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Senza giustizia l’ambientalismo è giardinaggio

 Senza  giustizia l’ambientalismo  è giardinaggio  ODS-025
04 ottobre 2024

Nel cuore di Roma, tra il Circo Massimo e l’Aventino, ecco che si scopre un posto speciale, immerso nel verde e nella natura. È un giardino di circa 12 ettari che circonda la casa generalizia delle suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, un luogo nel quale i ritmi frenetici e il rumore a volte assordante della città sembrano dissolversi. Sarà proprio questa oasi di pace ecologica la protagonista di un progetto, nato dalla stretta collaborazione tra la congregazione e la diocesi di Roma con il sostegno del Movimento Laudato si’. Me ne parla suor Mirna Farah, la responsabile del progetto che si chiama Eco-Charity Garden (www.suoredellacarita.org).

Suor Mirna, com’è nato questo progetto?

Il carisma della nostra congregazione è di amare e di servire Gesù nella persona del povero. Al tempo stesso, durante il nostro Capitolo Generale riunitosi nel 2021, abbiamo capito che la nostra missione deve anche agire sulle cause della povertà e sentire il grido della nostra Madre Terra. Abbiamo perciò deciso di rispondere alla chiamata di Papa Francesco e della Chiesa, mettendoci a disposizione per sensibilizzare alla spiritualità ecologica.

In che modo?

A seguito di quel Capitolo, abbiamo iniziato a collaborare in modo molto stretto con il Movimento Laudato si’, arrivando a concepire l’idea di aprire il parco alle persone e di creare dei percorsi specifici, per far conoscere i contenuti dell’enciclica Laudato si’.

Quali sono state le tappe per arrivare a questo progetto?

All’inizio avevamo aperto il giardino al circolo mls Trastevere per celebrare la Messa Laudato si’ nella “Cattedrale del creato” e ai gruppi e alle parrocchie di Roma. Poi nel tempo abbiamo visto che le richieste erano tante e così abbiamo pensato a questo progetto, che ufficialmente comincerà a dicembre, in concomitanza con l’avvio dell’anno giubilare, e che continuerà nel tempo. È rivolto a tutti quei pellegrini e visitatori che vengono a Roma non solo per vedere i luoghi religiosi, ma anche per “nutrirsi” di questo cammino.

Raccontami in cosa consiste Eco-Charity Garden.

Si tratta di varie proposte per le quali servirà una prenotazione: da un itinerario teologico incentrato sulla vocazione dell’uomo a uno di carattere artistico-ecologico pensato per i ragazzi che si stanno preparando a ricevere il sacramento della Cresima, a un altro botanico-spirituale, fino a momenti specifici di preghiera animati, mettendo sempre al centro la spiritualità e i contenuti dell’enciclica Laudato si’ e dell’esortazione apostolica Laudato Deum. Inoltre, offriremo la possibilità ai gruppi di fare ritiri ecologici-spirituali, accompagnandoli nel loro percorso.

Insomma, da quanto mi dici, l’ecologia è fortemente legata alla carità…

Come ha detto Papa Francesco, la crisi sociale non può essere mai separata dalla crisi ambientale. Al giorno d’oggi ci sono milioni di rifugiati a causa dei danni climatici. Queste persone sono obbligate a partire, a lasciare le loro città e i loro villaggi (e ciò non avviene non solo in Africa, ma anche in Medio Oriente e in America del Sud). In questo periodo storico, non c’è più solo la povertà economica, c’è anche un’ingiustizia climatica: i paesi più ricchi consumano un’enorme quantità di risorse naturali. E chi porta il giogo di tutto questo? I poveri e i paesi poveri. Questo è attualmente il dramma dell’umanità.

Come si può spezzare questo giogo?

Quando noi aiutiamo i rifugiati nelle loro necessità, agiamo sulle conseguenze, non sulle cause. L’anno scorso ho incontrato un papà siriano, che mi ha detto che ha venduto la sua casa e ha pagato 10 mila dollari per mettere suo figlio su uno di questi barconi carichi di migranti. E ha aggiunto: «Anche se ci fosse solo il 10% che lui possa vivere, almeno c’è una speranza. Se lo lascio qui, certamente morirà». Il nostro modo di concepire la carità dovrebbe cambiare. L’uomo non ha solo bisogno di pane, ma anche di speranza e di fratellanza. Dobbiamo essere responsabili della nostra “casa comune” per essere artefici di una società fraterna. D’altra parte, riprendendo le parole di Chico Mendes, ogni ambientalismo senza giustizia sociale è giardinaggio.

di Alessandro Venzaghi