· Città del Vaticano ·

La morte del cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso

Accanto al Papa
nei “viaggi della fratellanza”

SS Francesco
26 novembre 2024

È morto ieri, lunedì 25 novembre, al policlinico romano “Agostino Gemelli” dov’era ricoverato, il cardinale spagnolo Miguel Ángel Ayuso Guixot, prefetto del Dicastero per il dialogo interreligioso. Missionario comboniano, aveva 72 anni. Era infatti nato a Siviglia, in Spagna, il 17 giugno 1952. Dopo essere entrato nella congregazione fondata da san Daniele Comboni aveva emesso la professione perpetua il 2 maggio 1980 ed era stato ordinato sacerdote il 20 settembre dello stesso anno. Era preside del Pontificio Istituto di Studi arabi e Islamistica (Pisai) quando, il 30 giugno 2012, Benedetto xvi lo aveva nominato segretario dell’allora Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Il 29 gennaio 2016 da Papa Francesco era stato eletto vescovo titolare di Luperciana, ricevendo l’ordinazione episcopale il successivo 19 marzo dallo stesso Pontefice nella basilica di San Pietro. Il 25 maggio 2019 era succeduto al cardinale Jean-Louis Tauran come presidente del Pontificio Consiglio che aveva raccolto l’eredità del Segretariato per i non cristiani. E nel concistoro del 5 ottobre dello stesso anno Ayuso Guixot era stato creato e pubblicato cardinale della diaconia di San Girolamo della Carità a via Giulia. Il 6 giugno 2022 in applicazione della nuova Costituzione apostolica Praedicate Evangelium era stato confermato prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso. I funerali saranno celebrati domani pomeriggio, mercoledì 27 novembre, alle ore 14, nella basilica vaticana.

“Viaggi della fratellanza”: il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, grande conoscitore dell’islam e del mondo arabo, amava ricordare così le visite di Papa Francesco in Paesi dove la Chiesa cattolica è minoritaria, volute perché il dialogo tra le religioni è una delle priorità del pontificato bergogliano. Viaggi cui Ayuso Guixot aveva partecipato nel seguito pontificio finché la salute glielo aveva consentito.

In particolare nel febbraio e marzo 2019, quelle rispettivamente negli Emirati Arabi Uniti e in Marocco, in qualità di segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e quella a novembre in Thailandia e Giappone, da presidente dello stesso organismo vaticano poche settimane dopo esser stato creato cardinale il 5 ottobre 2019. C’era anche nel primo viaggio apostolico dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia, quello del marzo 2021 in Iraq e qualche mese più tardi, a settembre, in Ungheria e Slovacchia. Inoltre, in quelli del 2022 in Kazakhstan e Bahrein — dove l’anno seguente in due occasioni tornò da solo per conferire l’ordinazione episcopale a monsignor Aldo Berardi, vicario apostolico dell’Arabia del Nord, e per l’apertura della Porta Santa ad Abu Dhabi per il Giubileo dei martiri di Arabia — e, da ultimo, quello in Mongolia nel settembre 2023. Poi la malattia aveva preso il sopravvento costringendolo a ricoveri ospedalieri e interventi chirurgici.

Era nato il 17 giugno 1952 a Siviglia in una famiglia numerosa e profondamente cattolica, quinto dei nove figli di Juan de Dios Ayuso Rubio e Natividad Guixot Visconti.

La cultura della città andalusa, in cui la torre della cattedrale — una delle più grandi chiese del mondo — è stata in precedenza il minareto di una moschea, aveva inciso fortemente nella sua sensibilità, così come l’ambiente domestico in cui aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Inizialmente si era iscritto al Collegio Sant’Antonio Maria Claret, passando un anno nel Seminario minore dell’arcidiocesi natale. Successivamente aveva scelto la facoltà di Legge dell’Università cittadina, pur continuando a frequentare la Chiesa e i ritiri spirituali per giovani. Ed è qui che aveva conosciuto la rivista e le pubblicazioni dei missionari comboniani del Cuore di Gesù, decidendo nel settembre 1973 di entrare nella congregazione religiosa. Vi aveva emesso la professione perpetua il 2 maggio 1980 ed era stato ordinato sacerdote il 20 settembre dello stesso anno, nella parrocchia Corpus Christi di Siviglia, dall’allora arcivescovo metropolita, il cardinale José María Bueno y Monreal (1904-1987).

Aveva proseguito la formazione ecclesiastica a Roma, alla Pontificia Università Urbaniana e al Pontificio Istituto di Studi arabi e d’islamistica (Pisai), dove aveva conseguito la licenza nel 1982. Partito nell’ottobre dello stesso anno alla volta dell’Egitto, era stato parroco al Cairo, nella comunità latina del Sacro Cuore ad Abbasiyya, vicino alla cattedrale copta-ortodossa e non lontano dall’università di Al-Azhar, dedicandosi all’accoglienza e all’assistenza dei giovani sudanesi cattolici presenti nella capitale egiziana come studenti, migranti o rifugiati politici. Questa esperienza, sulle orme del fondatore san Daniele Comboni, lo aveva condotto poi in Sudan nel tempo della guerra civile. Qui era rimasto fino al 2002, dirigendo il centro catechetico della diocesi di El-Obeid — che comprende territori tristemente noti per povertà e conflitti come il Kordofan e il Darfur — e, a partire dal 1989, insegnando Islamologia a Khartoum.

