
Due orme. Sono piedi in cammino con speranza — la virtù bambina! — e sono le impronte di migliaia di giovani che il 28 settembre hanno percorso undici chilometri a piedi per raggiungere “Brussels Expo” ad Heysel, nei pressi dello stadio Re Baldovino che il mattino dopo avrebbe ospitato la messa con Papa Francesco nella capitale belga. Sono anche il simbolo di Hope Happening, l’evento organizzato nello spirito delle Gmg da una quarantina di associazioni giovanili del Belgio e in preparazione al Giubileo dei giovani del prossimo luglio a Roma.
Sono arrivati da Belgio, Lussemburgo, Olanda. Nel gruppo con cui ho camminato c’era tutta la varietà del Regno del Belgio: arrivavano da Bruxelles, Liège, Namur, Leuven, Louvain La Neuve, Gent, Limbourg, Ramillies, Heist op den Berg, Turnhout, e dal Lussemburgo. Eravamo una trentina, e tutto si è svolto in doppia lingua, francese e fiammingo. Era un gruppo che convive con la diversità, intanto quella linguistica. Abbiamo coperto a piedi la distanza tra il Parco del Cinquantenario e lo spazio espositivo, incrociando la Via Brabantica, l’unico tratto del Cammino di Santiago che passa da Bruxelles. È su questo percorso che abbiamo toccato la chiesa del Finis Terrae (Notre-Dame du Finistère), dove la statua della Madonna è arrivata dalla Spagna, segno del legame tra queste due terre.
Ci ha accompagnati lungo il cammino una guida del pellegrino, anzi del vip: “very important pilgrim”! Un quaderno interattivo con spunti di riflessione secondo l’ecologia integrale ispirata alla Laudato si’, nella stagione del creato ancora in corso; e la fraternità universale, con spunti dalla Fratelli tutti, con invito a intessere rapporti di fraternità con quanti incontriamo e ad ascoltare il grido dei più sofferenti.
Questi giovani si sentono chiamati in causa a costruire in prima persona una società migliore. «Ho deciso di proseguire i miei studi di infermeria con un master in sanità pubblica» mi ha raccontato Nolia, 21 anni, originaria della Repubblica Democratica del Congo: «La gente ha bisogno di conoscere, di essere informata. Con la prevenzione si può fare moltissimo per migliorare la qualità della vita, e mi sento chiamata a fare del mio meglio per questo. Anche per il mio Paese. Sento che è Dio che mi mette in cuore questa forte spinta, come un suo impulso per seguire una missione». E poi c’era Aglaja, 29 anni, coordinatrice di Logia, un think tank cristiano nel Belgio fiammingo, anche lei in ricerca di esperienze profonde di fede. C’erano Vons, giovane novizio domenicano, e Abigaille, quasi 12 anni, la mascotte del gruppo, incantata da questa atmosfera di gioia contagiosa. Si capisce perché giovani e speranza sono un binomio inscindibile, e perché Francesco all’inizio del suo pontificato, tra i primi incontri con loro, li abbia esortati: «non lasciatevi rubare la speranza».
Dopo la Walk of Hope, questa camminata, preparazione fisica e spirituale, esperienza trasformativa, siamo arrivati finalmente alla Brussels Expo, insieme alle migliaia di pellegrini. Lì ci attendevano stands, piccoli workshop, musica, talks, ma anche momenti di preghiera. E proprio nel pomeriggio musicale, tra una band e l’altra, è arrivato l’annuncio a sorpresa: «Sapete che in questi giorni in Belgio c’è una persona molto molto speciale, e sapete che sta venendo proprio a trovarci?». L’entusiasmo e l’urlo di gioia parlano da soli. Francesco stava arrivando e i giovani si preparavano ad accoglierlo... essendo se stessi. Il dialogo breve e intenso con il Papa è andato dritto al punto: «Mi è piaciuto molto anche il modo in cui il Papa ha detto che l’unico momento/situazione in cui si può guardare dall’alto verso il basso qualcuno è quando lo si aiuta a rialzarsi». «Si sentiva quella fonte di energia, quella vita che viene dalla nostra fede e che unisce le persone. Tutti erano felicemente sorpresi ed entusiasti della venuta del Papa». «È stato bello, sentire Dio, adorare, sentire lo spirito del cristianesimo, è stata una bella sorpresa sapere che lui sarebbe arrivato». «Non sono una persona che prega con le parole, ma ho pregato durante tutte le canzoni. È stato bello che abbia incontrato i giovani prima della grande folla allo stadio». Sono alcuni dei commenti dei giovani presenti.
Francesco è ripartito con un “à demain” — i seimila ragazzi sono stati poi tra i primi ad arrivare allo stadio per la messa domenicale — e la platea sciama in attesa della serata musicale.
La notte si è animata a tutto volume col dj padre Guilherme, diventato ormai una celebrità, e che molti ricordano per la sveglia all’alba a ritmo disco della Gmg di Lisbona. Ma in una grande sala c’era anche spazio per l’adorazione continua — Prayers of Hope —, lungo tutta la notte. Mi sono affacciata intorno alle 2: ancora gente, e sacerdoti che confessavano sottovoce.
La voglia di sacro era tangibile. Insieme al divertimento, all’avventura, alla forza dello stare insieme, c’era ancora una volta Dio che attira, un Dio che continua a essere moderno, ieri, oggi e sempre.
di Maria Chiara De Lorenzo