Una cultura senza radici
La Biblioteca Apostolica Vaticana è una istituzione nata nel cuore del Rinascimento che affronta le sfide di oggi. Nel xv secolo Niccolò v decide che i codici latini, greci ed ebraici vengano aperti alla consultazione e alla lettura degli eruditi. Il 15 giugno del 1475, durante il pontificato di Sisto iv , viene emanata la Bolla Ad decorem militantis Ecclesiae.
I tratti distintivi e le finalità della Vaticana sono, fin dalle origini, legate ad un inestimabile patrimonio — come aveva ricordato Paolo vi nel 1975 — da mettere a disposizione «degli studiosi, nelle diverse fasi della consultazione, della lettura, del riscontro e della sintesi conclusiva».
Non si tratta solo di una apertura materiale di locali o di testi, ma soprattutto, come aveva sottolineato Papa Montini, di una “apertura culturale” che può essere favorita se si conserva e si trasmette il sapere. La ragione d’essere della Vaticana, sempre la stessa fin dalla nascita, è il fulcro dell’incontro internazionale intitolato «Conservata et Perlecta Aliis Tradere. Biblioteche In Dialogo - Libraries In Dialogue», apertosi nel pomeriggio del 14 novembre. A questa iniziativa, che culmina sabato 16 novembre con l’udienza concessa da Papa Francesco, partecipano rappresentanti di biblioteche di diversi Paesi.
Si tratta di una occasione per discutere e riflettere sulle sfide che i rapidi cambiamenti della nostra epoca impongono anche alle istituzioni che conservano e promuovono cultura. Tra i temi al centro di questa iniziativa, l’analisi delle collezioni librarie e, in particolare, la gestione degli spazi di conservazione.
Un altro focus riguarda l’ambito delle nuove tecnologie e le strategie di comunicazione al servizio della biblioteca. La riflessione si estende poi alla sfida posta dall’intelligenza artificiale e dalle diverse dimensioni comunicative. Un altro tema è quello relativo alle politiche culturali e di orientamento degli studi: si vuole inquadrare, in questa prospettiva, il ruolo della biblioteca come istituto in grado di coordinare e integrare vari progetti di ricerca.
All’inizio dei lavori il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson ha ripercorso la storia della Pontificia Accademia delle Scienze, sede della prima sessione di lavoro.
Monsignor Zani, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, ha poi salutato i rappresentanti delle più importanti e prestigiose biblioteche del mondo e ha ricordato gli snodi principali della cinquecentenaria storia della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Da diversi anni questa istituzione, impegnata in progetti di innovazione, è cosciente dei mutamenti in atto: «viviamo — come dice Papa Francesco — in un vero mutamento d’epoca» ed è in questo contesto che la Vaticana ha voluto intraprendere, attraverso questo incontro internazionale, un percorso di confronto basato fondamentalmente sull’ascolto e sullo scambio di esperienze. Dopo il discorso introduttivo di monsignor Zani, è stato proiettato un breve filmato sulla storia della Biblioteca: un tuffo, ricco di immagini, in un patrimonio dell’umanità dove si raccolgono, si custodiscono e si mettono a disposizione degli studiosi documenti, libri e oggetti di inestimabile valore. Tra questi tesori non ci sono solo libri e documenti.
Il Medagliere Vaticano, ad esempio, conserva monete e medaglie di ogni epoca ed è uno dei più importanti al mondo. La Vaticana condivide la propria ricchezza anche in forme nuove. In particolare, il processo di digitalizzazione ha reso possibile, per tutti, la consultazione in rete di migliaia di pagine.
Dopo la proiezione del video i gruppi di lavoro, divisi per tavoli, si sono confrontati sui temi indicati dall’ instrumentum laboris.
La prima giornata dell’incontro internazionale è proseguita con il concerto sulla pace del compositore libanese Omar Harfouk, presso la Biblioteca Vaticana, nel Salone Sistino. Nato in Libano alla fine degli anni Sessanta, ha trascorso la sua infanzia sotto le bombe, con il pianoforte come unica ancora di salvezza. Diventato un pianista di fama mondiale, ha deciso di dedicare le sue energie alla promozione della pace nel mondo attraverso la musica. Omar Harfouk ha sposato una donna ucraina: insieme vivono sulla loro pelle il dramma della guerra.
Il suo concerto per la pace, già eseguito anche nelle sedi dell’Onu e dell’Unesco, è molto più di una semplice composizione sinfonica. È un appello che vuole richiamare l’attenzione sui numerosi conflitti che ancora imperversano in tutto il mondo. Attraverso questa composizione, parla di pace con un movimento per pianoforte, violino e orchestra filarmonica, dove strumenti classici e orientali convivono in perfetta armonia.
«Quando suono Concerto for Peace — spiega Omar Harfouch — il mio desiderio è quello di diffondere 20 minuti di pace in tutto il mondo. Vorrei che in quel preciso momento fossimo tutti uniti, legati dal linguaggio universale della musica».
La pace, sottolinea, «è più urgente che mai. Spetta a tutti noi, in particolare alla comunità artistica e dello spettacolo, lavorare per sradicare la crescente marea di odio che minaccia l’equilibrio delle relazioni internazionali».
L’impegno delle biblioteche nel conservare e a trasmettere il sapere si salda fortemente proprio con la promozione della pace e su una attenta lettura della storia. «Un mondo senza biblioteche — ricorda monsignor Zani nell’intervista rilasciata a Vatican News — sarebbe come se noi pensassimo di avere una cultura senza radici. Una cultura che non attinge alle radici del passato, è come una scultura senza base. Ed una realtà che non ha una base non sta in piedi».
Ripensare, ripercorrere, «conoscere e purificare la storia. Questa — conclude Zani — è la base che ci aiuta ad essere cittadini uomini di cultura di aspirazioni del futuro nel contesto di oggi che è tutto proiettato sul futuro. Ma attenzione: il futuro è sbilanciato se non c’è la radice storica».
di Amedeo Lomonaco