«Ho voluto salutare la Virgen de los Desamparados, la Madonna che si prende cura dei poveri, la patrona di Valencia». Con il pensiero rivolto alla città spagnola «che soffre tanto, e anche» alle «altre parti» del Paese iberico «ma soprattutto Valencia, che è sotto l’acqua e soffre» per le conseguenze della tempesta denominata Dana, Papa Francesco ha aperto l’udienza generale di stamattina, mercoledì 6 novembre, deponendo una rosa bianca ai piedi della piccola statua mariana, «che gli stessi valenciani mi hanno regalato».
Il Pontefice l’ha fatta collocare sul sagrato di piazza San Pietro e prima di iniziare la catechesi si è raccolto commosso davanti ad essa, pregando per le oltre 200 vittime delle tremende alluvioni che hanno colpito la Comunità Valenciana, dove continuano le affannose ricerche dei dispersi. «In modo speciale, preghiamo per Valencia e per altre zone della Spagna che stanno soffrendo per l’acqua» ha detto il Pontefice rivolgendosi ai presenti nella piazza.
Successivamente, al termine dell’incontro, Francesco è di nuovo tornato a condividere il proprio dolore per le sofferenze dei valenciani, chiedendo a tutti di recitare un’Ave Maria per la città, riconosciuta solo pochi mesi fa dalla Commissione europea “Capitale Verde nel 2024” per la sua qualità della vita.
Tra quanti hanno raccolto l’invito del Pontefice, Elvira Tutolo, religiosa delle Suore della carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Settanticinque anni, originaria di Termoli, in Molise, e missionaria prima in Ciad per 10 anni e poi in Repubblica Centrafricana negli ultimi 25, ha presentato al Papa il suo nuovo progetto “Talitha Kum”, che prevede la realizzazione di un centro di accoglienza e formazione — in alternativa al carcere — per minori salvati dalla strada e dalle bande armate che infestano il Paese.
«Questi ragazzi vengono messi in carcere insieme agli adulti, in centri con oltre 1500 detenuti sebbene possano ospitarne solo poche centinaia» spiega la religiosa, che ha raccontato la visita compiuta pochi mesi fa in un penitenziario insieme con il nunzio apostolico Giuseppe Laterza. «Molti di questi bambini sono accusati di stregoneria, un reato contemplato nella Repubblica Centrafricana» ha aggiunto la suora, che pochi giorni fa a Brescia ha ricevuto il Premio Cuore Amico proprio in virtù delle sue continue battaglie — in cui è sostenuta dalla Fondazione “Un raggio di luce” di Pistoia — per la liberazione anche dei bambini soldato che sono nelle mani dei guerriglieri.
Sempre dall’Africa, precisamente dal Senegal, significativa anche la partecipazione all’udienza del califfo generale di Bambilor, Thierno Amadou Ba, leader religoso impegnato nel dialogo tra le diverse fedi nel suo Paese. In Europa per visitare la diaspora senegalese in Spagna, Francia, Belgio e Italia, egli ritiene particolarmente importante l’incontro con Papa Francesco. «Condividiamo i suoi continui appelli per la pace e il suo impegno a favore dei migranti» afferma.
E, ancora su questo tema, lo svizzero Pierre Sigg, che vive in Arabia Saudita — accompagnato in piazza San Pietro dal verbita Markus Solo, officiale del Dicastero per il Dialogo interreligioso — ha presentato al Papa il progetto preparato dalla sua Fondazione per poter allestire a Roma, durante il Giubileo, una mostra dedicata alla speranza. L’idea è quella di esporre opere di artisti appartenenti alle tre religioni abramitiche: ebraismo, cristianesimo e islam.
In occasione del 75° anniversario di fondazione della loro congregazione, alcune religiose Piccole Apostole della Redenzione, guidate dalla superiora generale Elisabetta Angelillo, hanno salutato il Pontefice al termine dell’udienza. Gli hanno presentato, in particolare, la loro attività in 10 Paesi — soprattutto in America Latina — a favore dei bambini poveri e abbandonati, e, negli ultimi anni, anche accanto alle persone con disabilità e agli anziani. «Siamo venute da Visciano, in diocesi di Nola, con alcuni studenti del nostro istituto paritario che hanno vissuto la gioia di salire sulla “papamobile” con il Santo Padre» per il consueto giro tra i presenti in piazza San Pietro, ha detto madre Angelillo.
Il vescovo di Macerata, monsignor Nazzareno Marconi, ha accompagnato alcuni sacerdoti che celebrano quest’anno il 25° e il 50° di ordinazione. E per l’occasione una delegazione della diocesi marchigiana ha chiesto a Papa Francesco di benedire una pianta di ulivo a lui stesso intitolata che verrà collocata all’interno del “Parco della vita”, presso l’Abbadia di Fiastra, riserva naturale tra Tolentino e Urbisaglia.
Si tratta di un progetto nato nell’aprile 2023, sulla base dellinsegnamento dell’enciclica Laudato si’, «che consiste nella realizzazione — secondo i promotori — di un nuovo spazio verde all’interno dell’area protetta per promuovere un messaggio di sensibilizzazione sui temi del rispetto della natura, dell’importanza del patrimonio arboreo e della biodiversità, in relazione con la memoria dell’esistenza umana».
di Fabrizio Peloni