· Città del Vaticano ·

La meditazione di padre Timothy Radcliffe

Silenzio e preghiera per ascoltare le domande complesse

 Silenzio e preghiera per ascoltare le domande complesse   QUO-231
11 ottobre 2024

«Molti vorrebbero che questo Sinodo desse una risposta immediata – sì o no – su vari argomenti! Ma non è così che la Chiesa penetra nel mistero profondo dell’Amore Divino». Certamente non si deve «rifuggire dalle domande scomode», piuttosto occorre soffermarsi su di esse «nel silenzio della preghiera e dell’ascolto reciproco».

Sono, queste, parole pronunciate dal cardinale eletto Timothy Radcliffe, partecipante alla seconda sessione della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in qualità di assistente spirituale, nel corso della meditazione condotta nel pomeriggio di ieri, 10 ottobre, nell’Aula Paolo vi .

«Oggi iniziamo la riflessione sui processi attraverso i quali la Chiesa si trasforma, e sui percorsi che dobbiamo intraprendere» ha detto il sacerdote domenicano introducendo il racconto del miracolo della guarigione della figlia della cananea. Inizialmente Gesù, giunto nei pressi delle città di Tiro e Sidone, non presta attenzione alla richiesta della donna di esorcizzare la propria figlia e, sollecitato dai discepoli che gli si accostano implorando «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro», risponde: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». Anche quando la cananea si prostra, disperata, davanti a lui chiedendogli aiuto, Cristo reagisce affermando che «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». Ecco, però, che la replica della donna — «È vero, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni» — convince Gesù a liberare la figlia dal demonio: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri».

A prima vista, ha riflettuto il religioso, può sembrare che Cristo — paragonando la madre cananea a un cane — «sia stato scortese» e «fa un’eccezione per la figlia solo grazie alla fede personale della donna». Ma al centro dell’episodio c’è il silenzio di Gesù, che «non le rivolse neppure una parola».

In questo silenzio, che «non è un rifiuto» bensì la «radice di ogni preghiera», «nostro Signore ascolta la donna e ascolta il Padre». Allo stesso modo, «la Chiesa si inoltra più intimamente nel mistero dell’Amore Divino soffermandosi su domande profonde per le quali non abbiamo risposte immediate.

Al Concilio di Gerusalemme: come possono i Gentili essere ammessi nella Chiesa? A quello di Nicea: come possiamo affermare che Gesù era vero Dio e vero uomo? Al Concilio di Calcedonia: come poteva Dio essere realmente uno e trino?».

La «nostra missione qui al Sinodo — ha rimarcato padre Radcliffe — è convivere con domande complesse e non di liberarcene, come i discepoli». Quali sono qui queste domande complesse? Se «la donna viene per la figlia tormentata», allora «sicuramente dobbiamo rispondere alle grida di tutte le madri e i padri del mondo per le giovani figlie e i giovani figli coinvolti nella guerra e intrappolati nella povertà. Non dobbiamo tapparci le orecchie, come fecero i discepoli allora».

Poi, ci sono «interrogativi profondi» che sottostanno a tante discussioni: «Come possono uomini e donne, creati a immagine e somiglianza di Dio, essere uguali e tuttavia diversi? Non dobbiamo evitare la domanda, come i discepoli, negando l’uguaglianza o la differenza». Ancora, ha proseguito il sacerdote dell’ordine dei predicatori, «come può la Chiesa essere la comunità dei battezzati, tutti uguali, e tuttavia Corpo di Cristo, con ruoli e gerarchia differenti?».

Al Sinodo, dunque, «ci inoltriamo nel mistero dell’Amore Divino convivendo con queste domande, pregando per esse, ascoltandoci gli uni gli altri, riflettendo su di esse giorno e notte» è stata la risposta.

Tornando alla cananea, Radcliffe ha osservato come possa sembrare offensivo che Gesù si riferisca a quella donna e a sua figlia paragonandole a dei cani. Ha evidenziato, però, che «Matteo ha tratto questo episodio dal Vangelo di Marco in cui la donna è di origine siro-fenicia» e «sembra che questi animali fossero i migliori amici di quella popolazione, membri preziosi della famiglia. Come domenicano, io lo capisco — ha scherzato —, noi siamo stati soprannominati i “cani del Signore”, Domini canes

Mentre per gli ebrei i cani erano animali impuri a cui non era permesso entrare in casa, Gesù «estremamente creativo, trascende i limiti culturali del suo popolo» e «ricorre all’idea della donna di una casa in cui i cani occupano un posto speciale». L’invito, perciò, è ad ascoltare «non per rispondere, ma per imparare: apriamo la nostra immaginazione a nuovi modi di essere la casa di Dio dove c’è posto per tutti».

Altrimenti, «come diciamo in Inghilterra, non faremo altro che ridisporre le sedie a sdraio sul Titanic», ha sottolineato rievocando la nave divenuta tragico simbolo di naufragi.

Come la cananea, che «nonostante l’accoglienza ostile dei discepoli, non si arrende e non se ne va» l’esortazione che padre Radcliffe ha rivolto ai partecipanti ai lavori sinodali è affinché scelgano di “rimanere”: «Per favore, restate, qualunque siano le vostre frustrazioni nei riguardi della Chiesa. Continuate a interrogarvi! Insieme — conclude — scopriremo la volontà del Signore».

di Lorena Leonardi