· Città del Vaticano ·

La presentazione del documento nella Sala stampa della Santa Sede

Dare ali alla speranza
e andare verso il domani

 Dare ali alla speranza e andare verso il domani  QUO-264
21 novembre 2024

Un incoraggiamento alla formazione non solo sacerdotale, ma anche umana e cristiana, verso un orizzonte orientato alla costruzione di «una civiltà della verità e dell’amore»: questo il cuore della Lettera di Papa Francesco sul rinnovamento dello studio della Storia della Chiesa. Il documento — che si colloca in continuità con un’altra Lettera pontificia, quella sul ruolo della letteratura nella formazione, pubblicata il 4 agosto scorso — è stato presentato stamani, 21 novembre, nella Sala stampa della Santa Sede. Sono intervenuti il prefetto e il segretario del Dicastero per il clero, rispettivamente il cardinale Lazzaro You Heung-sik e l’arcivescovo Andrés Gabriel Ferrada Moreira, e lo storico Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri e fondatore della Comunità di Sant’Egidio. In collegamento da remoto, anche la professoressa Emanuela Prinzivalli, docente di Patrologia fondamentale presso il Pontificio Istituto Patristico Augustinianum.

La Lettera diffusa oggi, ha spiegato il cardinale You Heung-sik, richiama l’importanza di una «piena consapevolezza personale e storica della realtà in cui viviamo e dobbiamo operare, invitandoci a correggere e ad evitare una visione troppo “angelicata” della nostra vita e della nostra esistenza nella storia che viviamo». Sottolineando infatti la necessità di «una dimensione storica dell’essere umano» e di «una reale sensibilità storica», ha aggiunto il porporato, il Papa ricorda «l’importanza di collegarci alla storia, per non vivere in un eterno “presente senza passato”, caricatura dell’eternità vera che solo Dio può donare nella vita e nella storia di ciascuno di noi».

«Dare un’anima», insomma, all’esperienza di vita di ciascuno diventa fondamentale nell’epoca attuale, in cui «possiamo essere materialmente e costantemente interconnessi e interdipendenti» ha evidenziato ancora il cardinale prefetto. Un’anima accompagnata da «memoria e consapevolezza» così da «immettere queste interconnessioni e queste interdipendenze in storie vere e concrete, che hanno un passato che li ha portati al presente per costruire consapevolmente il futuro».

L’orizzonte che Papa Francesco ha aperto con entrambe le Lettere, ha aggiunto l’arcivescovo Ferrada Moreira, è quello del «suo cuore di pastore» che desidera una formazione «radicata nella vita personale e culturale di ognuno e della propria comunità», ovvero «pienamente umana e orientata al comune impegno dell’edificazione di “una civiltà della verità e dell’amore”».

In particolare, il segretario del Dicastero per il clero ha messo in luce la preoccupazione di Francesco per «le debolezze e i limiti nella formazione dei giovani» nei seminari, là dove si tende a considerare di meno la memoria del passato, la ricerca della verità e l’appartenenza a una cultura che si esprime attraverso molti modi, di cui l’arte letteraria è uno dei privilegiati». Il rischio che deriva da tutto questo, ha rimarcato l’arcivescovo, ha il nome della «superficialità delle letture e dello studio», il volto del «fascino compulsivo dell’immediato offerto da uno schermo», la voce della «banalità e delle fake news».

Una sottolineatura specifica monsignor Ferrada Moreira l’ha fatta sul legame tra la sensibilità storica e l’evangelizzazione, poiché la vocazione di sacerdoti e pastori è quella di accompagnare i fedeli «nel “qui e ora” della vita», lungo il cammino di ricerca, incontro e dedizione a Gesù.

Della storia e della letteratura, ha concluso, c’è bisogno per «coinvolgersi dal di dentro», per «riconoscersi partecipi» dell’oggi e, non in ultimo, per dare voce a coloro che si è provato a cancellare.

Dal canto suo, Riccardi ha sottolineato che «la storia salverà la teologia», perché «il cristianesimo è una religione storica, a partire dai suoi testi sacri». Oggi c’è una differenza, ha aggiunto, tra la «religione dell’emozione» e la coscienza storica delle Chiese della tradizione, poiché in tutta la società la caduta di senso storico è un aspetto della «deculturazione della religione». Restano invece in piedi il consumismo e l’individualismo, privi di contenuto. Una denuncia, ha aggiunto, già presente nell’enciclica Fratelli tutti, là dove Papa Francesco descrive gli uomini e le donne di oggi come spaesati, vuoti, mentre la storia è radici. Rifiutarla, ha evidenziato Riccardi, significa chiudere gli orizzonti, rende incapaci di capire il tempo in cui la Chiesa vive.

Dunque, in linea con il concilio Vaticano ii , che aprì la Chiesa al concetto di historia, oggi il Papa chiede di avere «una mentalità storica nel vivere il presente e la Chiesa». «La storia è un misto di scienza e poesia — ha proseguito il presidente della Società Dante Alighieri —: i libri storici non devono essere solo documentazione, ma devono anche segnare una crescita nella mentalità», perché «la storia libera e restituisce alla realtà. Essa non è solo dei grandi, ma anche degli umili, della loro preghiera, della carità, della pietà popolare».

«La storia della Chiesa — ha aggiunto Riccardi — è parte di una storia comune di popoli diversi. Non si fa storia della Chiesa senza conoscere quella del mondo». Alla vigilia del Giubileo della speranza, ha concluso il relatore, la ripresa del senso storico ha il grande valore di aprire le ali al futuro, «perché solo la certezza di venire da lontano, spinge a guardare davanti a sé».

Infine Prinzivalli ha evidenziato l’importanza del legame tra fede e storia: ai sacerdoti ciò serve per evitare una formazione troppo dogmatica, ha detto, lontana da quel «volto umano» che oggi cercano credenti e non credenti. Il Cristo incarnato, Gesù Persona è il miglior antidoto al dogmatismo, ha aggiunto la docente, perché Egli si colloca dalla parte dei vinti, aiutando ad evitare una «lettura trionfalistica» della storia della Chiesa e predisponendo anche a una prospettiva ecumenica.

Sollecitato quindi dai giornalisti su come cambierà la formazione dei sacerdoti nei seminari d’ora in poi, l’arcivescovo Ferrada Moreira ha precisato che la Lettera del Papa va oltre un mero cambiamento dei libri di testo (i quali sono di competenza del Dicastero per la cultura e l’educazione) per incoraggiare, piuttosto, un cambiamento di mentalità. Gli ha fatto eco Riccardi, parlando della possibilità di avviare processi nella «riformulazione della mentalità». Soffermandosi, inoltre, sul tema del tradizionalismo, il professore lo ha definito come «una forma di rifiuto della storia», «un irrigidimento», «una fissazione di un modello di Chiesa quale è stata in un periodo storico ritenuto assoluto, insuperabile». Infine, nella prospettiva sinodale di un cammino condiviso sul tema della formazione, i relatori hanno auspicato possibili collaborazioni future tra diversi Dicasteri.

di Isabella Piro