Il tema della settimana
Segni tangibili di speranza per i tanti che vivono
La preghiera del povero sale fino a Dio» (cfr. Sir 21, 5). A conclusione dell’Anno dedicato alla Preghiera, questa espressione della sapienza biblica, scelta da Papa Francesco per l’viii Giornata Mondiale dei Poveri, che abbiamo celebrato domenica 17 novembre, è quanto mai appropriata per preparare i cuori all’ormai imminente inizio del Giubileo 2025.
Nel Messaggio per la Giornata Mondiale appena vissuta, il Santo Padre ha scritto che «i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio». Dalle sue parole emerge sempre l’empatia e l’estrema cura nei confronti delle persone più fragili, di coloro che sono socialmente emarginati ma privilegiati dal Signore. Soprattutto a loro dovrà arrivare con forza il messaggio di una “Speranza che non delude”.
Proprio per questo, alle persone che soffrono per le varie forme di povertà, durante l’Anno santo sarà dedicato un Giubileo, il Giubileo dei poveri, nella ricorrenza della ix Giornata mondiale dei poveri, il prossimo 16 novembre 2025.
Nella notte di Natale di quest’anno, fra pochi giorni, il Santo Padre aprirà la Porta Santa della Basilica di San Pietro, dando così inizio a un anno in cui la grazia dell’indulgenza giubilare porterà, a tutti gli uomini, e specialmente a chi si sente più ai margini, la grazia del perdono e della misericordia, alla luce della speranza.
La certezza della speranza cristiana abbraccia anche la sicurezza che la nostra preghiera giunge fino al cospetto di Dio. L’invito per tutti, dunque, alla fine dell’Anno della Preghiera, in cui ciascuna comunità ha avuto modo di gustare la presenza del Signore approfondendo la relazione con Lui, è quello di continuare a pregare per i poveri, e a pregare insieme a loro, con umiltà e fiducia.
Commentando il Vangelo di Marco (13, 24-32), nell’omelia della Santa Messa di domenica scorsa, Papa Francesco ha sottolineato come Gesù ci inviti «ad avere uno sguardo più acuto, ad avere occhi capaci di “leggere dentro” gli avvenimenti della storia, per scoprire che, anche nelle angosce del nostro cuore e del nostro tempo, c’è un’incrollabile speranza che brilla».
Un’«incrollabile speranza» che «si è compiuta in Gesù e si realizza nel suo Regno» ma che «ha bisogno di noi, ha bisogno del nostro impegno, ha bisogno di una fede operosa nella carità, ha bisogno di cristiani che non si girano da un’altra parte».
La domanda che dobbiamo porci come cristiani, in questo tempo così complesso, è proprio quella che riguarda il nostro rapporto con i poveri e la povertà. «Io guardo da un’altra parte quando vedo la povertà, le necessità, il dolore degli altri? — ha aggiunto il Papa —. Un teologo del Novecento diceva che la fede cristiana deve generare in noi “una mistica dagli occhi aperti”, non una spiritualità che fugge dal mondo ma, al contrario, una fede che apre gli occhi sulle sofferenze del mondo». I cristiani, infatti, sanno che la povertà è anche una vocazione a seguire Gesù povero.
Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere, così come descritto dal Papa, segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio, dai poveri, ai migranti, ai detenuti, a quanti sono soli ed emarginati. Nella Bolla il Papa provoca i potenti della Terra a considerare i grandi temi della solidarietà e i segni concreti con cui poterla attuare. Ha dato un’indicazione estremamente originale dicendo che, quello del 2025, non sarà un Giubileo dove si annuncia soltanto la speranza, ma un Anno santo in cui saremo chiamati a dare anche segni concreti di speranza. In primo luogo, il segno sarà essere capaci di costruire la Pace in un mondo dilaniato dalle guerre e dalla violenza. Proprio per dare seguito alle volontà del Santo Padre, verranno proposte iniziative concrete che saranno il frutto della carità del Giubileo.
L’inquietudine, in questo momento storico, è data da una società che presenta due aspetti paradossali. Il primo, quello di una ricchezza che aumenta per pochi. E dall’altra parte quello di una povertà che aumenta per molti di più. Ci sono interi Paesi che vivono sotto la soglia della povertà e quindi non è un caso che il Papa, nella Bolla, faccia anche un appello pressante ai governanti affinché pensino di cancellare il pesante debito pubblico di alcuni Paesi. Il Giubileo, proprio perché è un’esigenza spirituale, deve essere anche capace di guardare «alle situazioni di povertà che sono presenti nel mondo».
Mette in grande allerta, ancora una volta, l’ultimo rapporto della Caritas italiana, pubblicato l’8 novembre scorso. Secondo l’indagine, in Italia, la povertà assoluta interessa oltre 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione. E, ancora più allarmante, è il fatto che un indigente su quattro risulta essere un minore. Proprio quest’anno è ai massimi storici l’incidenza della povertà assoluta tra i minori, tra cui si contano 1 milione 295mila bambini poveri.
In più cresce la cronicità della condizione di povertà assoluta, con i poveri che diventano sempre più poveri senza “speranza” di trasformare le sorti della propria vita. Aumenta esponenzialmente anche il numero degli anziani soli ed è sempre più evidente il binomio tra la povertà economica e povertà educativa: il 67,3% degli assistiti dalla Caritas possiede al massimo la licenza media.
Ogni Giubileo, come è evidente, vive e si celebra nel suo tempo e si deve far carico dell’umanità ferita annunciando la forza salvifica della Resurrezione e, in particolare quest’anno, della “Speranza che non delude”, che poi è Cristo stesso.
In questo Anno di Grazia che sta per cominciare, possa l’attenzione verso i più bisognosi farci diventare tutti Pellegrini di speranza nel mondo che necessita di essere illuminato dalla presenza della Luce del Risorto e della fiaccola della carità che Lui ha acceso nei nostri cuori.
di Rino Fisichella
Arcivescovo pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo