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Ascoltando Matusalemme

 Ascoltando  Matusalemme  ODS-025
04 ottobre 2024

È una mattina di fine estate dentro i giardini del Borgo Laudato si’, il borgo, voluto da Papa Francesco, che trasforma un luogo di bellezza estetica e storica in una “casa” della Creazione dove tutti quelli che entrano ne possano uscire con una nuova consapevolezza della natura come dono di Dio e una nuova conoscenza, pratica, dell’enciclica Laudato si’. Un luogo “immersivo” dove si capisca cos’è l’ecologia integrale, il riciclo totale degli scarti, l’economia circolare, in altre parole il rispetto e l’amore per una natura — compreso l’uomo — che ci è stata donata, che ci è stata affidata, da proteggere e conservare, da utilizzare anche, ma nell’assoluto rispetto degli equilibri dei nostri ecosistemi.

Oggi, sono arrivati qui degli ospiti speciali: alcuni dei diffusori e redattori di questo giornale, «L’Osservatore di Strada», dove «gli ultimi diventano protagonisti» come, ormai più di due anni fa, disse Papa Francesco annunciando la pubblicazione del primo numero. Dopo una introduzione illuminante di padre Fabio Baggio, direttore generale del Borgo Laudato si’, tocca a me accompagnare Attilio, Fabrizio, Ciro, Alessandro, Flaminia e Piero, tra i colori, le forme, i profumi di una natura bellissima, in parte selvatica, in parte “costruita” dall’uomo, giardini all’italiana, campi fioriti, pezzetti di bosco.

Li accoglie il “nonno” di tutte le piante del Borgo, un vecchio leccio di 400 anni, enorme e protettivo con la sua chioma immensa, con le sue foglie che ondeggiano per un vento che preannuncia, forse, burrasca, col suo tronco enorme, ferito, ma non troppo, da un fulmine, scavato dal tempo e dalla storia in figure di animali e maschere grottesche. E Matusalemme (questo è il nome che è stato dato a questo “patriarca”) parla della sua storia, dei significati simbolici e religiosi che gli uomini gli hanno affibbiato, accoglie nella sua ombra le nostre storie e intanto, senza che noi ce ne accorgiamo, comunica a tutte le altre piante del Borgo la nostra visita, dai suoi ultimi apici radicali trasmette la notizia che alcuni, con buonissime intenzioni, sono venuti a cercare una relazione col mondo vegetale, a cercare di capirlo, di avere una nuova conoscenza basata non solo su notizie scientifiche o tecniche, ma un rapporto tra creatura e creatura.

Ma il primo passo lo fanno le piante che accolgono ognuno secondo la sua specificità, il suo essere unico e indispensabile. E così, durante la passeggiata tra labirinti e ragnaie, tra piante aromatiche e medicinali, tra alberi maestosi come i cedri del Libano e la sughera, tra straordinari olivi centenari, ognuno di noi si relaziona secondo il messaggio che le piante gli trasmettono.

Chi si avvicina ai grandi tronchi e li abbraccia, chi approfitta della visita del capo giardiniere per avere notizie sulla coltivazione e il benessere delle piante, chi ricorda la sua giovinezza, magari in altri paesi dove ha lavorato, chi rimane stupito quando racconto le leggende tradizionali e religiose legate alle piante che hanno, spesso, deciso la sopravvivenza di intere regioni e popolazioni.

Spirito e corpo, in una modalità olistica che Cristo stesso ci ha insegnato assumendo, da Figlio di Dio, una natura umana, delicata e attraversata da sentimenti, passioni e delusioni.

Si rimane attoniti davanti ad una nuova consapevolezza dell’importanza del mondo vegetale: quando una persona, gravemente malata, non reagisce più agli stimoli, siamo usi dire: “È come un vegetale”… Che sciocchezza! Le piante hanno molte più risorse di noi, riescono a procurarsi il cibo col sole e l’acqua, senza uccidere altri esseri viventi, animali o vegetali, sono più grandi di noi e più longeve e, cosa non da poco…, sono molto più pacifiche. Da sempre hanno capito che la relazione con gli altri esseri viventi è la strada migliore per una evoluzione vera, duratura e solidale.

E così le storie degli amici dell’«Osservatore di Strada» si intrecciano con le storie delle piante, la “resilienza” dei grandi alberi, capaci di sopravvivere a qualsiasi evento atmosferico, appare come un concetto molto più pratico e reale anche nella propria vita. E che dire della capacità di accogliere le altre creature? Le piante donano quello che hanno a tutti, indistintamente, non creano barriere di alcun tipo, religioso o politico o sociale, non giudicano prima di donare. Sembrano indifese, eppure la loro strategia di vita è quella vincente, la nostra strategia umana, spesso finalizzata alla competizione o addirittura alla guerra e alla violenza, è sicuramente perdente.

E ce ne accorgiamo bene quando vediamo la maestosità del criptoportico di Domiziano, lungo oggi più di 100 metri, una via riparata per l’imperatore romano dove, alla fine della seconda guerra mondiale, vennero nascosti, qui come in molte altre sedi di Castel Gandolfo, migliaia di rifugiati dalla persecuzione nazifascista, in tende e baraccamenti di fortuna.

Gli alberi, al tempo, videro e sicuramente approvarono lo slancio di umanità di Papa Pacelli che riuscì a salvare — purtroppo non tutti per via di un bombardamento alleato — uomini, donne e bambini “fragili” e impotenti davanti alla follia della guerra.

Alla fine della passeggiata per i giardini del Borgo Laudato si’, ognuno si è arricchito, in maniera diversa e variegata, seguendo la propria storia e la propria sensibilità.

I diffusori di strada hanno trovato “compagni di viaggio” inaspettati, vicini e partecipi delle personali storie di vita: Attilio ha trovato una pianta da sughero da “adottare”; Alessandro, ingegnere, ha ricordato i grandi alberi della “sua Africa”, dove ha lavorato per tanti anni; Ciro segue attentamente tutto come chi ha “sete” di terre nuove e cieli nuovi; Flaminia vuole sapere per poter scrivere e condividere ciò che l’affascina; Fabrizio, il giornalista, sa fare le domande, anche sulla natura che lo avvolge; Piero, il coordinatore del giornale, capisce bene le relazioni del mondo vegetale, perché proprio nelle relazioni con i redattori e i diffusori ha fatto la sua scelta di vita; Mauro, vignettista del quotidiano «La Repubblica» che nel frattempo si è unito alla compagnia, ha sicuramente trovato spunto dalle piante per confronti pungenti con la realtà umana; Donatella, che pur conosce bene il giardino, ogni volta trova curiosità nuove; la stessa guida, Paolo, non finisce mai di imparare narrando e ascoltando.

Siamo tornati tutti nelle nostre dimore accarezzati non solo dalle piante, ma dallo Spirito perché, come dice Papa Francesco, «tutto, nella natura, è carezza di Dio».

di Paolo Luzzi , ofs