· Città del Vaticano ·

A colloquio con l’arcivescovo Pezzi

La visita di Zuppi a Mosca barlume di pace ma
non si vede la fine del tunnel

 La visita di Zuppi a Mosca barlume di pace ma non si vede la fine del tunnel  QUO-243
25 ottobre 2024

Il Sinodo e il Giubileo, la visita del cardinale Zuppi a Mosca, la guerra e la speranza mai sopita della pace, sebbene oggi non sembra esserci «disponibilità o un vero desiderio di pace» ma prevalgano «altri interessi». Nella pausa dei lavori sinodali prossimi alla conclusione, monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca, è ospite degli studi dei media vaticani con i quali commenta come l’assise sulla sinodalità sia stata percepita nel Paese in cui svolge la propria missione pastorale. Giudica poi positivamente la recente visita del presidente della Conferenza episcopale italiana nella capitale russa quale emissario di pace del Papa, e annuncia le iniziative per il Giubileo. A cominciare dal pellegrinaggio di una icona della Vergine Salus Populi Romani nelle quattro diocesi cattoliche russe. Un dono che riceve questa volta direttamente dalle mani di Papa Francesco.

Quale percezione del Sinodo c’è stata e c’è in Russia, nella Chiesa cattolica e anche nella Chiesa ortodossa e, più in generale, nella società?

Nell’ambito della Chiesa c’è stata una percezione, secondo me, molto buona. Abbiamo fatto un percorso sinodale nella nostra Chiesa locale, anche nelle altre diocesi, che ha portato a una serie — per noi — numerosa di incontri un po’ a tutti i livelli, che coinvolgevano sacerdoti, religiosi, consacrati, fedeli laici. Due i vantaggi che abbiamo sperimentato da questo percorso. Il primo riguarda la metodologia: con i dovuti aggiustamenti, la conversazione nello Spirito ha dato ottimi risultati, soprattutto in termini di disponibilità all’ascolto. Quindi evitando di reagire, di saltarsi addosso l’uno all’altro senza lasciar finire di parlare, cosa abbastanza normale quando si discute. Questo ha permesso un maggiore ascolto e una maggiore capacità propositiva. Il secondo vantaggio è stato individuare domande reali e concrete per la nostra Chiesa locale che saranno il contenuto degli incontri dell’anno pastorale che, iniziati a settembre, andranno avanti fino a maggio. L’idea, poi, è di collegare questo percorso a un’assemblea sinodale che terremo a inizio settembre 2025.

Parlando dell’azione della Chiesa, in mezzo ai lavori del Sinodo si è incastonato il secondo viaggio del cardinale Zuppi a Mosca. Seconda parte di una missione iniziata l’anno scorso affidatagli dal Papa. Quindi un nuovo ritorno con nuovi incontri con autorità politiche ed ecclesiali. Come giudica questa visita in Russia e, secondo lei, quali frutti ha portato e può ancora portare?

Giudico questa visita molto buona. Il primo frutto a cui ci richiama anche continuamente Papa Francesco è quello di costruire ponti, di tenere sempre le porte aperte. E questo è molto importante perché fa vedere nell’altro un bene, qualcosa di positivo, non un nemico o un concorrente. Ora in momenti di conflitto questa inversione di prospettiva, potremmo dire rivoluzione di prospettiva a 180 gradi, è quanto di più necessario ci sia. Ecco, la visita di Zuppi è andata in questa direzione già nella prima occasione. Nel secondo viaggio, l’ha confermata. I frutti che tutti si aspettano molto concreti sono quelli di cui si è parlato. Non ne conosco i dettagli ma riguardano sostanzialmente il filone umanitario, lo scambio di prigionieri e di soldati e il tentativo di regolarizzare la situazione di un certo numero di minori che dovrebbero trovarsi in Russia e che provengono dall’Ucraina. È sempre tutto un po’ al condizionale perché lo status di questi bambini è differente visto dalle due posizioni. Quindi, come dicevo, l’importanza di vedere nell’altro non un concorrente ma un bene permette, appunto, di arrivare alla concretizzazione di “trattative”.

di Salvatore Cernuzio


L'intervista integrale