· Città del Vaticano ·

Il racconto

Alì chiede preghiere per
la sua Siria e il suo Libano

 Alì chiede preghiere per la sua Siria e il suo Libano  QUO-263
20 novembre 2024

Alì è un ragazzo siriano profugo in Libano che, un mese fa, per sfuggire ai bombardamenti nel Paese dei cedri, ha raggiunto l’Italia tramite i corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio. Sta già studiando la lingua e, con le poche conoscenze finora acquisite, ha chiesto al Papa una preghiera “speciale” per la “sua” Siria, per il “suo” Libano e per la pace. Stamani all’udienza generale in piazza San Pietro è stato tra i primi a correre da Francesco per abbracciarlo, dopo l’annuncio dell’incontro mondiale sui diritti dei bambini voluto dal Pontefice per il prossimo 3 febbraio in Vaticano.

E come Alì sono corsi in tanti verso il Papa che li ha accolti tutti con un sorriso: «Sono così i bambini, incomincia uno e poi vengono tutti! Salutiamo i bambini!». Per organizzare l’evento del 3 febbraio Francesco ha istituito infatti oggi il Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini, nominando presidente padre Enzo Fortunato che ha accompagnato all’udienza un centinaio di piccoli provenienti da diverse realtà: le scuole cattoliche di Roma, la comunità indonesiana, le scuole della pace della Comunità di Sant’Egidio e la cooperativa Auxilium.

L’annuncio del summit internazionale sul tema “Amiamoli e proteggiamoli” è arrivato significativamente oggi, 20 novembre, Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La data non è casuale: esattamente 35 anni fa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il trattato sui diritti umani più ratificato al mondo, con ben 196 Paesi firmatari.

Tra i ragazzini presenti in piazza anche i quattro che, poco prima, sulla jeep bianca scoperta avevano accompagnato Francesco nel consueto giro di saluto ai pellegrini: Joelle, 11 anni, venuta da una scuola cattolica dell’Indonesia; Veronica e Patrizio, italiani, sorella e fratello di 9 e 11 anni. E Paolo, nato in Italia 9 anni fa ma di origini ucraine: «Ho detto al Papa che da tre anni non posso tornare a trovare i miei nonni in Ucraina per colpa della guerra». All’udienza, per ricordare i mille giorni di guerra, erano presenti numerosi ucraini. Tra loro la consorte del capo dello Stato, Olena Zelenska, che successivamente si è recata presso l’ospedale Bambino Gesù, per fare visita ai piccoli connazionali ricoverati nella struttura.

E una testimonianza di solidarietà nei confronti del martoriato Paese è venuta anche dagli studenti dell’Istituto Carlucci di Ruoti, accompagnati all’udienza da alcuni docenti e dal sindaco del comune in provincia di Potenza: dallo scorso anno animano un progetto per sostenere il padiglione Unbroken dell’ospedale di Leopoli in Ucraina, che ospita soldati, giovani e bambini amputati, feriti al fronte e per lo scoppio delle mine. Raccontano: «Ci ha commosso il Papa quando ha letto la lettera ricevuta da uno studente universitario ucraino. Un testo pieno di speranza, di fede e di amore per la propria martoriata terra».

E sempre in tema di pace particolarmente significativa la presenza in piazza San Pietro di rappresentanti di “Taste of Peace Jerusalem”, associazione di chef palestinesi e israeliani uniti dalla speranza della pace duratura in Terra Santa. In questi giorni i cuochi — tre palestinesi e tre israeliani — si trovano ad Andria per una manifestazione, promossa dall’amministrazione comunale pugliese presso Castel del Monte, la cui finalità è «far scoppiare la pace, partendo dalla tavola» ha raccontato il vice sindaco Cesareo Troia.

Circa 120 persone della Famiglia agostiniana — partecipanti al convegno “Sub Regula Augustini. La ricezione nell’Ordine della figura e della dottrina di sant’Agostino sulla vita religiosa nel corso della storia” — hanno partecipato all’udienza per testimoniare l’internazionalità e la preziosa eredità che l’insegnamento» del santo vescovo di Ippona «ancora oggi costituisce per la nostra identità e per il servizio alla Chiesa».

di Fabrizio Peloni