La poesia, che forse tutti abbiamo ripetuto a scuola, è composta da quattro versi brevi. È la poesia più corta di Ungaretti: «Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie».
Il poeta vuol dire che i militari stanno in trincea, minacciati da uno scontro a fuoco, come le foglie degli alberi in autunno, che possono cadere da un momento all’altro. In questa stagione vediamo le strade e i marciapiedi coperti da foglie, e non pensiamo certo alla primavera, quando le foglie spunteranno piene di linfa e di vita.
L’autunno, con le sue foglie morte, non fa certo pensare alla primavera; e l’inverno è lungo. Eppure, Gesù ci porta l’esempio del fico: «quando il grano si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina» (Vangelo).
È la speranza che ci spinge a credere che la vita vince sulla morte. Non importa sapere quando e come avverrà. «L’autunno ha un suo corrispondente in una lontana primavera» (Adriana Zarri). Ma un cristiano deve vivere con serenità nell’attesa di Cristo.
«Le cose più belle non vanno cercate, vanno attese. Come la primavera» (Ermes Ronchi). E proprio in vista di una nuova primavera, noi dobbiamo vivere questo tempo di autunno come un momento ideale per tenere conto di ciò che abbiamo fatto, di ciò che non abbiamo fatto, e di ciò che vorremmo fare il prossimo anno.
Questo, deve diventare per noi «un autunno di silenzio ritrovato, di concentrazione densa, di solitudine calda, di meditazione, di preghiera» (Adriana Zarri), per poter rifiorire e portare frutti di vita più buona. Attraverseremo i successi e i fallimenti dell’amore e della vita, ma non smetteremo di credere, e di aspettare la primavera di Dio. Ostinatamente!
di Leonardo Sapienza
Il Vangelo in tasca
Domenica 17 novembre, xxxiii del Tempo ordinario
Prima lettura: Dn 12, 1-3;
Salmo: 15;
Seconda lettura: Eb 10, 11-14. 18;
Vangelo: Mc 13, 24-32.