· Città del Vaticano ·

Che cosa ci chiede
la «Laudate Deum»

 Che cosa ci chiede la «Laudate Deum»  QUO-227
07 ottobre 2024

Laudate Deum si presenta, nel magistero di Papa Francesco, come un richiamo accorato a tornare sui grandi temi proposti dall’enciclica Laudato si’ (2015) con accenti originali, capaci di freschezza e lucidità. Nel riproporre ancora una volta il problema ambientale come problema anzitutto antropologico e sociale, Francesco chiede un confronto serrato con la realtà e con il suo mistero, oltre le nostre semplificazioni teoriche. In particolare, la realtà dell’esperienza sociale ci chiede di non ridurne la comprensione al binomio Stato-mercato, propiziando un multilateralismo “dal basso” (Laudate Deum, 38) che liberi le energie più nascoste della comunità umana, propiziando quei luoghi in cui si generano «spazi di conversazione» e una maggiore «democratizzazione» della sfera globale (43).

L’impegno contro il cambiamento climatico, pur essendo l’unica grande azione collettiva science-based per uno dei commons globali, ha finora prodotto decisioni e impegni nationally determined, con il rischio dell’unilateralità e lasciando aperta e incerta la questione del rapporto tra il Nord e il Sud del mondo, i cui abitanti sono più esposti ai mutamenti del clima. Per questo l’esortazione apostolica Laudate Deum conferma la necessità di una profonda revisione dei nostri modelli di governance, dell’assetto dei rapporti economici e finanziari, dell’uso della tecnologica, ma anche delle aspirazioni individuali: è questo il terreno più sfidante e complesso nel quale è necessario l’impegno di tutti e di ciascuno (69). In tale prospettiva, gli strumenti tecnologici, politici e culturali fin qui messi in campo si presentano al contempo troppo deboli e tuttavia assolutamente necessari. Debolezza e necessità sono le categorie attraverso cui, nel documento, Francesco ci chiede di ripensare non solo le nostre scelte politiche ma anche il debito di cura di ogni individuo nei confronti della comunità globale e della casa comune: proprio questa cura dovrebbe essere il fondamento generativo per un nuovo multilateralismo.

Il documento non può non interrogare chiunque abbia un compito educativo nei confronti delle nuove generazioni, in particolare nelle università. Pensare la formazione universitaria significa dare centralità all’intreccio tra sostenibilità ambientale e sociale, al contrasto delle diseguaglianze, alla tutela della dignità umana nei diversi ambiti. Ma è necessario raccogliere tre sfide: la produzione e la diffusione di conoscenze saldamente ancorate alla ricerca scientifica e a una visione integrale dell’umano, capaci di contrastare la disinformazione e l’irrazionalità; l’impegno a rendere questo sapere accessibile a tutti gli uomini e le donne di buona volontà; l’offerta di un senso per l’esistenza, sulle orme di Gesù, che «quando percorreva ogni angolo della sua terra, si fermava a contemplare la bellezza seminata dal Padre suo, e invitava i discepoli a cogliere nelle cose un messaggio divino» (64).

di S. Beretta *, R. Zoboli *,
R. Maier **, L. Zanfrini ***
*Docenti di Politica economica,
**Docente di Teologia,
***Docente di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica all’Università Cattolica del Sacro Cuore