Durante la visita al Borgo Laudato si’ abbiamo sentito parlare della cooperativa “Percorsi di cittadinanza” in riferimento al ruolo svolto per la formazione e l’inserimento al lavoro per persone fragili e svantaggiate.
«L’Osservatore di Strada» ha chiesto a Flaminia Fava, direttrice della cooperativa, di raccontare questa esperienza di impegno sociale.
In che modo si realizza la collaborazione con il Borgo Laudato si’?
La collaborazione con il Centro di alta formazione Laudato si’ consiste nella realizzazione di percorsi di formazione al lavoro destinati a persone in condizione di vulnerabilità: rifugiati, migranti, persone con diverse abilità, ex detenuti, donne sopravvissute a violenza, giovani e adulti senza occupazione. Tra le attività previste e già in essere ci sono i percorsi di tipo formativo per giardinieri e manutentori del verde, realizzati in collaborazione con la nostra cooperativa, completi di una parte teorica che si svolge in aula e di una parte pratica. Nel tempo verranno avviati altri percorsi formativi in diversi ambiti per garantire lo sviluppo delle competenze specifiche e trasversali nel mondo del lavoro.
I corsi proposti sono pensati per permettere ai partecipanti di conoscere e imparare lavorando insieme ai maestri giardinieri dei Giardini delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo.
A Roma la povertà è un’emergenza evidente. Casa, educazione, lavoro, salute sono diritti negati per un numero sempre maggiore di individui e di famiglie. La cooperativa ha scelto di stare dalla parte degli ultimi con un’attenzione particolare alle questioni ambientali.
La visione antropologica propria della proposta dell’ecologia integrale promossa dalla Laudato si’ di Papa Francesco propone una visione dell’uomo nell’ambiente come custode e responsabile della cura della “casa comune”, aprendo un nuovo scenario che impone un pensiero che sappia guardare alla società e all’ambiente con uno sguardo unico e con una progettazione integrale.
Il nostro impegno sociale non può essere disgiunto dalla cura dell’ambiente in cui realizziamo la nostra azione, dobbiamo saper ridefinire il nostro paradigma operativo rivolgendo lo sguardo al territorio nelle sue diverse accezioni e componenti “per ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri”.
La cooperativa è nata per collaborare con una realtà importante quale è la Città dei Ragazzi fondata da monsignor Carrol-Abbing per dare una casa e una famiglia agli orfani della seconda guerra mondiale. Come si articola oggi la vostra attività?
“Percorsi di Cittadinanza”, successivamente al periodo di supporto alla Città dei Ragazzi si è consolidata come punto di riferimento territoriale per l’orientamento, la formazione e l’avviamento al lavoro: affiancando le realtà del territorio, valorizzando le risorse esistenti e promuovendo un continuo lavoro di rete per costruire relazioni e alleanze che sappiano rispondere ai bisogni.
La cooperativa accoglie ogni persona nella propria unicità, sostenendola nel percorso di crescita all’interno di una comunità educante, dove al di là delle differenze sociali, culturali, economiche e religiose, ognuno possa sperimentare da protagonista un modello di società solidale, pacifica ed ecologica capace di preparare cittadini attivi e responsabili.
Vengono proposti progetti di agricoltura sociale e corsi di formazione al lavoro gratuiti e aperti a tutti. Si intende avviare l’orientamento, la formazione e l’inclusione lavorativa con particolare attenzione alle persone con specifiche vulnerabilità (migranti e rifugiati, minori stranieri non accompagnati, donne vittime di tratta, madri sole con figli, inoccupati, disoccupati...).
Il progetto è pensato con la finalità di accogliere il maggior numero di beneficiari possibile e rispondere alle necessità di sostegno ed inclusione di chi spesso non ha accesso o non ha i requisiti per essere ammesso ai servizi del proprio territorio.
Attualmente l’offerta dei corsi e delle attività di orientamento in diverse forme è disponibile in alcune zone del territorio laziale: nei laboratori della Città dei Ragazzi, all’interno dell’istituto penitenziario minorile di Casal del Marmo, nei territori della Caritas di Ladispoli, all’interno del Borgo Laudato si’ a Castel Gandolfo.
Quali sono i progetti per il futuro?
Proseguire nella realizzazione di percorsi di orientamento e formazione che dotino le persone di strumenti per effettuare scelte consapevoli e coerenti con le proprie inclinazioni, aspirazioni e potenzialità con un approccio integrato che vede la partecipazione attiva sia dei destinatari che degli attori territoriali coinvolti nei processi di inclusione sociale (istituzioni, privato sociale, aziende).
Grazie alla natura itinerante ed elastica della cooperativa, i progetti per il futuro li scopriremo percorrendo le strade che ogni giorno si aprono sul nostro cammino. Insieme con gli abitanti delle periferie esistenziali per la nostra Casa Comune.
Il lavoro è centrale per la dignità di ogni essere umano. Ma riscontriamo sempre più spesso situazioni di sfruttamento e di lavoro povero. Non pensate che ci sia bisogno di un intervento anche a questo livello?
Papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’, è molto chiaro: «Siamo chiamati al lavoro fin dalla nostra creazione. Non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro» (128).
Crediamo fortemente che gli interventi per preservare il lavoro dalle situazioni di sfruttamento e povertà debbano essere messi in atto in prima linea dalle istituzioni, ma anche dal basso, attraverso la diffusione di una cultura della dignità del singolo con azioni che puntano a informare, integrare e aumentare le opportunità di inserimento socio-lavorativo, grazie al riconoscimento delle proprie risorse al fine di riuscire ad uscire dalla condizione di vulnerabilità e di esclusione, per costruire opportunità di partecipazione attraverso un processo di attivazione delle singole persone e delle comunità di riferimento.
Col vostro impegno voi restituite dignità, rispetto e speranza a tante persone. C’è qualche storia che volete raccontarci?
Tante sono le storie che abbiamo ascoltato negli anni in cui siamo stati di supporto alla Città dei Ragazzi e anche dopo. Ci sono persone che hanno trovato un futuro più sereno e altre che sono riuscite a ricongiungersi con i loro familiari. Abbiamo ascoltato storie di viaggi difficili e di una quotidianità fatta di gratitudine per la conquista dell’essenziale. Sarebbe complicato riuscire a raccontare una storia di successo perché, oltre ai tanti che hanno avuto la possibilità di inserirsi nella società e nel mondo del lavoro, ci sono anche molti che grazie alla “cultura dell’accoglienza” hanno sperimentato una umanità capace di integrare.
«Il criterio fondamentale — dice Papa Francesco — non sta nell’utilità della persona, bensì nel valore in sé che essa rappresenta. L’altro merita di essere accolto non tanto per quello che ha, o che può avere, o che può dare, ma per quello che è».
Vorremmo raccontare la nostra storia, quella di persone che quotidianamente si adoperano per integrare e contribuire a creare un “mondo aperto” affinché possa essere rianimata la speranza di tutti, come indicato nella bolla di indizione del Giubileo ordinario dell’Anno 2025.