· Città del Vaticano ·

Nel tardo pomeriggio di lunedì la messa celebrata da Timothy Costelloe, arcivescovo di Perth

Essere Chiesa umile

 Essere Chiesa umile  QUO-222
01 ottobre 2024

San Girolamo insegna che «l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» e, quindi, nelle prossime settimane, nel lavoro del Sinodo sulla Sinodalità «non possiamo permetterci di ignorare Cristo, o di dimenticarlo, mentre cerchiamo di discernere insieme ciò che Dio sta chiedendo alla Chiesa in questo momento». Così l’arcivescovo di Perth, monsignor Timothy Costelloe, nella messa celebrata ieri sera, lunedì 30 settembre, nella basilica di San Pietro al termine della prima giornata del ritiro in preparazione della Seconda sessione della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi.

Il presule australiano sottolinea che nei giorni a venire, lui e gli altri 367 partecipanti al Sinodo, confrontandosi «con la questione di come essere una Chiesa sinodale in missione» dovranno «tenere i nostri occhi su Cristo».

Prendendo spunto da san Girolamo, che la Chiesa ricorda oggi «uomo appassionato e difficile», l’arcivescovo Costelloe ricorda che Papa Francesco chiama tutti i partecipanti all’assemblea a «essere, insieme, una Chiesa sinodale in missione». E che dopo aver compreso più profondamente il significato della sinodalità nel cammino fin qui percorso, ora «ci viene chiesto di riflettere non tanto su cosa sia la sinodalità, ma piuttosto su come viverla a ogni livello della vita della Chiesa». Quindi certamente come «singoli cristiani, ma sempre come persone chiamate insieme, in comunità piccole e grandi, per essere segni e strumenti viventi di comunione con Dio e unità tra tutte le persone».

Come accanto ad Adamo Dio creò Eva perché «entrassero in una relazione» e formassero «una comunità», il cammino sinodale fin qui percorso conferma, per l’arcivescovo, «che nel disegno creativo di Dio siamo fatti gli uni per gli altri, che siamo destinati a dipendere gli uni dagli altri e che è attraverso le nostre relazioni che diventiamo le persone che Dio ci ha creati per essere».

L’importanza di tali relazioni reciproche, in questo Sinodo, sono approfondite nei “Colloqui nello Spirito”, come quello tenuto nel pomeriggio stesso per gruppi di condivisione, nell’Aula Paolo vi. In queste relazioni, ha proseguito il celebrante, potremmo ricordare «le parole che san Paolo ha rivolto alla prima comunità cristiana a Filippi: dovete avere lo stesso atteggiamento che era in Cristo Gesù».

Il Vangelo ci mostra, nelle relazioni che Gesù ha, «come sono veramente gli incontri profondamente umani». Vediamo, ha sottolineato Costelloe, «la pazienza infinita che Gesù dimostra verso coloro, specialmente i suoi discepoli più vicini, che continuamente non lo comprendono e che così spesso lo deludono». Ma anche la «straordinaria sensibilità» che mostra «verso coloro che sembrano essere oppressi dal peso del proprio peccato, e di come quella sensibilità li liberi». E infine la sua «compassione per coloro che sono persi o confusi o spinti ai margini, e di come quella compassione restituisca loro la speranza».

Cristo, che nell’Ultima Cena dice ai discepoli: «Io sono la Via; Io sono la Verità; Io sono la Vita» sta dicendo alla Chiesa che sta per vivere il Sinodo: se vuoi essere «una Chiesa accogliente e ospitale — ha concluso l’arcivescovo australiano — impara da me, perché io sono la via». E così anche se vuol essere «una Chiesa povera e umile», in missione e che ascolta. L’invito finale dell’arcivescovo di Perth è stato dunque a pregare, chiedendo l’intercessione di Maria, affinché lo Spirito di Cristo «ci permetta di promuovere non il disordine, ma l'armonia» e perché in lui «troviamo la nostra unità e diventiamo insieme un sacramento vivente di comunione con Dio e di unità tra tutte le persone».

di Alessandro Di Bussolo