Il Sinodo dei vescovi
Missionari digitali
Evangelizzare «gli spazi in cui le persone cercano senso e amore» è stato il concetto ribadito più volte nel momento di preghiera con i «missionari digitali» collegati da tutto il mondo, tenutosi domenica 20 ottobre presso la Cappella Clementina della basilica di San Pietro. Presenti il vescovo Luis Marín de San Martín, sotto-segretario della Segreteria generale del Sinodo; Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione del Sinodo; monsignor Lucio Adrián Ruiz, segretario del medesimo Dicastero.
Nel suo intervento monsignor Ruiz ha dato appuntamento al prossimo Giubileo dei missionari e degli influencer digitali cattolici, in programma il 28-29 luglio 2025. «Che bel dono avete fatto alla Chiesa! Lo vedete, lo sentite?» è la lode che il segretario del Dicastero per la comunicazione ha riservato ai missionari digitali, notando come il loro lavoro si inserisca nel «grande flusso missionario della Chiesa. Continuiamo a sognare insieme — ha aggiunto — e a fare cose belle che mostrano la gioia di Dio in un mondo che ha bisogno di speranza». Al suo intervento è seguito un canto in lingua spagnola che ha introdotto il momento di preghiera interattiva, dove le parti riservate normalmente all’assemblea sono state prese di volta in volta dai giovani collegati online.
Ruiz ha letto poi il passo del Vangelo scelto da Papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale «Andate e invitate al banchetto tutti», al quale è seguita la riflessione del presule Marín de San Martín, che ha inquadrato la figura di Gesù come «persona viva» anziché semplice «avatar», o «identità digitale». Nel solco del tema della Gmm, l’invito del vescovo è stato di conservare «due comandi», ovvero «andate, invitate», abbandonando «comodità» ed «egoismi» e testimoniando «la gioia del Signore Gesù» con «l’entusiasmo di chi ama». Una missione che deve distanziarsi dalla creazione di «gruppi selezionati» ed «élite arroganti e autosufficienti», capace al contrario di sporcarsi le mani «con la polvere della strada, con il fango della storia».
In seguito, sono state mostrate alcune testimonianze di giovani toccati dal lavoro dei missionari digitali. Tra questi, due gemelli libanesi impegnati nella condivisione online della «bellezza della cristianità» in Medio Oriente. L’interattività è stata nuovamente protagonista dell’evento quando diversi missionari hanno espresso le loro intenzioni di preghiera a tutti i presenti, ciascuno nella propria lingua. È stato poi chiesto di scrivere alcune delle parole che abbiano caratterizzato il lavoro missionario sui social network e sulle nuove piattaforme. Tra le più significative: fraternità, ascolto, gioia; ma anche dolore, allegria, sete e necessità di Dio.
Infine ha preso la parola Ruffini, invitando i presenti ad assumere un senso di responsabilità di fronte alle piaghe che colpiscono la società odierna. «Se il paradigma del nostro tempo, anche tra i battezzati, sembra essere quello dell’odio invece che della misericordia, a chi dobbiamo rendere conto?» è una delle tante domande poste dal prefetto del Dicastero per la comunicazione che ha guardato a san Paolo come esempio di grande comunicatore, «capace di farsi davvero tutto a tutti» stando tra la gente. L’apostolo ha servito il Signore «con tutta umiltà e tra le lacrime» ed è questa, secondo Ruffini, la strada da percorrere, scegliendo sempre «la comunione e non la distinzione».
L’incontro si è quindi concluso con un ultimo momento di preghiera, anch’esso con il contributo digitale dei partecipanti, e l’invito finale di monsignor Ruiz: «Andate! Fino ai confini del mondo».
di Edoardo Giribaldi