In comunione con la Chiesa

È una voce corale, senza smagliature, quella che la Chiesa in tutto il mondo sta alzando per chiedere la pace tra le nazioni. Non c’è angolo del pianeta nel quale una consistente porzione ecclesiale non abbia fatto sapere di aderire con slancio e speranza alla giornata di preghiera e digiuno indetta per oggi, 7 settembre, da Papa Francesco. E in tantissimi, in ogni nazione, non si sono tirati indietro neanche nella serata di ieri quando si sono uniti al santo rosario che il Pontefice in mondovisione ha recitato dalla basilica di Santa Maria Maggiore per chiedere alla Vergine che cessino le divisioni e le liti tra i popoli. In Europa, ad esempio, con una lunga lettera, il cardinale José Cobo Cano, arcivescovo di Madrid, ha esortato tutti i fedeli a partecipare soffermandosi in particolare sui dolori della Terra Santa: «Nulla si perde con la pace, tutto può perdersi con la guerra» ha scritto il cardinale che ha voluto estendere l’iniziativa anche ai «fratelli di altre confessioni cristiane affinché la veglia, che si svolgerà in serata nella di cattedrale di Nuestra Señora de la Almudena, possa assumere anche un sapore ecumenico». Con un comunicato, anche la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha voluto unirsi alle preoccupazioni del Papa chiedendo a tutte le comunità di pregare e digiunare. «Ogni giorno — hanno scritto i vescovi — aumentano i pezzi di questo conflitto mondiale che si abbatte su diversi popoli e numerosi luoghi, spesso dimenticati. Non dobbiamo stancarci di chiedere che tacciano le armi, di pregare perché l’odio faccia spazio all’amore, la discordia all’unione».
È significativo che anche per la piccola comunità ecclesiale che si trova in Iran la preghiera e il digiuno rappresentino un mezzo potente per ottenere la pace per un mondo flagellato dalle ingiustizie. Monsignor Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran-Ispahan, in un colloquio con «L’Osservatore Romano», ha messo in evidenza che questa preghiera «dà alla nostra Chiesa la possibilità di essere davvero in comunione con la Chiesa universale e con il mondo. Questa orazione accomuna tutte le persone: quando la gente si accorge che i mezzi umani non sono più sufficienti allora la preghiera permette loro di trovare sostegno in un Dio che si è fatto uomo». L’importanza di digiunare e pregare per invocare la cessazione delle guerre e la concordia tra gli uomini, è sottolineata dal vicario apostolico dell’Arabia del sud che ha giurisdizione ecclesiale in Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen. Monsignor Paolo Martinelli, parlando con il nostro giornale, spiega che «i nostri fedeli apprezzano questa iniziativa che ci ha coinvolto moltissimo». La preghiera per la pace e l’impegno per una vita di fede piena, afferma, «è una cosa che, in fondo, caratterizza da sempre la nostra comunità. Nelle nostre assemblee sale sempre di più la richiesta di pace non solo per il Medio Oriente, nel quale ci troviamo come regioni arabe, ma per ogni nazione della Terra». In questa giornata di commemorazione della tragedia del 7 ottobre, anche la Chiesa anglicana d’Inghilterra non ha voluto far mancare la propria voce. L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha scritto in una lettera firmata congiuntamente anche dagli altri leader religiosi, che «la portata della sofferenza umana è stata orribile. Come persone di fede provenienti dalle comunità cristiane, ebraiche e musulmane del Regno Unito, anche se possiamo avere opinioni diverse su aspetti del conflitto, siamo uniti nel nostro dolore e nella nostra convinzione che la nostra comune umanità debba unirci». In questi tempi difficili, si legge ancora nel testo, «dobbiamo anche respingere coloro che cercano di dividerci. L’odio anti-ebraico e anti-musulmano non hanno posto nel Regno Unito oggi. Dobbiamo unirci contro il pregiudizio e l’odio in tutte le sue forme».
di Federico Piana