· Città del Vaticano ·

Messaggio del Papa ai partecipanti al VI Congresso americano missionario

Testimoni dell’amore
più grande fino ai confini
del mondo

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21 novembre 2024

Tornare al «fondamento della missione», ossia «riconoscerci figli, toccati dalla misericordia di Dio» e mediante il «linguaggio dell’amore», sull’esempio di Maria, portare Cristo «fino ai confini della terra». È questo il mandato affidato da Papa Francesco ai partecipanti al vi Congresso americano missionario (Cam 6), in corso fino al 24 novembre a Ponce, Puerto Rico. Il Pontefice lo ha scritto in un messaggio al cardinale venezuelano Porras Cardozo, suo inviato, e a quanti intervengono ai lavori. Ne pubblichiamo il testo in una nostra traduzione dallo spagnolo.

Stimato cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo,
cari fratelli e sorelle,

Avete la gioia di partecipare a questo sesto Congresso Americano Missionario, proprio nell’anno che ho voluto dedicare alla preghiera, come preparazione al Giubileo del 2025. E anche voi vi siete preparati a questo evento con una preghiera che ho voluto offrirvi per questa occasione.

È una preghiera rivolta alla Santissima Trinità, innanzitutto riconoscendo il Padre come Dio misericordioso che, in suo Figlio Gesù Cristo, ci ha rivelato la «Buona Novella», per supplicarlo di effondere, per mezzo dello Spirito Santo, il suo Amore e di rinnovare la faccia della terra.

È questo il fondamento della missione: riconoscerci figli, toccati dalla misericordia di Dio. Non possiamo dare ciò che non abbiamo, non possiamo esprimere ciò che non abbiamo vissuto, ciò che i nostri occhi non hanno visto e le nostre mani non hanno toccato. Il fondamento della missione è l’esperienza di Dio, l’incontro innamorato con Gesù, Lui ci rivela la «Buona Novella», ci mostra il Padre.

Esempio di questa meraviglia sono — prosegue la preghiera — tanti missionari che, con parole e opere, lo hanno annunciato. Gesù è stato un missionario, un «profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo» (Lc 24, 19). Parole pronunciate davanti a Dio, suo Padre, nell’intima preghiera che precedeva ogni sua azione. Opere realizzate dinanzi a suo Padre in una vita totalmente dedita alla sua volontà, per poter così rendere testimonianza dell’amore più grande al suo popolo. È questo il messaggio che i missionari hanno continuato a tradurre in ogni epoca, in ogni luogo, in ogni lingua. «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5, 16).

È questa la vocazione del battezzato a cui si riferisce la preghiera: vedere Dio, vederlo nel mondo, nel fratello, avere occhi «cristificati» e, con essi, uno sguardo compassionevole, accogliente, misericordioso. Come dice il bell’inno della Liturgia delle Ore: «Ti vidi, sì, quando ero bambino e fui battezzato in acqua, e, mondato dalle antiche colpe, senza veli, potevo vederti». Uno sguardo che trasmetta la gioia che trabocca dal nostro cuore. La gioia dei discepoli dopo l’incontro con il Risorto, che non si può contenere e li spinge a mettersi in cammino.

Lo Spirito Santo opera in noi questa meraviglia e pone in noi le parole da rivolgere a Dio (cfr. Rm 8, 14) e agli uomini (cfr. Mt 10, 19). Perciò, dagli albori della Chiesa, insieme a Maria, i discepoli nel cenacolo, in assemblea, la prima cosa che fanno è invocare lo Spirito. Attraverso la sua forza vivificante possiamo trasmettere il messaggio in qualsiasi lingua, sì, perché la Chiesa le parla tutte, ma, soprattutto, perché parla sempre con uno stesso linguaggio. Si tratta del linguaggio dell’amore, comprensibile a tutti gli uomini, poiché fa parte della loro stessa essenza, quella di essere immagine di Dio. In tal modo, la gioia dello Spirito non finisce con loro, ma si espande, si comunica, invitandoci a camminare insieme, come Popolo fedele di Dio, in sinodalità e ascolto reciproco.

Ascoltando Dio e i fratelli, possiamo percepire come a volte la sua immagine appaia annebbiata ai nostri occhi stanchi e sembrerebbe che ci manchino le forze per camminare. Non dobbiamo abbandonare la nostra preghiera, chiedendo incessantemente al Padre di effondere il suo Amore, il suo Spirito vivificante, affinché rinnovi la faccia di questa terra ferita dalle nostre ingiustizie e dalla sofferenza che abbiamo provocato.

La Santissima Vergine Maria, Figlia di Dio Padre, Madre di Dio Figlio e Sposa dello Spirito Santo, si presenta come quell’arca dell’Alleanza, quel primo Tabernacolo che, accogliendo Gesù, si mette in cammino, nel servizio. Lei è modello di evangelizzazione per offrire Cristo a tutta l’umanità; perché nella preghiera «serbava tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2, 51), perché nell’assemblea dei credenti invoca il dono dello Spirito Santo per la Chiesa. Imitando il suo esempio di dedizione e sostenuti dalla sua cura materna e provvidente, dobbiamo essere sempre suoi discepoli missionari fino ai confini della terra. Che Lei vi custodisca e Gesù vi benedica sempre.

Roma, San Giovanni in Laterano, 9 novembre 2024

Francesco