· Città del Vaticano ·

L’Election Day al termine della campagna elettorale più cara della storia statunitense

Si profila un testa a testa nel voto per le presidenziali Usa

People cast their ballots on the last day of early voting for the general election in Michigan at ...
04 novembre 2024

Election day in rampa di lancio, tra fusi orari e possibili dispute legali dovremmo sapere chi è il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti d’America nella notte tra mercoledì e giovedì, in ogni caso «la legge dice che per metà dicembre i conti devono essere fatti e poi ci sono le formalità da espletare a Washington con i grandi elettori che votano formalmente. Infine, tutto si conclude a metà gennaio con l’insediamento del nuovo presidente». A guidarci idealmente nei meandri del voto presidenziale statunitense è Gregory Alegi, docente di Storia e politica Usa alla Luiss Guido Carli di Roma.

«In molti Stati la votazione è già in corso», spiega Alegi, che aggiunge «possiamo dire che la votazione si svolgerà in 50 modi diversi, perché il diritto di voto è federale, ma la meccanica del voto appartiene ai singoli Stati. C’è ancora chi vota su carta, altri sono già più avanzati sull’elettronica.»

Al termine del voto popolare ogni Stato esprime i grandi elettori, i quali poi votano per il presidente. In linea di massima, una volta designati i grandi elettori, il loro voto non può riservare sorprese. «Anche se nel 2021 era stato proprio il loro voto ad essere messo in discussione portando poi all’insurrezione del 6 gennaio», specifica il professor Alegi.

La lunga campagna elettorale — la più costosa della storia degli Usa con circa 14 miliardi di dollari spesi — è stata caratterizzata da toni molto accesi in cui si è fatta fatica a decifrare i temi che interessano maggiormente l’elettorato. «Una delle preoccupazioni che accomuna gli elettori è l’andamento dell’inflazione in quanto incide sui prezzi dei beni di consumo e di prima necessità — spiega ai media vaticani Gregory Alegi —. Poi ci sono i temi di politica estera che tradizionalmente negli Stati Uniti pesano poco o niente. E infine ci sono i temi, come dire, sociali che invece sono più dibattuti, in particolare quelli che si possono ricondurre all’assistenza sanitaria e della salute della donna, insomma questioni che sfociano in temi etici importanti».

Il sistema elettorale statunitense risale alla fine del xviii secolo e per quanto abbia retto bene fino ad oggi non mancano elementi di criticità. Una delle questioni più dibattute riguarda la facilitazione dell’accesso al voto per tutti i cittadini, coniugato con le sfide relative alla sicurezza nel sistema elettorale al fine di evitare irregolarità o brogli.

«La meccanica del voto in alcuni Stati è importantissima, — sottolinea Alegi — pensiamo agli stati centrali dove la densità di popolazione è bassa e bisogna fare spesso decine di chilometri per recarsi al seggio. In questi casi ci si trova tendenzialmente di fronte a due atteggiamenti: c’è chi attua più sforzi nell’ottica di una visione comune del valore della partecipazione dei cittadini; e chi si trova più in difficoltà per il timore che possano votare dei non aventi diritto».

In un clima in cui la fiducia collettiva verso il proprio sistema democratico si incrina diventa difficile escogitare sistemi completamente sicuri per garantire la massima inclusività politica nell’espressione della propria volontà elettorale e questa è una sfida relativamente nuova per il contesto statunitense. «E neppure aiuta il fatto che il paese sia perfettamente spaccato a metà nella scelta del futuro presidente (48% delle preferenze a testa per Kamala Harris e Donald Trump, secondo i sondaggi più recenti), e quindi alla fine la battaglia elettorale si concentra sul 4% dei cittadini. Una spaccatura che sarebbe rispecchiata anche se il sistema fosse proporzionale e non maggioritario».

di Stefano Leszczynski