Uno strumento universale per punire i crimini
New York , 15. Seve uno «strumento universale, multilaterale e giuridicamente vincolante che codifichi il diritto consuetudinario esistente» in materia di crimini contro l’umanità per facilitare «la cooperazione internazionale per la prevenzione e la punizione di questi atti atroci». Lo ha affermato l’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, arcivescovo Gabriele Caccia, durante una sessione di lavoro nell’ambito della 79ª Assembla generale dell’Onu a New York.
L’arcivescovo si è poi focalizzato sulle donne, descrivendo il crimine che diventa di genere in un momento in cui hanno luogo elementi «come lo stupro, la schiavitù sessuale e la prostituzione forzata». Nel suo discorso, l’Osservatore permanente ha parlato anche a tutela di coloro che rischiano l’espulsione e l’estradizione in Paesi in cui rischiano di subire dei crimini contro l’umanità, con specifico riferimento alla pena di morte.
Caccia, in un altro panel dell’Assemblea generale Onu, ha parlato anche dei bambini che «meritano speciale protezione e cura». Lo ha fatto citando Papa Giovanni Paolo II e la Dichiarazione sui diritti del fanciullo. L’Osservatore permanente ha messo in luce anche alcune situazioni nel mondo in cui si consuma una violenza originata da altre crisi come quella economica, riconoscendo sempre la tutela che spetta ai bambini e confermando l’imprescindibile ruolo che ha la famiglia nella sfera dell’educazione.