· Città del Vaticano ·

Il Papa in visita a sorpresa ai seimila giovani riuniti per l’incontro “Hope Happiness”

Una mini Gmg nel segno della fraternità

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30 settembre 2024

Ha concluso la giornata di sabato in Belgio, così come l’aveva iniziata: con un fuori programma. Di ritorno da un trasferimento di circa 40 minuti da Ottignies-Louvain-la Neuve per la visita agli studenti della Université Catholique de Louvain, finito l’incontro con un centinaio di gesuiti di Belgio e Paesi vicini al Collegio Saint-Michel, un instancabile Francesco ha voluto prendere di nuovo l’auto e recarsi al “Brussels Expo”, a fianco allo stadio Re Baldovino dove era in programma per il giorno successivo la celebrazione della messa.

Nel Palazzetto erano riuniti seimila giovani per l’evento “Hope Happiness”: un momento di fraternità, musica, balli, preghiera, testimonianza, quasi «una mini Gmg» iniziata con un pellegrinaggio per le vie della capitale belga e proseguito con la veglia notturna, al coperto, fino alla liturgia con il Papa.

Qualcuno se lo aspettava che Francesco sarebbe passato per un saluto, qualcuno era convinto che il Pontefice lo avrebbe visto solo sul maxischermo dello stadio, qualcun altro neppure ci stava pensando: in ogni caso, quando dal palco hanno annunciato «Papa Francesco verrà qui, tra noi!» c’è stato un boato. E un altro boato, col sottofondo di Jesus Christ you are my life — immancabile inno di ogni evento giovanile —, si è levato dalla folla di giovani, ma anche famiglie, neonati, preti, suore, gruppi di pellegrini, con bandiere e cartelloni, bandane e cappelli, quando la tenda nera dietro al palco è stata aperta.

Alle 20.40 è entrato il Papa, in sedia a rotelle, con le mani sul petto in segno di gratitudine, tra il fumo e le luci viola riflesse dalle due enormi croci al neon. «Benvenuto Papa Francesco!» ha gridato al microfono uno dei salesiani dell’organizzazione. «Selfie, prima selfie!», ha chiesto. Lo scatto è stato subito immortalato da migliaia di smartphone, tutti con le torce attese, e accompagnato da un generale «Oooohhh!». Sguardo alla folla, mani alzate a mo’ di saluto, e Papa Francesco si è rivolto ai presenti con un «Buonasera», a cui è seguito un breve botta e risposta, interamente a braccio. «Io vi faccio una domanda voi sapete cosa fanno i giovani? Io dirò: i giovani fanno chiasso! E se tu trovi un giovane così… — ha detto il Pontefice mimando il gesto di stare seduti — così noioso… questo giovane gli manca gioventù. Io vi do un consiglio: andate avanti. Fate chiasso».

Sembrava già terminato il discorso, ma il Papa ha interrotto l’applauso per dare un consiglio: «Mi raccomando aiutate gli altri. Vi dirò una cosa, una domanda: è buono, è bello guardare una persona dall’alto in basso?». Un lungo «Noooo» si è alzato dal parterre. «Ma c’è una situazione in cui si può guardare una persona dall’alto in basso. Sapete qual è? Soltanto si può guardare una persona dall’alto in basso per aiutarla a sollevarsi».

Dal centro del palco Francesco ha poi indicato un neonato in braccio alla mamma: «Vedete quello che è lì? È il più grande di tutti voi, perché Gesù ci ha detto che il più grande è quello che si è fatto bambino». Applausi di nuovo, questa volta verso il piccolino, divenuto suo malgrado star della serata e portato pure dalla madre sul palco, mentre scoppiava a piangere per il frastuono di musica e applausi. Francesco lo ha baciato e benedetto, poi ha lasciato il palazzetto per recarsi in nunziatura e concludere una giornata intensa, ricca di appuntamenti.

Nel pomeriggio il Papa aveva infatti voluto incontrare gli studenti della Université Catholique de Louvain, recandosi nell’ultramoderna cittadella universitaria, nata nel 1968 dopo la divisione dalla Katholieke Universiteit Leuven, visitata il giorno prima. Divisione dovuta alle differenze tra lingua francese e fiamminga.

Il Pontefice ha raggiunto in auto l’ateneo che sorge nella nuova città creata per ospitarlo, Louvain-la-Neuve, a circa 24 km a sud-ovest di Lovanio, affacciato su un lago con ampi spazi verdi, brasserie, palestre, Bed&Breakfast e spazi decorati da murales. L’opposto, quindi, dalle antiche mura in legno e l’architettura gotica della Katholieke Universiteit. Evidente il tocco dei giovani, quelli che sentono impellenti le battaglie per la cura del Creato e per un maggiore spazio della donna nella Chiesa e nella società, come hanno scritto in una lettera frutto di un lavoro congiunto di studenti, docenti e ricercatori durato mesi. Lettera che non lesina critiche verso la «società dei consumi» che creano una sensazione di «soffocamento» nelle nuove generazioni e verso la Chiesa che, hanno scritto, dovrebbe tenere maggiormente in considerazione le «disuguaglianze di classe, genere e razza» e «trascura il fatto che la povertà è ancora prevalentemente femminile e che sono le donne che hanno sofferto e continuano a soffrire più crudelmente del sistema di dominio».

La missiva è stata letta all’inizio dell’avvenimento nell’Aula magna dal palco con la moquette blu elettrico. Poco prima vi si era esibita l’orchestra della UC Louvain che ha salutato l’ingresso del Pontefice con una versione jazz de Il Cantico delle Creature, partita già alla firma del Libro d’onore dove il Papa ha inciso: «Gli anni di studio in questa Università siano una stagione colma di speranza e di impegno per crescere nella conoscenza e nella responsabilità, fedeli a Dio e all’uomo».

Ancora la musica è proseguita durante l’applauso scrosciante di quasi 4 minuti che ha accompagnato l’entrata di Francesco e anche durante la proiezione di un video su transizione ecologica ed ecosistema, intervallando il saluto della rettrice, Françoise Smets, che al termine ha regalato al Papa una caratteristica calotte.

Da parte sua Francesco, prima del giro in golf-kart in mezzo a una piccola folla di persone all’esterno, ha voluto compiere un gesto simbolico per il vi centenario dell’Università lasciando una dedica sull’Albero dei desideri: «Nella grande comunità universitaria di Lovanio — ha scritto — i giovani diventino appassionati cercatori del vero, del bello e del bene, con mente e cuore aperti e mani laboriose, esperti di dialogo e artigiani di pace, per dare ai loro sogni la forma del servizio».

Dal nostro inviato
Salvatore Cernuzio