Nel 2000 aveva ottenuto il dottorato in Teologia dogmatica all’Università di Granada e aveva svolto attività di docenza anche al Cairo e infine a Roma, dove era divenuto nel 2006 preside del Pisai, una realtà nata ottanta anni prima, nel 1926, quando i Missionari d’Africa (Padri bianchi) aprirono a Tunisi una casa per sacerdoti e religiosi che si preparavano a vivere in ambiente musulmano. Nel 1964 questo istituto di eccellenza venne trasferito nell’Urbe, accolto con favore da Paolo vi. Inserito nella comunità accademica nel 2002, padre Ayuso Guixot prima di divenire preside era stato direttore degli studi.

Nominato consultore del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso nel 2007, l’anno in cui il cardinale francese Jean-Louis Tauran veniva scelto come presidente, il 30 giugno 2012 era stato chiamato da Benedetto xvi a succedere all’arcivescovo Pier Luigi Celata nell’incarico di segretario del dicastero. Alla fine dello stesso anno, con la nascita del “King Abdullah Bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue” (Kaiciid), con sede a Vienna, era stato annoverato come rappresentante della Santa Sede presso il Consiglio delle parti, svolgendovi anche la funzione di Founding Observer.

Quando le condizioni di salute di Tauran erano peggiorate, agli inizi del 2016 Papa Francesco lo aveva eletto vescovo titolare di Luperciana, conferendogli l’ordinazione episcopale il 19 marzo nella basilica di San Pietro. Da allora per Ayuso Guixot era stato un susseguirsi di impegni, di viaggi in ogni angolo del mondo per testimoniare ai fratelli musulmani, indù, buddisti, sikh, shintoisti, confuciani o delle religioni tradizionali che proprio attraverso l’amicizia personale è possibile instaurare un dialogo.

Un avvicendamento quasi naturale, quello alla guida del Pontificio Consiglio che aveva raccolto l’eredità del Segretariato per i non cristiani, tra il porporato francese morto nel 2018 e il presule spagnolo, che soprattutto negli ultimi tempi lo aveva più volte sostituito in delicate missioni internazionali.

Su tutte ha assunto un significativo valore quella negli Emirati Arabi Uniti in occasione del viaggio di Papa Francesco culminato con lo storico “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato congiuntamente il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi dal Pontefice e dal Grande imam di Al Azhar, la più importante istituzione accademica dell’islam sunnita.

E così il 25 maggio dello stesso anno Ayuso Guixot era stato nominato presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Una successione rafforzata poi con la chiamata del missionario comboniano, il 5 ottobre seguente, nel collegio cardinalizio, primo della sua congregazione religiosa a ricevere la porpora.

Inoltre per raggiungere gli obiettivi contenuti nella cosiddetta “Dichiarazione di Abu Dhabi”, quando venne istituito l’Alto Comitato per la Fratellanza umana, Ayuso Guixot vi aveva rappresentato la Santa Sede insieme con monsignor Yoannis Lahzi Gaid, già segretario personale di Papa Francesco. I membri, tra cui personalità egiziane ed emiratine impegnate nel dialogo, l’11 settembre 2019, in occasione della prima riunione, lo scelsero come presidente dell’organismo, alla guida del quale avanzò la richiesta alle Nazioni Unite — approvata durante la 75ª sessione plenaria dell’Assemblea generale del 21 dicembre 2020 — di riconoscere il 4 febbraio “Giornata mondiale della fratellanza umana”.

Sempre nel 2020, quando il 4 ottobre Papa Francesco aveva firmato l’enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale, Ayuso Guixot era intervenuto alla conferenza stampa di presentazione del documento, svoltasi la stessa mattina nell’Aula nuova del Sinodo, insieme con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, Mohamed Mahmoud Abdel Salam, segretario generale Comitato superiore per la Fratellanza umana, Anna Rowlands, docente di Catholic Social Thought & Practice all’Università di Durham, nel Regno Unito, e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, docente di Storia contemporanea.

Qualche mese più tardi, nell’aprile 2021, sempre con il cardinale Parolin, presso la sede Onu di Ginevra, aveva partecipato a un incontro di approfondimento sul tema «Fratellanza, dialogo interreligioso e giustizia sociale».

Nel 2023 l’Universitas Islam Negeri (Uin) Sunan Kalijaga di Giacarta, in Indonesia, aveva conferito un dottorato honoris causa al cardinale Ayuso Guixot che, inoltre, dal 2024 era anche nel Consiglio di amministrazione del King Hamad Global Center for Peaceful Coexistence del Regno del Bahrein.

Membro dei Dicasteri per le Chiese orientali, delle Cause dei santi, e per l’Evangelizzazione (prima sezione), proprio poche ore prima del decesso, era stato il Papa stesso, nel corso di un’udienza a una delegazione giainista, a rendere noto che il porporato fosse «in fin di vita», chiedendo «una preghiera per lui». E quando si è appresa la notizia della sua morte, tra quanti hanno espresso il loro cordoglio, l’arcivescovo di Siviglia José Ángel Saiz Meneses, il Patriarca di Alessandria dei copti, Ibrahim Isaac Sedrak, e il Grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, che ha definito il cardinale «un modello illustre di servizio all’umanità» riconoscendone «i notevoli sforzi nel promuovere le relazioni con i musulmani in generale e con Al-Azhar e il Consiglio musulmano degli anziani (Mce) in particolare», sottolineandone «il ruolo fondamentale nella promozione del Documento sulla fratellanza umana e i suoi contributi all’Alto Comitato» per la promozione della stessa.


Cappella papale per le esequie del porporato