomenti si sono sottratti alla discussione dell’Assemblea, e che diluendo i tempi si rischia di rinviare decisioni; e chi invece lo ritiene un segnale positivo: il diaconato e la questione femminile sono all’ordine del giorno e il Papa in persona dice di approfondire. Non è poca cosa.

Poi a giugno arriva quella che da molte e molti che viene interpretata come una battuta di arresto. In una intervista alla Cbs alla domanda sulle donne diacono Francesco risponde senza esitazioni: «Se si tratta di diaconi con gli ordini sacri, no».

Una chiusura che fra le donne registra una duplice reazione. Di sconcerto da parte di quelle che ritengono la questione aperta e in discussione, perché la seconda commissione istituita dal Papa sul tema è ancora al lavoro, così come il Gruppo 5 che deve approfondire nell'ambito del Sinodo universale. Di vigile attesa da parte di altre: di fronte ai pareri non concordi né tra uomini e donne, né, a volte, tra le stesse donne dicono che forse i tempi non sono maturi. Bisogna aspettare.

Per quanto ancora? A ottobre, all’inizio della seconda sessione del Sinodo, un’indicazione viene dal cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto per la Dottrina della fede. Sul diaconato dice: «conosciamo la posizione pubblica del pontefice che non considera la questione matura». Però aggiunge che «resta aperta l’opportunità di un approfondimento». E successivamente fa sapere che Francesco «ha chiesto che [durante il Sinodo, ndr] non ci intratteniamo su questa possibilità».

Lo stesso cardinal Fernandez, in un incontro avvenuto con un centinaio di padri e madri sinodali fuori dall’aula del Sinodo, spiega poi che l’oggetto fondamentale del Gruppo 5 è il ruolo delle donne nella Chiesa anche se non specificamente la possibilità del diaconato femminile sul quale è ancora al lavoro la commissione presieduta dal cardinale Giuseppe Petrocchi. La maggior parte delle donne – sostiene - non chiede il diaconato, cioè non chiede di essere “clericalizzata”. E comunque, ripete, affermare che la questione «non è matura» non significa da parte di Francesco voler chiudere la questione, ma piuttosto continuare a studiare.

A questo punto che cosa devono dedurre e pensare le donne che sperano in un maggior riconoscimento del loro ruolo nella Chiesa attraverso politiche di parità nell’assegnazione di incarichi e mansioni, ma anche attraverso la possibilità di scegliere come servire la Chiesa, nel caso specifico come diacone?

Andiamo al voto del Sinodo. Cominciamo dai numeri.

I due paragrafi del documento finale che riguardano le donne sono quelli che hanno ricevuto meno placet. Il paragrafo 60, che si sofferma su ruolo e leadership delle donne nella Chiesa e l’accesso al diaconato, ha avuto 97 no su 355 voti; il paragrafo 148 che apre la strada a una maggiore presenza femminile nei seminari 40 no.

Poi leggiamo il testo.

In forza del Battesimo uomini e donne godono di pari dignità nel Popolo di Dio. Eppure, le donne continuano a trovare ostacoli nell’ottenere un riconoscimento più pieno dei loro carismi, della loro vocazione e del loro posto nei diversi ambiti della vita della Chiesa, a scapito del servizio alla comune missione. Le Scritture attestano il ruolo di primo piano di molte donne nella storia della salvezza. A una donna, Maria di Magdala, è stato affidato il primo annuncio della Risurrezione; nel giorno di Pentecoste, nel Cenacolo era presente Maria, la Madre di Dio, insieme a molte altre donne che avevano seguito il Signore. È importante che i relativi passi della Scrittura trovino adeguato spazio all’interno dei lezionari liturgici. Alcuni snodi cruciali della storia della Chiesa confermano l’apporto essenziale di donne mosse dallo Spirito. Le donne costituiscono la maggioranza di coloro che frequentano le chiese e sono spesso le prime testimoni della fede nelle famiglie. Sono attive nella vita delle piccole comunità cristiane e nelle Parrocchie; gestiscono scuole, ospedali e centri di accoglienza; sono a capo di iniziative di riconciliazione e di promozione della dignità umana e della giustizia sociale. Le donne contribuiscono alla ricerca teologica e sono presenti in posizioni di responsabilità nelle istituzioni legate alla Chiesa, nelle Curie diocesane e nella Curia Romana. Ci sono donne che svolgono ruoli di autorità o sono a capo di comunità. Questa Assemblea invita a dare piena attuazione a tutte le opportunità già previste dal diritto vigente relativamente al ruolo delle donne, in particolare nei luoghi dove esse restano inattuate. Non ci sono ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa: non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito Santo. Anche la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale resta aperta. Occorre proseguire il discernimento a riguardo. L’Assemblea invita inoltre a prestare maggiore attenzione al linguaggio e alle immagini utilizzate nella predicazione, nell’insegnamento, nella catechesi e nella redazione dei documenti ufficiali della Chiesa, dando maggiore spazio all’apporto di donne sante, teologhe e mistiche.

Contano i tre quarti del bicchiere pieno (258 placet)? O il quarto vuoto (97 non placet?)

Ci sono donne che ritengono che il Sinodo non abbia raggiunto i risultati aspettati, altre che il documento finale è un buon compromesso, altre che dicono che da questo bisogna ripartire e costruire. Il paragrafo 60 è passato – come tutti quelli del documento finale – e questo va letto come una apertura. Una opportunità. Naturalmente tutto dipende da come e quando e quanto sarà recepito, e come ispirerà decisioni e comportamenti a Roma e nelle chiese locali. E vedremo cosa proporrà il Gruppo 5 quando a giugno consegnerà i propri lavori al Papa.