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Tecnologia e lavoro al tempo dell’intelligenza artificiale

 Tecnologia e lavoro al tempo dell’intelligenza artificiale  QUO-262
19 novembre 2024

La letteratura economica ha spesso sottolineato la positività del progresso tecnologico come un potente motore di crescita. Il progresso tecnologico impatta sul lavoro lungo due direttrici principali. Una prima direttrice è quella estensiva: la capacità del progresso tecnologico di creare nuovi lavori e di distruggerne di esistenti. Una seconda direttrice è quella intensiva: la capacità del progresso tecnologico di trasformare i lavori esistenti modificando le competenze richieste per svolgerle.

L’effetto congiunto di queste due direttrici è positivo sull’occupazione ed il livello di benessere nella misura in cui la velocità del progresso tecnologico è compatibile con la capacità di adattamento delle imprese e dei lavoratori.

È vero che le stime dell’impatto delle ultime rivoluzioni tecnologiche sono fortemente eterogenee, tuttavia è indubitabile che le recenti innovazioni nel campo dell’AI consentiranno a macchine e algoritmi di svolgere attività complesse, che sino a pochi anni fa si pensava fossero appannaggio esclusivo degli esseri umani.

Le ricerche più recenti sottolineano l’importanza delle competenze sociali e quelle trasversali (i cosiddetti soft skills). La dimensione sociale del lavoro, così come sottolineata da tempo nella dottrina sociale della Chiesa — «Oggi più che mai lavorare è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri» (Centesimus annus, 1991, 31) — diventa il vero vantaggio che l’uomo ha sulla macchina.

Non si tratta pertanto di pensare soltanto a politiche di reddito universale in un mondo futuro in cui gli esseri umani sono destinati alla disoccupazione. È necessario adoperarsi perché la diffusione delle nuove tecnologie non distrugga il cruciale rapporto che lega l’uomo al lavoro. La scienza, la tecnica e l’ingegneria devono individuare e valorizzare le capacità specifiche dell’essere umano; l’impresa deve ragionare in un’ottica di medio e lungo periodo non limitata alla sola massimizzazione del profitto; la politica deve predisporre investimenti pubblici per accompagnare e guidare le trasformazioni in atto.

Papa Francesco, nel suo discorso per l’assemblea plenaria dell’Accademia per la Vita ha sottolineato come «sono molte le competenze che intervengono nel processo di elaborazione degli apparati tecnologici […], e ognuna comporta una specifica responsabilità. […] Nella comune ricerca di questi obiettivi, i principi della dottrina sociale della Chiesa offrono un contributo decisivo: dignità della persona, giustizia, sussidiarietà e solidarietà. Essi esprimono l’impegno di mettersi al servizio di ogni persona nella sua integralità e di tutte le persone, senza discriminazioni né esclusioni».

di Mario A. Maggioni
ed Emilio Colombo
Docenti di politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore