Alle sorgenti
Oggi, in occasione della memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, la Chiesa celebra, come ogni anno, la Giornata Pro Orantibus, dedicata alle comunità che seguono Cristo nella vita contemplativa e partecipano, quale cuore orante della Chiesa, alla sua missione. Ringraziamo il Signore, in particolare, per quelle «innumerevoli donne consacrate, che nel corso dei secoli fino ai nostri giorni, “hanno orientato e continuano a orientare tutta la loro vita e attività alla contemplazione di Dio” quale segno e profezia della Chiesa vergine, sposa e madre; segno vivo e memoria della fedeltà con cui Dio, attraverso gli eventi della storia, continua a sostenere il suo popolo» (Vultum Dei quaerere [VDq] 3).
Nel documento finale del Sinodo leggiamo che: «fin dai primi tempi, la Chiesa ha riconosciuto l’azione dello Spirito nella vita di quegli uomini e quelle donne che hanno scelto di seguire Cristo sulla via dei consigli evangelici, consacrandosi al servizio di Dio sia nella contemplazione che nelle molteplici forme di servizio» [...]. «Guardiamo con gratitudine anche ai monasteri, luoghi di convocazione e di discernimento, profezia di un «oltre», che riguarda tutta la Chiesa e ne guida il cammino» (Documento finale della xvi Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Seconda Sessione, n. 65 e 118).
La vocazione contemplativa, che è sempre un dono, si presenta come un cammino di ricerca e di incontro con Cristo, che ci precede e ci accompagna perché «ci ha amati per primo» (1 Gv 4, 10). È da qui che inizia l’avventura di ogni discepolo, che attraverso l’azione dello Spirito Santo diventa sequela pressius Christi, cammino di configurazione a Cristo Signore. Le comunità contemplative monastiche, che fin dall’inizio sono state considerate come un modo particolare di attualizzare il Battesimo, sono un segno nella Chiesa che indica la via della ricerca e dell’incontro, e ricordano a tutti i battezzati il senso primo e ultimo della vita cristiana (cfr. VDq n. 1 e 4).
Dalla clausura, consacrate e consacrati continuano a scrivere pagine importanti di una realtà evangelica che ci invitano costantemente a sperimentare per «scoprire i segni della presenza di Dio nella vita quotidiana» (VDq n. 2). Seminano speranza con il segno profetico della loro vita, nella logica del nulla anteporre all’amore di Cristo, e ci richiamano a percorrere sentieri di unità, secondo il cuore di Dio; ci accompagnano a scoprire o riscoprire la fonte inesauribile dell’amore, contemplando il cuore di Gesù che si fa vivo e presente alla nostra mente illuminata dallo Spirito, perché il nostro cuore ne comprenda la Parola. È proprio nell’accostarsi alla sorgente dell’amore che è Cristo, che si attivano tutte le nostre facoltà umane: il nostro sentire diventa fecondo se si conforma al Suo. Conoscere il Signore è un «affare di cuore» che non può chiudersi in un programma: è un cammino segnato d’incontri che immettono nella circolarità dell’amore alimentata dal continuo ri-cordare l’incontro del cuore a Cuore. Tale cammino di incontri tratteggia e profila la sequela, punto focale di un’esistenza che diventa vita, vita di relazione.
Tanti fratelli e sorelle che vivono nei conventi di clausura, avendo come guida il Vangelo, diventano luce che illumina i credenti alla ricerca del Volto di Dio, credenti in cammino per crescere nel rapporto con Lui e con i fratelli. Essi sono consapevoli che per rendere fruttuose tutte le relazioni non è sufficiente osservare il Vangelo, ma occorre comprenderlo con il cuore e nel cuore. È l’amore divino che insegnandoci nel segreto del cuore, ci guida nella comprensione del suo mistero, ci ri-corda le opere compiute dal Signore nella nostra vita, e rende fruttuose tutte le nostre relazioni. Solo in questa sorgente senza fine, che è il Cuore di Cristo, possiamo immergere il nostro essere, per avere in noi l’acqua che zampilla per la vita eterna e raggiungere così la pienezza della nostra umanità. È lì che riconoscendoci figli dello stesso Padre, impariamo ad amare come il Figlio dell’Amore, ed amandoci gli uni gli altri come Lui ci ama ne proclamiamo il Regno.
La vita contemplativa, dunque, celebra la dimensione del cuore e fa della vita di relazione uno spazio orante, abitato dall’amicizia con Colui dal quale sappiamo di essere amati. È frequentando Lui assiduamente che impariamo ad essere amici, amici di un Dio innamorato profondamente della sua creatura. È in questo rapporto a tu per tu con Dio che sperimentiamo la gioia di una vita piena che tesse relazioni sane e felici.
In un mondo in cui le relazioni interpersonali hanno bisogno di un’interazione che offra spazi di qualità per scoprire di nuovo il volto di Dio in ogni fratello e sorella, coloro che sono chiamati a vivere la vita contemplativa sono quella bussola nella Chiesa che può guidarci sul cammino dell’intimità con Dio e della fraternità con tutti, mostrandoci che li dove è il nostro cuore, c’è anche il nostro tesoro, un tesoro di amore autentico.
La celebrazione di questa Giornata ci invita, quindi, ad entrare nella conoscenza di Dio e a guardare come fari a queste sorelle e fratelli, veri missionari innamorati, che si lasciano ancora conquistare da Cristo e non possono fare a meno di trasmettere questo amore che ha cambiato la loro vita (cfr. Dilexit nos, n. 209).
di Carmen Ros Nortes
Suora di Nostra Signora della Consolazione, sottosegretario del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica