· Città del Vaticano ·

Tuttavia la misericordia

 Tuttavia la misericordia  QUO-222
01 ottobre 2024

A volte basta una parola. Una semplice parola, anche un avverbio, come, ad esempio, tuttavia.

Il Papa, dopo il lungo viaggio in terre giovani e lontane come l’Indonesia e l’Oceania, ha appena finito un viaggio molto breve e vicino, nel cuore del Vecchio Continente, tuttavia questo viaggio è stato ricco, denso di avvenimenti, incontri e discorsi pieni di vita e di emozioni. Sopratutto nei “fuori programma”, come il recarsi in un bar della città o in una parrocchia nel momento della colazione ai poveri e agli stranieri, come visitare la tomba di re Baldovino o andare sabato sera alla veglia di seimila giovani che, autoconvocati, si erano radunati vicino allo stadio per poi partecipare alla messa il giorno dopo: la sorpresa e la gioia dei presenti è stata enorme, incontenibile, e anche quella del Papa: i due “interlocutori”, l’anziano Pontefice e i seimila giovani, si sono subito sintonizzati e contagiati reciprocamente in un dialogo di pochi minuti ma di grande intensità.

Il “tuttavia” purtroppo si può declinare anche in senso negativo: il viaggio è stato dunque molto ricco e denso di spunti e suggestioni, tuttavia alcuni osservatori, giornalisti e operatori dei mass media hanno dato letture semplificate a un ragionamento complesso.

Ma sebbene sia andata così, tuttavia è meglio guardare al lato positivo e impiegare quell’avverbio in tutta la sua potenzialità positiva, proprio come ha fatto il Papa nei suoi discorsi in Belgio e come sta facendo sin dall’inizio del pontificato quando ha cominciato a ricordare che il nome del Dio cristiano è misericordia e il Dio della Bibbia è il Dio delle sorprese. Perché “tuttavia” è l’avverbio della sorpresa e della misericordia, quella postura di fronte alla vita e al mondo per cui «tutti sbagliamo» ha detto il Papa nel discorso di sabato scorso nella basilica del Sacro Cuore, tuttavia «nessuno è sbagliato». Il peccato è sbagliato, non il peccatore: Francesco non sta inventando nulla di nuovo ma usa parole forti, che scuotono soprattutto quando sottolinea che la misericordia di Dio può sembrarci ingiusta ma solo perché «noi applichiamo semplicemente la giustizia terrena che dice “chi sbaglia deve pagare”. Tuttavia la giustizia di Dio è superiore». In questo “tuttavia” c’è tutta la grandezza della misericordia divina su cui si fonda la fede cristiana perché, lo ha ricordato nell’omelia di domenica: «tutti noi, tutti, siamo stati misericordiati» e «la Comunità dei credenti non è una cerchia di privilegiati, è una famiglia di salvati». Dio continua ad aver fiducia in noi, «vedendo in noi quello che noi stessi non riusciamo a scorgere». Quanta forza in quel “tuttavia”! Questa parolina autorizza il passaggio dalla logica consecutiva, la logica automatica, fredda e meccanica, del giudizio umano (“chi sbaglia deve pagare”), alla logica concessiva: “sebbene hai sbagliato, tuttavia non sei sbagliato” (ciò non ha nulla a che vedere con la necessaria fermezza nel perseguire, secondo giustizia, gli abusatori e chi li copre, come ha spiegato bene il Papa).

Questa logica, concessiva, è “calda”, “umana” e se ci pensiamo bene è quella delle storie, dell’immaginazione, della poesia. Esempio classico è l’Odissea: sebbene Ulisse stia da solo sopra una zattera lottando contro le onde del Mediterraneo, tuttavia riuscirà a tornare a casa. Se la logica fosse solo quella consecutiva non ci sarebbe poesia. Né pietà né misericordia. Perché non ci sarebbe speranza. Invece si può stare, anzi cantare, sotto la pioggia, e cantare con gioia, sebbene piova.

Queste parole del Papa riattivano e allargano la nostra immaginazione così inaridita, questo suo ricordarci della giustizia di Dio, che vola più in alto di quella terrena, è oggi quanto mai una parola di cui il mondo occidentale, accartocciato su se stesso e sul suo risentimento, ha estremo bisogno. Invece se accendiamo la televisione rischiamo di trovare solo facile “sentimentalismo” e soprattutto molto risentimento. I film che girano giornalmente nei canali televisivi sono spesso improntanti sul tema della vendetta, il modello di ogni trama è quello del Montecristo di Dumas e i protagonisti sono spesso degli spietati giustizieri. Così come anche molti giornali e gli organi di informazione spesso fanno del “chi sbaglia deve pagare” l’unico paradigma accettabile e l’unico “valore” di cui è ammessa la circolazione è il facile moralismo giustizialista. Ma il giustizialismo e i processi sommari sono la degenerazione ideologica, la scimmiottatura della giustizia (terrena).

Il cristiano, ci ricorda Francesco, si muove su un’altra lunghezza d’onda. Quella della misericordia, quella “lunghezza” e “larghezza” che scaturisce dal cuore trafitto di Gesù che perdona chi lo sta crocifiggendo, che di fronte alla donna colta in flagrante “sbaglio” è andato oltre, più in alto, non “inchiodandola” al passato ma aprendo davanti a lei il futuro, ricordando a quella donna che aveva sì sbagliato ma che, tuttavia, lei non era sbagliata per sempre. 

di Andrea Monda