Benedetto XVI
«Nei tempi oscuri che stiamo attraversando, Benedetto xvi è un maestro» che «aiuta ad alzare lo sguardo e a ritrovare fondamenti solidi per continuare a guardare avanti, verso l’unità, la verità, la bellezza, l’amore». Grazie alla sua testimonianza coraggiosa e appassionante, resta viva l’esortazione «a portare nella fede e nella speranza il peso terribile dell’imperversare dell’odio e del male, che opprime la nostra epoca e schiaccia ogni giorno innumerevoli vite umane intorno a noi». Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha ricordato il Pontefice bavarese morto il 31 dicembre di due anni fa, in occasione del conferimento del Premio Ratzinger 2024.
La cerimonia si è svolta nella serata di ieri, venerdì 22 novembre, nella Sala Regia del Palazzo apostolico vaticano, su iniziativa della Fondazione intitolata al predecessore di Papa Francesco, che dal 2011 assegna il premio e che quest’anno è andato al teologo irlandese Cyril O’Regan e allo scultore giapponese Etsurō Sotoo. Nel suo intervento conclusivo, consegnato ai presenti, il cardinale Parolin, alla luce della vicina apertura del Giubileo della speranza, ha voluto sottolineare che «la voce di Benedetto è una delle alte voci di speranza che devono accompagnarci». Sua è infatti l’enciclica Spe salvi del 2007 interamente incentrata sulla speranza: le speranze umane e la speranza cristiana.
Dei due premiati, il segretario di Stato ha rimarcato la «consonanza» con il pensiero, la sensibilità, la testimonianza umana e cristiana di Joseph Ratzinger, che seguendo il suo motto episcopale Cooperatores Veritatis, ha dedicato la propria esistenza «a far risplendere la verità in tutte le sue forme, con l’intelligenza, la ricerca e l’insegnamento, con la genialità e la fatica dell’espressione artistica, con la testimonianza del suo servizio umano ed ecclesiale». Nella sua riflessione di teologo e nel suo magistero di vescovo e Papa, che hanno spaziato su una gamma molto ampia di problemi e temi, Ratzinger-Benedetto, per Parolin, «non ha mai perso la capacità di metterne in luce il rapporto con Dio attraverso la ricerca della verità». In questo si è manifestata feconda la sua idea «che la ragione umana debba sempre conservarsi “aperta”, che ogni disciplina non debba chiudersi in un positivismo sterile». E anche se «egli è convinto che l’ultima risposta a queste domande si trova nella verità che è rivelata in Cristo, la ricerca di questa verità e della sua comprensione più profonda rimane sempre un compito aperto e sorprendente, senza di cui la dignità della persona umana si svilisce e la direzione del suo cammino si perde».
Parlando del lavoro teologico di O’Regan, professore alla Notre Dame University (Usa), il segretario di Stato ha ricordato che nei suoi scritti dedicati a Joseph Ratzinger - Benedetto xvi, ha definito la sua voce come «caratterizzata da una profonda umiltà, dalla volontà chiara di essere voce non di se stesso, ma della tradizione della Chiesa, al servizio della voce del Signore Gesù». E la sua visione «è stata sempre centrata su Dio». Un’umiltà che il Pontefice bavarese attribuiva invece a san Benedetto, che non mette in rilievo se stesso, ma «cerca di inserirsi nella grandezza della Verità stessa».
Dell’opera del maestro Sotoo, il cardinale Parolin ha sottolineato il contributo «nell’immensa impresa della costruzione» della basilica della Sagrada Família di Barcellona, seguendo le istruzioni lasciate da Antoni Gaudí. «La pietra, apparentemente dura e inerte, grazie all’opera creativa dell’architetto e dello scultore, alla fatica dell’artigiano e dell’operaio — ha spiegato — diventa voce viva della creazione di Dio e manifestazione della sua bellezza e del suo amore»; uno spazio dove l’assemblea della Chiesa, costituita a sua volta di pietre vive edificate sulla pietra che è Cristo, «incontra Dio nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti».
A presentare i due premiati nel corso della cerimonia, sono stati l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, e il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura. Il primo, riferendosi al teologo irlandese, ha ricordato la marcata connotazione ecclesiale del suo lavoro, che ricorda come il cristianesimo sia una forma di vita, prima che di pensiero. «L’attenzione alla storia, nelle sue opere — ha detto — sfocia anche in un richiamo all’importanza della tradizione, per evitare al cristianesimo un naufragio secolarista sugli scogli dell’hic et nunc dell’attuale cultura digitale”.
Nel suo ringraziamento, O’Regan ha sottolineato come Ratzinger sia sotto ogni aspetto «un teologo agostiniano».
Nella sua presentazione dello scultore giapponese, Ravasi ha quindi ricordato come fosse caro a Ratzinger il rapporto tra liturgia e arte, il pregare in un luogo bello, e la folgorazione del giovane Sotoo alla prima visita dell’opera incompiuta di Gaudí. Che fu così coinvolto dalla spiritualità incarnata di quel tempio da arrivare alla conversione al cattolicesimo. Ha sottolineato anche la “simbiosi” stilistica quasi assoluta di Sotoo con Gaudì, e che lo scultore giapponese ha confessato come «gli angeli del suo maestro, gli avevano fatto compiere il primo passo verso la conversione. E che ogni volta che ne realizzava uno, gli sembrava che gli si avvicinasse per aiutarlo a scolpirlo nel modo migliore possibile».
Nel suo saluto, Sotoo ha spiegato che sta lavorando al progetto degli interni della Torre di Gesù, la più grande e importante dell’intera Sagrada Família: 60 metri di altezza, da riempire con più di 32 mila pezzi di ceramica colorata. Ha ribadito che «il giorno indimenticabile in cui la Sagrada Família fu consacrata da Benedetto xvi, il 7 novembre 2010» aveva sentito, «come lo sento oggi, che lavorare alla Sagrada Família non è solo un progetto architettonico o artistico, ma una chiamata, uno scopo divino».
Nell’introdurre la premiazione, il gesuita Federico Lombardi, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto xvi, ha messo in luce come con i due nuovi premiati, la loro «comunità» mondiale si allarga a 18 Paesi diversi: una comunità che «si riconosce nei grandi ideali di Ratzinger-Benedetto: coltivare una «ragione aperta», un’intelligenza in ricerca e dialogo, che spazia attraverso le discipline e le arti rendendo gli uomini «cooperatori della verità». Ha aggiunto che con il passare del tempo, «non sembra che la nostra missione si stia esaurendo, ma anzi si confermi. Da continenti diversi giunge spesso notizia di nuove iniziative culturali e accademiche, di istituti, cattedre, progetti di ricerca che fanno riferimento a Joseph Ratzinger, al suo pensiero e alla sua opera». La più recente, una «Cattedra Benedetto xvi» presso la Saint Mary’s University del Minnesota, presieduta da padre James Burns: iniziativa che vuol contribuire «in prospettiva interdisciplinare al progetto educativo dei giovani facendo riferimento in particolare al magistero degli ultimi tre Pontefici».
di Alessandro Di Bussolo