Il racconto di Matteo sul mendicante Bartimeo è più complesso di quanto suggerisca la sua brevità. Da un lato narra un altro dei numerosi miracoli di Gesù, compiuti durante il suo fatidico ministero a beneficio dei suoi seguaci, di modo che la fede in Dio fosse confermata attraverso la persona del Figlio; ma anche a beneficio dello stesso Bartimeo, al quale viene miracolosamente restituita la vista. Nel racconto di Marco, Gesù sembra quasi confuso al punto di spazientirsi di fronte alla richiesta di Bartimeo. «Che cosa vuoi che io faccia per te?», dice Gesù quasi lamentandosi, come se pensasse che Bartimeo non voglia altro che un favore da uno che notoriamente compie strani atti (ovviamente non come Gesù presenta o concepisce se stesso).
Il suo breve scambio con Bartimeo ci mostra Gesù — è già avvenuto anche prima di allora — come il figlio dell’uomo tranquillo, dai piedi di argilla, più che come il divino figlio di Dio, un sé congiunto, che è proprio quello che gli consente di compiere miracoli. Di fatto, Gesù semplicemente imputa a Bartimeo la fede in base alla prova della sua richiesta, sembrando per un istante allontanare l’azione divina dall’equazione della redenzione. In sostanza, il miracolo con cui viene restituita la vista a Bartimeo non è tanto un miracolo di Gesù quanto dello stesso Bartimeo attraverso la sua presunta professione di fede.
di Richard Ford