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Il cessate-il-fuoco in Libano con l’accordo tra Israele e Hezbollah rilancia le prospettive di pace nell’area E ora anche a Gaza si spera

Tempo di tregua

 Tempo di tregua  QUO-269
27 novembre 2024

La gioia dei libanesi scesi in strada è forse l’immagine più bella delle ore successive al cessate-il-fuoco tra Israele ed Hezbollah entrato in vigore alle 4 della notte scorsa. A Beirut, a Sidone, a Tiro, ma soprattutto nei villaggi semidistrutti del sud del Libano, dove a migliaia stanno rientrando con prudenza nelle proprie case, si è tornati a vivere la libertà quotidiana dopo due mesi di bombardamenti che sembravano — anche qui — aver spento per sempre la speranza.

L’accordo, annunciato ieri dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo il via libera alla proposta degli Stati Uniti, prevederebbe una tregua di 60 giorni durante la quale Hezbollah e l’esercito israeliano si devono ritirare dal Libano meridionale in modo che le truppe libanesi e le forze di pace, Unifil in testa, possano essere schierate nell’area (secondo la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite). Inoltre dovrebbe essere creato un comitato internazionale per supervisionare l’applicazione dell’intesa. Stati Uniti e Francia, nazioni redattrici dell’accordo, «lavoreranno insieme a Israele e Libano per garantirne il pieno rispetto».

Questo cessate-il-fuoco rappresenta un «passo fondamentale» per la stabilità regionale, ha affermato il primo ministro libanese Nayib Mikati, mentre l’Iran ha celebrato la «fine dell’aggressione israeliana» contro il Libano. Nonostante Netanyahu abbia dichiarato che con la tregua le forze israeliane potranno concentrarsi sulle tensioni con l’Iran e sulla guerra nella Striscia di Gaza e il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, abbia definito l’accordo un «errore storico», cresce la fiducia in un allargamento delle trattative di pace nell’area, in particolare a Gaza, soprattutto dopo che un alto funzionario dell’ufficio politico di Hamas ha detto che il movimento è pronto «per un accordo di cessate-il-fuoco e per un serio accordo di scambio di prigionieri».

Secondo i principali analisti, molto dipenderà proprio dal rispetto, da parte di entrambi gli schieramenti, dell’intesa raggiunta per il Libano. Assai complesso e delicato appare il compito dell’esercito libanese chiamato a controllare il ritorno nei villaggi del sud, distinguendo tra residenti e combattenti, e a garantire lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.


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