· Città del Vaticano ·

L’amorevole cura delle suore francescane Ancelle della Croce

Luce per i bambini
non vedenti in Rwanda

 Luce per i bambini non vedenti in Rwanda  QUO-268
26 novembre 2024

Con una popolazione di 14 milioni di persone il Rwanda è un luogo noto per i tragici eventi dei primi anni ’80. Poi la Madre di Dio apparve alle ragazze di Kibeho. Le apparizioni sono state ufficialmente riconosciute dalla Chiesa cattolica. Qui giungono pellegrini da tutto il mondo. Nelle vicinanze si trova anche una scuola e un centro scolastico-educativo per non vedenti gestito dalle suore francescane polacche Ancelle della Croce. È stato fondato nel 2008. Nel 2009 la scuola elementare ha iniziato le sue attività come primo istituto per non vedenti in tutto il Rwanda. C’è anche una scuola media e una secondaria specializzata. Quest’anno al centro studiano 185 bambini. Lo staff è composto da due suore provenienti dalla Polonia, una dal Kenya, tre suore rwandesi, oltre a molti dipendenti laici.

Come ci ha raccontato suor Pia Gumińska, l’idea di servire in missione è maturata in lei negli anni. «Ho detto al Signore Gesù che, se ci fosse stata una tale necessità, sarei andata. Mi è stata fatta una proposta da parte delle superiori, quindi ho desiderato conoscere questa giovane Chiesa e con totale apertura sono venuta qui», precisa. Le suore di Kibeho vogliono infondere nelle persone di cui si prendono cura l’idea di madre Elisabetta (al secolo Rosa) Czacka, fondatrice della Congregazione delle suore francescane Ancelle della Croce, beatificata il 12 settembre 2021. «Mostriamo loro che possono essere indipendenti, che possono essere persone che mostrano agli altri che la disabilità non è un ostacolo allo sviluppo, al raggiungimento del successo. Con la nostra attività vogliamo dare loro la speranza», ha aggiunto la suora.

Molti dei bambini di cui si prendono cura le suore erano considerati “perduti” dalle loro stesse famiglie. Spesso arrivano al centro in ritardo, all’età di 12 o 13 anni. Gli studenti della scuola delle suore non oziano. Si alzano presto, già dalle 6 hanno le loro lezioni, alle 8 vanno a scuola e vi rimangono fino alle 17. Dopo le lezioni, hanno ancora attività sportive, poi di nuovo studio personale. Tra gli allievi ci sono anche delle eccellenze. Uno di essi è stato Jean de Dieu Niyonzima, che ha ottenuto il quinto posto in Rwanda negli esami di Stato alla fine della scuola media. Ha detto ai media locali che gli piacerebbe studiare giornalismo e imparare le lingue.

Le suore sono molto orgogliose di ogni risultato dei loro protetti: «I bambini sono estremamente creativi, possono comporre una canzone, per esempio in occasione della Giornata dell’insegnante. Cantano a più voci, abbiamo anche un coro scolastico. Si esibiscono durante ogni cerimonia scolastica, cantano anche durante la messa domenicale», racconta suor Pia. Nella scuola si svolgono anche corsi di danza con due docenti. Vi partecipano i bambini non vedenti più piccoli e più grandi.

Nella scuola studia inoltre un gruppo di bambini affetti da albinismo. Qui si sentono al sicuro, anche se il loro destino è tragico in Africa. «Un giorno una donna portò a scuola due bambini albini, dicendo che solo il terzo, rimasto a casa, era rwandese. Ecco perché è necessario dare loro un amore speciale», sottolinea Gumińska.

Le religiose asseriscono che la Provvidenza veglia su di loro. «Dio si prende davvero cura di noi, inviandoci donatori, perché la maggior parte del nostro funzionamento è possibile grazie alle offerte; la maggior parte di esse sono doni provenienti dalla Polonia ma anche da diverse organizzazioni di altri paesi», ha aggiunto suor Pia: «A volte basta pensare a una nuova idea e improvvisamente ci sono persone che ci aiutano nella sua realizzazione». Una patrona speciale nei doveri quotidiani per le sorelle è madre Elisabetta Czacka: «Lei stessa ha accettato la cecità come volontà di Dio, quindi cerchiamo con tutte le nostre forze di dare la fede ai bambini. Questo è facile perché la società rwandese è religiosa». Sui volti dei bambini si vedono la gratitudine e la gioia. «Le lacrime di commozione scorrono in loro, specialmente i più piccoli, per esempio quando ricevono regali o quando si organizza un compleanno; la gioia è grande, sono grati che qualcuno si ricordi di tale occasione», ha affermato suor Pia.

Questi termini sono spesso usati a Kibeho: «Gioia, gratitudine, voglia di imparare. Qui i bambini riacquistano la convinzione di poter ottenere qualcosa nella vita. Sono orgogliosi quando possono dimostrare a casa di saper leggere. Creano cappelli e sciarpe durante i laboratori di maglieria». Tutto ciò è una grande motivazione per le sorelle. «Il fatto che siamo qui è opera di Dio, lo sentiamo; siamo in pochi e il centro è grande, quindi contiamo anche su nuove vocazioni», auspica la religiosa.

Un importante sostegno per le suore è dato dalla visita dell’ambasciatore polacco in Rwanda. La struttura è pronta. E nel febbraio 2024 il centro è stato visitato dal presidente della Repubblica di Polonia, Andrzej Duda, e da sua moglie Agata Kornhauser-Duda. «Qui le persone godono di ciò che hanno e hanno poco», conclude suor Pia. È il suo primo anno di servizio nel centro ma ha già iniziato a ricevere un segno speciale — il sorriso — dai suoi assistiti.

di Tomasz Zielenkiewicz


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