«Ho raccontato al Santo Padre la storia di mia madre, una donna coraggiosa che ha liberato se stessa e noi figli dalla spirale della violenza». Massimo Santucci lo confida ai media vaticani dopo aver incontrato stamattina Papa Francesco, insieme con altri membri dell’Associazione europea vittime di violenza (Aevv), all’udienza generale in piazza San Pietro.
Due giorni dopo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne Santucci ha donato al Papa il libro autobiografico Il coraggio da cui tutto ha inizio. «Mia mamma Domenica Manfredi — ricorda l’uomo — decise di non essere più vittima, mettendo fine a un amore malato, salvando se stessa e, in qualche modo, anche il suo carnefice». Decise, infatti, di fuggire dalla Toscana per rifugiarsi in Svizzera, portando con sé il figlio più piccolo, Massimo appunto, che all’epoca aveva 11 anni. Crescendo sull’esempio della madre, egli ha sviluppato una profonda coscienza, facendosi paladino della difesa delle donne. «L’obiettivo è aiutarle a trovare la forza per uscire dalla tossicità di certi rapporti, di agire senza paura in nome della libertà e allo stesso tempo permettere agli uomini violenti di intraprendere un percorso per diventare migliori» spiega ancora Santucci, annunciando che presto sarà collocata «una panchina rossa dinanzi alla casa di mia mamma, non in memoria di un femminicidio, ma per ricordare una donna capace di cambiare le propria sorte e quella dei suoi figli».
Per ricordare la giornata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999, sul sagrato di piazza San Pietro erano presenti anche le ambasciatrici presso la Santa Sede di Australia, Macedonia del Nord ed Ecuador, indossando un capo di abbigliamento arancione. Il colore è simbolo di un mondo senza violenze sulle donne, in adesione alla campagna “Orange the World”, istituita nel 1991 dall’Unesco, che termina nella Giornata mondiale dei diritti umani, il 10 dicembre.
E proprio in tema di vicinanza agli ultimi, spesso invisibili, sono venuti all’udienza una ventina di studenti del Liceo della Scuola Pontificia Pio ix di Roma, con i coetanei della St. John the Baptist Catholic High School, da Beloit, negli Stati Uniti d’America. Hanno mostrato al Pontefice il cammino di condivisione compiuto in questa settimana.
«Loro vivono nelle immense praterie del Kansas. Ma non conoscevano gli homeless, ed è stato davvero “forte”, guardare con i loro occhi gli “invisibili del colonnato”, cui solitamente portiamo da mangiare», dice uno degli studenti romani. «Abbiamo aperto i nostri occhi scoprendo il volto di Cristo nei bisognosi» gli fa eco un giovane del gruppo americano. Insieme in questi giorni stanno vivendo esperienze di missione, portando beni di prima necessità ai senza fissa dimora che dormono nei pressi del Vaticano, aiutando le Missionarie della carità nel servire da mangiare ai poveri e cucinando per questi ultimi.
di Fabrizio Peloni