05 novembre 2024
Solo un’illusione. Guglielmo, trentotto anni, pensava che impegnandosi assiduamente in un lavoro, facendosi da esso assorbire, sarebbe riuscito, almeno in parte, a superare il trauma legato alla figura della moglie, Rosa, prematuramente scomparsa.
In giornate che per mesi si susseguono tutte uguali, come una triste litania, il protagonista de Il taglio del bosco (1950) di Carlo Cassola si configura come un automa che spezza ceppi, li frantuma, li raccoglie in ceste e in sacchi. Un lavoro logorante, ma anche gratificante, perché quel solitario posto della Maremma grossetana — nello scrittore area geografica e area poetica si fondono in felice sintesi — ha bisogno di una «ripulita». La gente del luogo sarà grata a lui e ai suoi «compagni di cordata», una volta terminata quella nobile missione.
Un ...
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