Francesco, Leone

Ad Assisi, nella Basilica inferiore di San Francesco, è custodita una piccola pergamena di quattordici centimetri per dieci, sulle cui rugose facciate scorre la testimonianza di un’amicizia che ha attraversato ottocento anni di storia: quella tra frate Francesco e frate Leone. Sui rilievi orografici modellati dal tempo e dall’uso si snodano frasi latine vergate con un inchiostro oggi assai scolorito. È un autografo di Francesco, composto su richiesta del prediletto confratello Leone, che, angosciato da pensieri cupi e oppresso da una crisi interiore, sollecitò il suo più grande amico a redigere un breve scritto come conforto e aiuto per la propria vita. I due compagni si trovavano alla Verna, fra l’agosto e il settembre di otto secoli fa. Nella foresta del Casentino, Francesco, in quei mesi del 1224, anno in cui ricevette le stimmate, aveva deciso di trascorrere in preghiera quaranta giorni, dalla festa dell’Assunzione a quella di san Michele Arcangelo.
Dunque, il Poverello di Assisi non si sottrae alla richiesta dell’amico, ma la asseconda con gioia, stendendo sul recto della pergamena una preghiera di ringraziamento al Signore intessuta con la ripetizione anaforica dell’espressione «Tu sei» seguita da appellativi di lode tratti dalle Scritture: «Tu sei...» sapienza, pazienza, umiltà, bellezza, mansuetudine, speranza, letizia... La consolazione che Francesco desidera offrire a Leone per rincuorarlo nella sua tristezza sta tutta semplicemente nel condividere con lui l’invocazione a Dio e la gratitudine per la Sua bontà. Poi, sul verso della Chartula, “conclude” la sua orazione con una benedizione del compagno, anche qui citando la Scrittura (Numeri 6, 24-26): «“Ti benedica il Signore / e ti custodisca, / ti mostri la sua faccia / e abbia misericordia di te. / Rivolga a te il suo volto / e ti dia pace”. / Il Signore benedica te, / o fratello Leone».
Leone, che morì quarantacinque anni dopo Francesco, portò per tutta la vita con sé, cucito nel saio, vicino al cuore, quel piccolo manoscritto, su cui il santo aveva disegnato anche una croce (tau). Gli otto secoli trascorsi dalla sua realizzazione hanno impresso sulle superfici le umanissime tracce di un’assidua frequentazione, indizi lasciati dai tanti che lo toccarono dopo Leone. E che domandarono con le stesse parole di quei due grandi amici l’amicizia di Gesù.
di Paolo Mattei