«Non è mai troppo tardi per comprendersi e per continuare a trattare. Riflettere sui propri doveri, impegnarsi in fattivi negoziati non significa umiliarsi, ma lavorare con responsabilità per la pace»: nel giorno della memoria liturgica di san Giovanni Paolo ii , che coincide con la data di inizio del suo pontificato (22 ottobre 1978), torna alla mente l’accorato appello del Papa polacco all’Angelus del 16 marzo 2003, poco prima dell’imminente guerra in Iraq o seconda guerra del Golfo.
«Penso che oggi questo insegnamento sia più che mai attuale» visti i conflitti «in corso in Ucraina e in Medio Oriente» ha detto in proposito ai media vaticani il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario personale di Karol Wojtyła per ben 39 anni. Egli ha fatto di tutto per la pace nel mondo, spiega il porporato, ricordando le memorabili parole da lui pronunciate durante la messa per l’inizio del pontificato: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!».
Riferendosi ad esse il cardinale Dziwisz ha sottolineato che «questo è il programma di ogni giorno, è sempre attuale per la Chiesa e per il mondo, per le persone e per i diversi ambienti».
Rilanciando il magistero di Giovanni Paolo ii che ha abbracciato le tematiche relative alla pace, alla difesa della vita, al rispetto dei lavoratori, oltre al richiamo a coltivare l’alta vocazione della politica e alla valorizzazione del genio femminile, senza dimenticare la centralità dell’Eucaristia e la devozione alla Vergine Maria (Totus tuus) e la spiritualità della Divina misericordia, il cardinale Dziwisz ha ringraziato Papa Francesco in particolare per la sua difesa della vita umana: «Siamo felici per le parole che ha pronunciato il Santo Padre Francesco a Bruxelles» a tutela della dignità della persona, dal suo inizio alla fine naturale dell’esistenza terrena.
«Abbiamo particolarmente bisogno del suo esempio e della sua paternità, ma non si può comprendere fino in fondo san Giovanni Paolo se non si conosce Karol Wojtyła» ha scritto il Papa argentino nell’introduzione al libro La meta è la felicità di recente pubblicazione in italiano, che riporta 366 scritti del predecessore, quasi tutti inediti, del periodo risalente a prima dell’inizio del pontificato. Commentando questo pensiero Dziwisz ha evidenziato come Giovanni Paolo ii avesse nominato il gesuita padre Jorge Mario Bergolio «al ministero di pastore della Chiesa in Argentina e in seguito lo ha anche creato cardinale».
Concludendo, Dziwisz ha incoraggiato tutti a ricercare la verità e la guida sicura nell’insegnamento di ogni Papa, in quanto successore di Pietro.
di Andrea Vena
e Paweł Rytel-Andrianik