Il Sinodo dei vescovi
Una Chiesa unita

La «decentralizzazione» è «salutare» se ispirata a criteri saldi; così una «Chiesa di Chiese» trova la propria armonia se fondata su alcuni principi capaci di restituirne un funzionamento efficace. Tra questi lo «scambio di doni», una funzionale «articolazione tra locale e universale», la «sussidiarietà», la valorizzazione nell’unità delle «Chiese “sui iuris”».
Il briefing odierno sui lavori sinodali del pomeriggio di ieri e della mattinata di oggi — iniziato come di consueto alle 13.30 nella Sala stampa della Santa Sede e moderato dal vicedirettore Cristiane Murray — è stato aperto da Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione del Sinodo, e proseguito con la relazione di Sheila Pires, segretario della Commissione stessa.
Le discussioni, in particolare nella giornata di ieri, alla presenza di 332 membri, hanno riguardato la parte terza dell’Instrumentum laboris, dedicata ai «Luoghi». In tale contesto, ha detto Ruffini, diversi interventi hanno evidenziato «l’importanza delle Chiese particolari, che non nuocciono, ma servono l’unità», dando risalto al fatto che «la particolarità di ognuna» non è minaccia, quanto piuttosto «dono speciale». Ne sono esempio le «Chiese cattoliche orientali», la cui tradizione va tutelata, poiché «tesoro di tutta la Chiesa cattolica universale», della quale esso è dunque «parte integrante e indispensabile». Pertanto, ha proseguito il presidente della Commissione, in molti hanno fatto presente che vi è la necessità di «garantire» non solo «l’effettiva sopravvivenza», ma la «rifioritura delle Chiese orientali cattoliche sia nei territori di origine che nella diaspora». Alcuni sono intervenuti infatti sostenendo che «c’è stata nella nostra storia una unità intesa non come si deve» e che a volte la Chiesa latina si è comportata in modo «ingiusto verso le Chiese “sui iuris” orientali, pensando alla loro teologia come secondaria». Oggi, invece, è stato ribadito nel corso del dibattito, una delle sfide è «ridefinire il concetto di territorio», che «non è solo luogo» fisico: infatti, «a causa della diaspora ci sono orientali che vivono in territori dove c’è una prevalenza del rito latino».
Quanto al tema — molto sentito — della celebrazione della Pasqua nello stesso giorno, da parte delle «Chiese sorelle», è stato messo in rilievo come si sia trovato l’accordo perché ciò avvenga il prossimo anno; ma dall’assemblea è stata sollevata la richiesta, che ha riscontrato grande apprezzamento, di «un messaggio da parte di tutto il Sinodo per chiedere una data comune sempre» ha concluso Ruffini.
Il decentramento tra Roma e le periferie è stato oggetto di numerose riflessioni nei lavori sinodali di questi giorni, destando anche la curiosità dei giornalisti nei vari briefing. Pires ha spiegato che sono stati analizzati i criteri per «definire una sana decentralizzazione», tra questi «la vicinanza e la sacramentalità, ovvero i sacramenti». Attenzione hanno trovato anche le «piccole comunità di base come luogo privilegiato di una Chiesa sinodale». Per esse — è stato detto — l’ambiente digitale riveste una grande importanza, perché può aiutare a tenerle unite anche sul territorio, «non solo virtualmente». A sua volta, l’ambiente digitale può essere proficuamente contaminato dalla preghiera, indispensabile «per discernere tra ciò che è bene e ciò che è male». Essa, ha aggiunto il segretario della Commissione, ripercorrendo alcune riflessioni dell’assemblea, «è fondamentale per tutti noi, perché possiamo diventare tutti discepoli digitali».
Diversi interventi, ha affermato Pires, hanno esortato a «non aver paura della sinodalità, perché essa non indebolisce i diversi i carismi e i diversi ministeri e nemmeno la specificità dei luoghi», a proposito dei quali è stato chiesto di sviluppare maggiormente il tema della parrocchia. Risulta infatti che «le incombenze amministrative soffocano lo slancio e l’entusiasmo missionario, ed è necessario perciò pensare in modo creativo». In particolare, occorre «ascoltare le grida di chi soffre, perché la sinodalità della Chiesa locale» si manifesta anche «in realtà segnate dalla sofferenza».
Per combattere la buona battaglia della fede nelle società secolarizzate, come diceva san Paolo, è importante «condividere il cammino con i laici», è stato poi ricordato: «una decentralizzazione salutare della Chiesa può aumentare la dimensione della corresponsabilità del popolo di Dio», purché sempre nella unità, «nella fedeltà al magistero, nella comunione ecclesiale con il successore di Pietro, nel rispetto delle Chiese locali, nella sussidiarietà e sinodalità». Il Vangelo va «incarnato in ogni cultura e in ogni luogo, abitandolo, rafforzando la dimensione comunitaria dei movimenti e delle nuove realtà ecclesiali». Un intervento molto applaudito, ha fatto inoltre presente Pires, ha sottolineato la chiamata della Chiesa «all’unità nella diversità»: essa è un «organismo vivente che ha come cuore Cristo e vive come corpo attraverso l’esistenza delle persone».
Sull’argomento del diaconato femminile, alcuni interventi hanno evidenziato che la «Chiesa non deve essere una “cosa per maschi” e che, se anche le donne chiedono di essere presenti nei processi decisionali, questo non basta». Sui giovani, invece: se «essi dicono di essere spirituali ma non religiosi» questo deve spingere ad «essere pastori anche negli ambienti digitali», che le ragazze e i ragazzi frequentano e abitano.
In conclusione, Ruffini ha comunicato che oggi pomeriggio, oltre all’incontro fra i gruppi di lavoro, si terranno una riunione della commissione canonistica e una del Secam, incaricata di un discernimento teologico-pastorale sulla poligamia. La prossima settimana, ha ricordato, sarà decisiva per confrontarsi sulla bozza di documento finale: pertanto, come «affermato stamattina dal cardinale Mario Grech», essa dovrà essere vissuta in un clima di ritiro e grande preghiera. «Proprio per questo», ha detto ancora il prefetto del Dicastero, la giornata di lunedì inizierà alle 8.30 con la messa votiva allo Spirito Santo, celebrata all’altare della Cattedra della basilica Vaticana.
La preghiera del cardinale Gracias
«O Dio, Tu hai concesso alla mente e al cuore dell’uomo il dono di pensare e di volere. Fa che il Tuo Spirito ci guidi alla completa verità, affinché possiamo chiamarci servitori ed essere veramente discepoli del Tuo Figlio, che vive nel Regno dei secoli dei secoli». È iniziata con la preghiera in inglese del cardinale Oswald Gracias, arcivescovo metropolita di Bombay, in India, la giornata sinodale di stamane, venerdì 18 ottobre, nell’Aula Paolo vi. Dopo l’esecuzione di canti introduttivi, è stata data lettura del Vangelo di oggi (Lc 10, 1-9).
I lavori sono quindi proseguiti all’interno dei singoli gruppi di lavoro con la xii sessione dei Circoli minori e l’elaborazione dei resoconti, consegnati a fine mattinata. Oggi pomeriggio, invece dei consueti lavori in Aula, si terranno incontri tra i singoli gruppi di lavoro e i membri del Sinodo che vogliano parlare degli specifici temi in essi affrontati; ci sarà poi un dialogo tra i cardinali Hollerich e Grech, suor Leticia Salazar e il vescovo Daniel Flores con studenti universitari sugli argomenti in discussione al Sinodo. Dopo la pausa di domani, sabato 19 ottobre, nella giornata di domenica si incontreranno i membri della Commissione per la redazione del documento finale.