· Città del Vaticano ·

Verso il Sinodo - Il ritiro in preparazione alla Seconda sessione
Riflessione della benedettina Maria Ignazia Angelini

L’arte sinodale del silenzio

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01 ottobre 2024

«Se ami la verità, sii amante del silenzio»: un verso di Isacco il Siro ha guidato, stamane 1° ottobre, la meditazione di madre Maria Ignazia Angelini, nel secondo giorno di ritiro spirituale per i membri, i delegati fraterni e gli invitati speciali alla Seconda sessione della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi.

Ai presenti nell’Aula nuova del Sinodo, la religiosa benedettina del monastero lombardo di Viboldone ha esposto il tema del silenzio come lode a Dio. «Alla radice di ogni preghiera, di ogni “opera di Dio” — ha detto — vibra il silenzioso Soffio di Dio. Si tratta di percepirlo» perché, come affermava Ignazio di Antiochia, «il Signore lo si conosce nel suo silenzio» in quell’«incavo» che rappresenta «la dimensione costitutiva della parola umana».

Il silenzio come «altissima lode, là dove non si può altro che ammirare l’opera di Dio» — ha proseguito madre Angelini — è pure quello che «ci posiziona nella celebrazione penitenziale e ci spinge anche a valutare tutto il peso delle pause di silenzio introdotte nei dialoghi sinodali». Tali momenti, infatti, non sono da intendersi come «un diversivo», bensì come «un ascolto stupito del mai udito», un silenzio che dona valore e sostanza agli scambi tra i partecipanti all’assise.

Nel quotidiano delle nostre parole, ha proseguito la monaca benedettina, si annidano infatti «tanti silenzi ipocriti» che non consentono al cuore dell’uomo — «sclerotizzato dalle ansie e dalle frustrazioni», ma desideroso di «pienezza di vita» — di ritrovare respiro e sintonia con il silenzio di Dio.

La difficoltà di vivere il silenzio si riscontra anche nel cammino sinodale, ha evidenziato ancora madre Angelini, poiché quando si è immersi «nell’enfasi dei nostri concetti» non si ha tempo o voglia di dedicarsi al silenzio. Esso «ci fa paura» perché ci lascia sommersi in un «vortice di pensieri» in cui si dibattono le memorie del passato, la noia del presente e l’angoscia del futuro. Al contrario, il silenzio che loda Dio, «radice di ogni dialogo costruttivo, di ogni cammino sinodale», è quel principio prezioso di chi «sa togliersi dal palcoscenico e vive una sorta di solitudine feconda e aperta all’alterità, nell’ascolto della parola di Dio, del grido dei poveri e dei gemiti della creazione». Vero e autentico «ritmo del dialogo sinodale», ha proseguito madre Angelini, il silenzio è infatti «lotta alla banalità, ricerca di verità e accoglienza del mistero che si nasconde in ogni persona».

Ed è dunque in questa dimensione, ha ribadito, che si inseriscono i lavori dell’Assemblea sinodale, «incastonata in una svolta epocale della storia e della chiesa». In un «silenzio di conversione», il cammino dell’assise dovrà essere improntato allo stile del Vangelo che «camminando apre il cammino, attraverso gli ostacoli».

Proprio come fa Gesù: nel passo evangelico proclamato stamane (Lc 9, 51-56), Egli è in cammino verso Gerusalemme, ma fermatosi in un villaggio di samaritani, viene respinto. Di fronte alle rimostranze dei discepoli, li rimprovera e poi si incammina verso un altro villaggio. Questa, dunque, è «l’arte “sinodale” del Signore offerta all’assemblea» — ha concluso madre Angelini — ossia «liberare lo sguardo da ogni impazienza e attivismo imprenditoriale, da pretese, da risentimento e lamento. Da parole “molte”. Per ospitare la passione di desiderio che silenziosamente attira verso il compimento della volontà del Padre».

Dopo la riflessione della religiosa benedettina, il ritiro spirituale è proseguito con le meditazioni affidate al padre domenicano Timothy Radcliffe. Nel pomeriggio alle 16, nell’Aula Paolo vi , si tengono i gruppi di condivisione secondo il metodo della “conversazione nello Spirito”, seguiti, alle 18, dalla Veglia penitenziale presieduta da Papa Francesco nella basilica Vaticana.

di Isabella Piro