Rio de Janeiro, 19. Inclusione sociale, lotta alla fame e alla povertà (che trarrà ulteriore vigore dal lancio dell’Alleanza globale), sostegno alla tassazione progressiva dei miliardari, misure per una transizione energetica «giusta, pulita e sostenibile», riforma della governance globale, rapidità nell’azione contro i cambiamenti climatici in vista della Cop30 che si svolgerà nel 2025 proprio in Brasile, a Belém do Pará: sono i principali impegni della Dichiarazione finale del g20 a Rio de Janeiro sottoscritta ieri dai capi di Stato e di governo presenti. Il documento, che ha raggiunto un consenso unanime, rafforza il ruolo dei paesi membri nell’affrontare le sfide globali e nel promuovere una crescita forte, sostenibile e inclusiva. L’obiettivo è «la costruzione di un mondo giusto e un pianeta sostenibile che non lasci indietro nessuno».
Per la prima volta nella storia, il g20 ha garantito la mobilitazione di risorse per i servizi igienico-sanitari di base e l’accesso all’acqua potabile e ha ribadito tra le priorità il contrasto del razzismo nell’ambito della lotta alle disuguaglianze. Sottolineata l’urgenza di una collaborazione globale contro il cambiamento climatico, riaffermando gli impegni firmati nell’Accordo di Parigi e gli obiettivi di neutralità carbonica; legati all’azione per il clima sono l’aumento dei finanziamenti “verdi” pubblici e privati, specialmente per i paesi in via di sviluppo, e la modernizzazione dell’architettura finanziaria internazionale. Al sostegno ai negoziati della Cop29 in corso a Baku, in Azerbaigian, si aggiunge il rilancio del Nuovo obiettivo quantitativo globale. Tra gli argomenti affrontati il rafforzamento delle Nazioni Unite, la promozione di un sistema commerciale multilaterale inclusivo e lo sviluppo etico dell’intelligenza artificiale.
Trovano spazio nella dichiarazione espressioni di «profonda preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e l’escalation in Libano», con l’urgente necessità di «rafforzare la protezione dei civili» e di un cessate-il-fuoco totale, in rispetto della delibera dell’Onu; si afferma «il diritto palestinese all’autodeterminazione» e «l’incrollabile impegno per la visione della soluzione dei due Stati». In relazione poi al conflitto in Ucraina, si evidenziano «la sofferenza umana e gli ulteriori impatti negativi della guerra», dando il benvenuto a tutte le iniziative costruttive che «sostengano una pace globale, giusta e duratura».
All’apertura del vertice il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha lanciato ufficialmente l’Alleanza globale contro la fame e la povertà, alla quale già aderiscono 81 paesi, 26 organizzazioni internazionali, 9 istituzioni finanziarie e 31 tra fondazioni filantropiche e organizzazioni non governative. Lula ha citato dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, secondo cui nel 2024 saranno 733 milioni le persone malnutrite, osservando che «la fame e la povertà non sono il risultato della scarsità di cibo o di fenomeni naturali ma il prodotto di decisioni politiche che perpetuano l’esclusione di gran parte dell’umanità. Spetta a coloro che sono qui il compito urgente di porre fine a questa piaga che disonora la società».