L’esclusione
«I poveri non sono dei ricchi senza soldi», scrive Frédéric-Marie Le Méhauté in Rivelato ai piccoli. Una teologia in ascolto dei più poveri, una ricerca teologica basata sull’accettazione del presupposto che Dio preferisce rivelare la verità ai “piccoli” piuttosto che “ai dotti e ai sapienti”. Questi piccoli sono i poveri, sui quali si abbatte non solo la mancanza immediata di denaro, può capitare, ma l’emarginazione, l’esclusione sociale, la discriminazione a tutti i livelli, la privazione della parola. Limitarsi all’aspetto economico della condizione di povertà sarebbe attribuire al denaro un valore superiore a quello che ha.
La contemporaneità ha mostrato quanto possano essere radicali le forme di esclusione e come esse possano sussistere anche in Paesi ricchi. La cui ricchezza a volte è di scandalo per il resto dell’umanità. Ciò che accade oggi nel mondo e che la televisione meritoriamente avvicina e colpevolmente rende familiare, facendo scendere nella scaletta dei telegiornali le notizie di tragedie immense, evidenzia quanti tipi di povertà assoluta esistano, di fronte alla quale la ricchezza diffusa e soprattutto gli sprechi che avvengono nei Paesi più fortunati divengono offensivi.
La questione posta dalla riflessione di Le Méhauté, un frate francescano, che per vocazione approfondita ha riflettuto sul tema caro a san Francesco della povertà come scelta, come rifiuto di una società dove il denaro è la misura di tutto, è quindi antropologica, non economica. Il suo libro non racconta del Terzo mondo, ma bensì del Quarto, quello abitato dagli indigenti che vivono nei Paesi ricchi e da questa ricchezza generalizzata sono esclusi. In questo modo la loro stessa esistenza viene ridotta, se non cancellata del tutto.
La povertà rischia per loro di essere considerata una colpa, diviene spesso motivo di sospetto e si trasforma in occasione di discriminazione costante, di esclusione dalla vita a colori che li circonda. Diviene condanna a un’esistenza di livello inferiore.
di Sergio Valzania