· Città del Vaticano ·

Spunti di riflessione

I crocifissi della storia

 I crocifissi della storia  QUO-258
14 novembre 2024

Cicerone scriveva: «Perfino la semplice parola “croce” deve stare lontana, non solo dalle labbra dei cittadini romani, ma anche dai loro pensieri, dai loro occhi, dalle loro orecchie». E forse devono aver pensato questo i Consiglieri di un Comune italiano che, dopo solo un mese dall’insediamento, hanno stabilito di eliminare i simboli religiosi cristiani dalle pareti. Il Cristo in croce non va!

Fuori ci sono proteste dei Sindacati, commercianti che perdono milioni di fatturato, periferie immerse in secolari problemi, occupazioni abusive. Ma la loro priorità è eliminare i crocifissi!

Nel mondo ci sono 350 milioni di cristiani perseguitati a causa del loro credo, ma qualcuno ha il chiodo fisso di eliminare il crocifisso dalle pareti! Ci sono milioni di crocifissi della storia, che soffrono dolori, umiliazioni, ingiustizie, che in quella Croce trovano speranza, ma c’è chi pensa a dare battaglia a una Croce appesa al muro!

Giustamente dice Gesù nel Vangelo: «Il mio regno non è di questo mondo». Ma la sua parola, il suo insegnamento, la sua stessa vita, indicano un regno diverso: regno di vita e di pace, regno di amore e di fratellanza. Per questo lo celebriamo come Cristo Re dell’universo, Re dei nostri cuori!

Ha scritto qualcuno: «Il mondo si convertirà grazie ai cristiani che portano la croce nell’intimo della vita, e non al collo» (Alberto Hurtado).

È la nostra vita che conta! È lo spazio che noi diamo a Cristo nella nostra vita e nella nostra testimonianza! Il Vangelo non è mai una battaglia ideologica. Ma solo attraverso il nostro attaccamento a Cristo, Re dell’amore, noi aiuteremo la nostra società a ritrovare le sue radici cristiane e a risollevare tutti i crocifissi della storia che incontriamo sulle nostre strade.

di Leonardo Sapienza


Il Vangelo in tasca

Domenica 24 novembre, Cristo Re dell’Universo
Prima lettura: Dn 7, 13-14;
Salmo: 92;
Seconda lettura: Ap 1, 5-8;
Vangelo: Gv 18, 33-37.