
19 novembre 2024
Non appena poteva, il giovane Maupassant scriveva racconti e versi e li portava a Flaubert, eletto a suo mentore, perché li leggesse e li correggesse alla luce di preziosi consigli. Fu un mentore assai severo, e lungimirante, considerando che, intuitone il talento, lo costrinse a non pubblicare nulla per quasi dieci anni (fatta eccezione per alcuni articoli di critica letteraria). Doveva prima farsi le ossa e non «bruciarsi». Insieme a una visione pessimistica della vita, Flaubert inoculava nel diletto discepolo la sua ferrea concezione dello stile. Gli diceva che, qualunque sia la cosa che si voglia dire, «c’è soltanto una parola per descriverla, un verbo per animarla e un aggettivo per qualificarla». Bisognava dunque cercare, con dedizione e pazienza, quella parola, quel verbo, quell’aggettivo. Ogni ...
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