Profeti di sventura avevano predetto che saremmo stati otto miliardi nel 2000, in verità la popolazione del pianeta supera di poco i sette miliardi.
Ambientalisti votati al catastrofismo ci avevano raccontato che le foreste stanno scomparendo, e invece le ultime rilevazioni satellitari ci mostrano che l’area di boschi e foreste sulla terra è aumentata del 6%.
Ecologisti dell’ultima ora ci avevano detto che i mari si sarebbero sollevati di centinaia di centimetri e che l’Adriatico sarebbe arrivato fino a Mantova, ma il livello del Mediterraneo sta scendendo. E, ancora: deforestazioni, crisi dell’acqua, esplosione demografica, inquinamento atmosferico, buco dell’ozono, effetto serra. La fine del nostro pianeta è vicina!
Anche Gesù, nel Vangelo, accenna a «segni nel sole, nella luna, nelle stelle». C’è di che vivere nella paura del futuro. Come ha detto qualcuno, «il mondo è malato, ma è curabile!» (Victor Frankl).
Invece di vivere nella paura, dobbiamo accogliere l’invito di Gesù: «Alzatevi e levate il capo, guardate in alto e lontano, perché la vostra liberazione è vicina».
Siamo chiamati a vivere in piedi, a testa alta, a guardare il sole; a vedere i segni di un mondo nuovo. A compiere “opere buone” (Orazione colletta), per preparare il mondo nuovo che tutti sogniamo.
Noi cristiani dobbiamo essere gente dalla vita verticale; “saldi e irreprensibili” come dice san Paolo nella seconda lettura.
Senza temere il futuro, perché Dio ci aspetta nel futuro.
Impegniamoci ad essere vigilanti (Vangelo); a non agire alla cieca, a non vivere alla giornata, a non vivacchiare nella superficialità. Sarà il modo migliore di favorire un futuro di bene.
E poiché futuro significa volontà di cambiare, impegniamoci a vivere questo tempo di Avvento con la volontà di cambiare in meglio la nostra esistenza.
di Leonardo Sapienza
Il Vangelo in tasca
1 Dicembre, I Domenica di Avvento
Prima lettura: Ger 33, 14-16;
Salmo: 24
Seconda lettura: 1 Tes 3, 12-4,2;
Vangelo: Lc 21, 25-28.34-36.