Alla Cop29 divergenze
La terza giornata di negoziati alla Cop29 di Baku ha fatto registrare qualche nervosismo di troppo. Una nuova bozza di accordo di 34 pagine è stata presentata dai Paesi in via di sviluppo. La cifra richiesta è di 1,3 trilioni di dollari all’anno.
Questo significa che i Paesi poveri hanno ritenuto inadeguata la proposta fatta preparare dall’Onu ad Australia ed Egitto in vista della COP29 , e preferito sfidare il nord del mondo a rispettare l’accordo di Parigi con impegni economici più adeguati e concreti.
Sulla difensiva i Paesi ricchi hanno immediatamente giudicato inattuabile un piano economico così ingente, alla luce sia delle loro finanze in crisi, sia del probabile imminente ammanco dei contributi statunitensi. Non è stato possibile capire quale cifra potesse essere considerata realistica dai Paesi finanziatori, ma le indiscrezioni si sono attestate intorno ai 300 miliardi di dollari. Se così fosse la distanza tra domanda e offerta sarebbe ancora siderale.
L’Argentina di Javier Milei — il presidente “preferito” da Donald Trump — ha intanto ordinato ai suoi 80 delegati di abbandonare definitivamente i negoziati a Baku. Buenos Aires ha fatto chiaramente capire come, dopo le elezioni statunitensi, non sia solo la COP29 ad essere inutile ma l’intero accordo di Parigi. Un gesto eclatante che ha raccolto le critiche immediate e severe di molti osservatori, sia argentini che internazionali, i quali hanno sottolineato come Milei abbia già smantellato molte leggi nazionali di protezione ambientale, giudicando la questione climatica una propaganda socialista.
Arriva così la prima conseguenza negativa delle elezioni americane sui negoziati per il clima. Ma se per Milei dialogare è inutile, non così per la premier delle Barbados Mia Mottley, la quale ha chiesto apertamente a Trump un incontro faccia a faccia sulla questione climatica. In un’intervista esclusiva al «The Guardian», la coraggiosa leader barbadiana ha usato parole di riconciliazione che dovrebbero far riflettere tutti sull’importanza del dialogo: “… troviamo uno scopo comune nel salvare il pianeta e i mezzi di sussistenza. Siamo esseri umani e abbiamo la capacità di incontrarci faccia a faccia, nonostante le nostre differenze. Vogliamo (tutti) che l’umanità sopravviva.”
Due atteggiamenti molto diversi quelli di Milei e di Mottley, che ci danno la cifra della difficoltà che incontra ogni operatore di pace, impegnato nella soluzione di questa tremenda crisi.
di Pierluigi Sassi