· Città del Vaticano ·

Il racconto

Pedalando per la pace
in Libano

 Pedalando per la pace in Libano  QUO-229
09 ottobre 2024

Pedalando e pregando per la pace: da Parigi a Beirut — sono 4.300 chilometri — dove puntano ad arrivare il 3 novembre, nonostante le bombe. Stamani, in piazza San Pietro, Papa Francesco ha incoraggiato e benedetto i due “ciclisti per la pace” — Lea Kallassi e Ralph El Khoury — partiti il 22 settembre dalla “città olimpica e paralimpica 2024” con il progetto di una sola sosta: oggi, a Roma, per incontrare il Papa e ripartire subito verso Grecia e Turchia.

In realtà, dicono i due ciclisti, «l’obiettivo iniziale della nostra avventura era sensibilizzare e raccogliere donazioni per i malati di cancro in Libano, aiutando la Barbara Nassar Association». E, infatti, “Bye Bike cancer” è il nome del progetto.

La guerra ha però stravolto le strategie solidali perché, spiegano, «molti pazienti oncologici, che già avevano difficoltà ad accedere ai farmaci, adesso sono sfollati». E così, confidano i due libanesi, «con il passare dei giorni e l’acuirsi delle tensioni» nel Paese dei cedri «il nostro pedalare è diventato quasi un voler profondere energie positive per la nostra amata terra, per la nostra gente e soprattutto per le persone più fragili che, in questo momento cruciale, hanno solo voglia di pace».

Un’altra formazione sportiva, davvero straordinaria, ha abbracciato stamani Francesco in piazza San Pietro: la squadra di hockey paralimpico “CAM Noi gli Speciali”, proveniente da Melfi. Ne fanno parte ragazzi con sindrome di Down e al Papa hanno raccontato del terzo posto conquistato al campionato italiano di parahockey.

«Hanno dimostrato un grande spirito di squadra e determinazione dando vita così a una esperienza fortissima di inclusione concreta attraverso lo sport» fa presente Donatella Ungaro, alla guida del gruppo. La donna ha fondato in Basilicata l’Associazione “Il cammino di Angela Lucia”: «È il nome di una bambina con tetraparesi spastica, di cui sono mamma adottiva insieme ad altri due bambini speciali. Tutti sono qui con me per incontrare il Papa».

Significativa, poi, la presenza in piazza di alcuni agricoltori provenienti da nove Paesi dell’Africa (Costa d’Avorio, Lesotho, Mali, Rwanda, Nigeria, Kenya, Sud Africa, Uganda e Zambia) in questi giorni a Roma per la seconda edizione della Tavola rotonda ad essi dedicata. Hanno illustrato a Francesco, tramite esperienze dirette, le principali sfide e opportunità per l’agricoltura, che offre sostentamento al 50% del continente africano.

Con il Papa contadini e allevatori hanno condiviso «l’importanza della giustizia sociale e della sostenibilità ambientale nella cura della casa comune». L’enciclica Laudato si’ al punto 129 è stata infatti il focus dell’incontro svoltosi ieri — all’Augustinianum — sul tema “Migliorare l’accesso alle tecnologie, per un’agricoltura rigenerativa” patrocinato dalla Pontificia Accademia per la Vita. Con questo confronto, dicono gli agricoltori africani, «possiamo mettere al centro la voce di chi è in prima linea nella produzione agricola, ma spesso si ritrova relegato in ultima fila nei dibattiti globali sullo sviluppo».

Secondo la radicata tradizione, per la delegazione della città di Cervia, stamane si è ripetuta la cerimonia della donazione al Papa del sale. Denominato “Salfiore”, è raccolto nell’antica salina Camillone. «È il primo raccolto dopo l’alluvione dello scorso anno» spiega il vice sindaco Gianni Guandu. Inoltre «abbiamo portato una coperta fatta a maglia, con inciso il nome di Francesco»: domenica scorsa a Cervia ne sono state vendute 3.000 su iniziativa dell’associazione Viva Vittoria, per raccogliere fondi e sensibilizzare contro la violenza sulle donne.

Il Pontefice ha anche benedetto la statua, alta due metri, del Sacro Cuore di Gesù che gli è stata presentata da don Joshy Aloor, parroco del Sacro Cuore di Gesù, a Erumappetty, nello Stato indiano del Kerala, insieme con alcuni componenti del consiglio pastorale. Ad accompagnare il gruppo in piazza San Pietro c’era anche l’arcivescovo di Trichur dei Siro-Malabaresi, Andrews Thazhath, a Roma per i lavori del Sinodo.

Sempre dall’India provengono anche due delle quattro bambine — italiana e portoghese le altre — salite sulla jeep con cui Papa Francesco ha compiuto il tradizionale giro della piazza prima di pronunciare la catechesi.

di Fabrizio Peloni