Una voce
Creare “una rete” per amplificare la voce delle comunità sfollate nel dibattito globale sul cambiamento climatico. È questo l’obiettivo dell’iniziativa Refugees for Climate Action, lanciata ieri dall’Unhcr in occasione della Cop29 di Baku. La rete, concepita per essere uno spazio di condivisione delle esperienze, riunisce per la prima volta 8 sfollati impegnati come attivisti per la giustizia ambientale e l’inclusione delle comunità dei rifugiati nelle discussioni politiche.
Il lancio di questa iniziativa segue a stretto giro un rapporto dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati che traccia uno stretto legame tra rifugiati e clima: degli oltre 120 milioni di persone in fuga nel mondo, tre quarti vivono in Paesi fortemente colpiti dai cambiamenti climatici; la metà si trova in luoghi colpiti sia da conflitti che da gravi rischi ambientali, come Etiopia, Haiti, Myanmar, Somalia, Sudan e Siria.
La rete riunisce rifugiati e sfollati provenienti da Afghanistan, Yemen, Haiti, Bangladesh e Brasile, ognuno dei quali ha vissuto esperienze di sfollamento legate a conflitti e cambiamenti climatici e sta già guidando iniziative di azione per il clima nelle loro comunità.
«Noi rifugiati siamo in prima linea nella crisi climatica», evidenzia Najeeba Wazefadost, membro del gruppo e fondatrice dell’Asia Pacific Network for Refugees, che sostiene le attività delle donne afghane con l’energia solare. Tra gli altri membri c’è Mohammed Anowar, rifugiato Rohingya nel campo di Cox’s Bazar che si occupa della formazione dei rifugiati per resistere alle inondazioni. L’iniziativa incarna l’impegno dell’Unhcr per porre le comunità al centro dell’azione per il clima. Il gruppo fungerà da organo consultivo sulle questioni climatiche e lavorerà per garantire che le voci degli sfollati siano integrate nel dibattito internazionale. (valerio palombaro)