
Più “verde” per la vita. Verrebbe da utilizzare uno slogan del genere per raccontare il progetto avviato dal vivaio di Sarchinar, nella città di Saulaymaniyah, nel nord del Kurdistan iracheno, dove si stanno coltivando centinaia di alberi e piante destinati a combattere gli effetti distruttivi della deforestazione. «Quasi il 50% di boschi e foreste è andato perduto in Kurdistan in 70 anni», ha dichiarato Nyaz Ibrahim, del World Food Programme (Wfp). Una situazione drammatica: il Kurdistan ospita il 90% delle aree verdi dell’Iraq, uno dei Paesi più colpiti a livello globale dagli effetti di cambiamenti climatici e desertificazione.
Lo stato di cose — ha spiegato il rappresentante del Wfp — è attribuibile alla «scarsità d’acqua, all’aumento delle temperature, alla diminuzione irregolare delle precipitazioni e agli incendi», intensificatisi a causa della siccità estiva. Questi, negli ultimi 14 anni, hanno bruciato circa 290.000 ettari, ha aggiunto Halkawt Ismail, direttore dell’ufficio forestale del ministero dell’Agricoltura della regione curda. Anche se gran parte di questa catastrofe ambientale è dovuta pure all’abbattimento illegale di alberi, fenomeno cresciuto negli anni Novanta del secolo scorso a causa dell’attività degli abitanti del luogo che usavano il legno per riscaldare le loro case durante la crisi economica, nonché alle operazioni militari al confine settentrionale del Paese.
Nel vivaio — il più antico dell’Iraq — oggi vengono sviluppate circa 40 varietà di specie botaniche da piantare nelle foreste o da consegnare agli agricoltori. Tra queste anche cipressi, ginepri e querce, l’albero emblematico dell’area. Ma bisogna muoversi con intelligente furbizia: non basta ripopolare con il verde ciò che rimane arido. «Abbiamo capito che il cambiamento climatico ha un impatto sullo sviluppo delle piante, pertanto stiamo dando la priorità a quelle in grado di resistere alle alte temperature e che consumano meno acqua», come le querce, appunto, ha dichiarato l’ingegnere agricolo Rawa Abdulqader.
Con il sostegno del Wfp, nel vivaio sono state installate reti a micro-maglie per proteggere gli alberi dal sole, accelerando la crescita e riducendo al minimo l’evaporazione. Tra l’altro il progetto ha aiutato la produzione annuale di Sarchinar a crescere da 250.000 germogli, a fine 2022, a 1,5 milioni nel 2024. In cinque anni, il Wfp intende sostenere le autorità e gli attori locali per piantare 38 milioni di alberi su oltre 61.000 ettari in Kurdistan e lavorare per preservare 65.000 ettari di foreste.
Anche la società civile è stata coinvolta, spesso con azioni dimostrative. A Sulaymaniyah, circondata da colline, gruppi di attivisti stanno lottando contro i bulldozer che deturpano le pendici del Monte Goizha per svilupparvi un progetto immobiliare. Così, nel capoluogo regionale di Erbil, una campagna lanciata da organizzazioni locali mira a piantare un milione di querce. «Controlliamo la crescita dell’albero per alcuni anni e dopo... può sopravvivere per altre centinaia», ha dichiarato Gashbin Idrees Ali, responsabile dell’iniziativa. (roberto paglialonga)