A quattro anni dal congelamento del conflitto, si riaccendono i combattimenti in Siria, con un bilancio che in queste ore è salito a oltre 240 morti, tra cui diversi civili. A seguito degli scontri con le truppe del governo del presidente Bashar al Assad, le forze di opposizione dell’Esercito nazionale siriano (Ens) — coadiuvate anche dall’organizzazione jihadista Hayat Tahrir al Sham (Hts) e a da altri gruppi di ribelli di diversa matrice, tra cui la Turchia — avrebbero conquistato terreno nella campagna orientale di Idlib, a ovest di Aleppo. L’obiettivo dell’offensiva delle forze di opposizione — arrivata, secondo i ribelli, come risposta a precedenti attacchi sferrati da parte dei militari del governo di Assad nell’area di Idlib — sarebbe stato il controllo di infrastrutture militari e importanti arterie stradali e avrebbe prodotto la presa di “Fouj 46”, una delle più grandi basi militari nella parte occidentale di Aleppo, strappandola al controllo governativo. Al contempo, l’azione avrebbe riguardato anche i vicini villaggi, portando circa 50 località sotto il controllo dei ribelli, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Per contenere l’offensiva, aerei da guerra russi e siriani hanno bombardato l’area, violando l’accordo siglato nel 2019, in cui Damasco e Mosca si impegnavano a non sganciare ordigni esplosivi su Idlib. In realtà, gli attacchi su piccola scala non sarebbero mai cessati, secondo quanto reso noto dai volontari della Difesa Civile Siriana (i cosiddetti “Caschi Bianchi”). L’escalation di ieri segna comunque un campanello d’allarme preoccupante per la regione, con conseguenze devastanti sulla vita dei civili. Gli ultimi bombardamenti, infatti, hanno prodotto nuovi sfollati, che vanno a sommarsi ai profughi interni, risultato di oltre dieci anni di guerra.
Mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov afferma che l’offensiva dei combattenti filo-turchi nel nord-ovest della Siria è «una minaccia alla sovranità» del Paese e la Russia è a favore di un ristabilimento dell’ordine nella regione, fonti non ufficiali fanno intendere che la Turchia non sia favorevole a riaccendere la miccia nella regione, per evitare il flusso di nuovi sfollati. Nel Medio Oriente martoriato, anche la stabilità del fronte siriano sembra essere ancora fragile.