· Città del Vaticano ·

Il cardinale segretario di Stato Parolin commenta l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti

«Si superino
le polarizzazioni»

 «Si superino le polarizzazioni»  QUO-252
07 novembre 2024

Roma, 7. Augura anzitutto «saggezza», il cardinale Pietro Parolin, al 47° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, eletto alla guida della Casa Bianca per un secondo mandato. A margine di un convegno alla Gregoriana per i 75 anni delle Convenzioni di Ginevra, il segretario di Stato — interpellato dai cronisti — auspica che Trump possa «lavorare soprattutto per essere presidente di tutto il Paese, quindi superare la polarizzazione che si è avvertita in maniera molto netta in questo tempo». A nome della Santa Sede, il cardinale auspica che il neo presidente Usa «possa davvero essere un elemento di distensione e di pacificazione negli attuali conflitti che stanno sanguinando il mondo». E a proposito di guerre — ricordando la frase pronunciata da Trump in campagna elettorale ma anche dopo la vittoria: «Non inizierò guerre ma le fermerò» — il porporato esclama: «Speriamo. Io credo che neppure lui ha la bacchetta magica. Per far terminare le guerre, ci vuole tanta umiltà, tanta disponibilità, ci vuole davvero la ricerca degli interessi generali dell’umanità, piuttosto che concentrarsi su interessi particolari».

Interpellato ancora sulla promessa di Trump della più grande deportazione di massa di immigrati illegali latinoamericani, evocando pure il ricorso all'Alien Enemies Act del 1798, Parolin invoca «una politica saggia nei confronti dei migranti» che «non arrivi a questi estremi». Il cardinale richiama la posizione del Papa e le sue indicazioni «molto precise» sul tema: «Credo che sia l’unica maniera per affrontare il problema e risolverlo in maniera umana».

Al di là delle differenze, ci sono però temi che avvicinano come la difesa della vita, fanno notare i cronisti. «È vero», risponde il cardinale, ma raccomanda di mettere in atto anche in questo senso «una politica comune», che unisca consensi e non diventi ulteriore strumento di «polarizzazione e divisione». Parolin assicura poi che non cambieranno i rapporti tra Santa Sede e Stati Uniti, come già avvenuto «in occasione del precedente mandato» di Trump. Ci sono elementi che «avvicinano», altri che «distanziano», ma «sarà questa l’occasione per esercitare il dialogo e cercare di trovare insieme nuovi punti di consenso, sempre in beneficio del bene comune e della pace nel mondo».

A Parolin, infine, una domanda sui rapporti con la Cina, ricordando le tensioni del 2020 quando il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, aveva criticato duramente l’Accordo sulla nomina dei vescovi. «Noi siamo comunque andati avanti con la Cina, abbiamo rinnovato l’Accordo per altri quattro anni», ribatte Parolin. «Il dialogo continua, a piccoli passi ma continua, quindi confermiamo questa linea, al di là delle reazioni che possano venire anche dall’America». Ciò che il cardinale ci tiene a ribadire è che «l’interesse» della Santa Sede per la Cina «è essenzialmente ecclesiale»: «In base a questa bussola si cerca di andare avanti». (salvatore cernuzio)