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Una colazione speciale insieme agli “scartati”

 Una colazione speciale insieme agli “scartati”  QUO-220
28 settembre 2024

Cornetto e caffè al tavolo con poveri e rifugiati e anche una birra artigianale. Quella, però, da assaggiare nel pomeriggio. Una colazione speciale questa mattina, sabato 28, per Papa Francesco che prima di recarsi nella basilica di Koekelberg per l’incontro con il clero, ha voluto far visita a un gruppo di uomini e donne di Africa ed Est-Europa o della stessa Bruxelles nella parrocchia di Saint-Gilles, edificio sacro di metà ’800 che ogni giorno offre il caffè del mattino a senzatetto, rifugiati, poveri del centro della città. Sì, perché in «una città a bagel» — come gli abitanti chiamano scherzando la capitale belga evocando l’immagine della famosa ciambella col buco — i ricchi stanno in periferia, mentre al centro, a pochi passi cioè dalle sedi istituzionali dell’Unione europea, ci sono quartieri poveri e case popolari.

In uno di questi, il Parvis de Saint-Gilles, sorge l’omonima parrocchia dove intorno alle 9.15 è arrivato Francesco: «Un microcosmo nella realtà generale di Bruxelles», la definisce il parroco, il francescano Benjamin Kabongo, originario della Repubblica Democratica del Congo ma da 19 anni in Belgio, raccontando di un luogo che vuole restituire non solo cibo e ristoro, ma anche «dignità» a chi bussa alla porta.

A Saint-Gilles si insegna infatti un lavoro con la produzione della birra, la Biche Saint-Gilles, appunto, (al Papa è stato fatto omaggio di una bottiglia) e si offrono momenti di preghiera e ascolto. Soprattutto ascolto per «gente spesso abbandonata a sé stessa» sottolinea il sacerdote.

Avevano voglia, infatti, di raccontare e raccontarsi i nove commensali del Pontefice, emozionati e silenziosi prima del suo arrivo: Simon, Eugène, César, Pablo e altri, tra cui Miguel e Christ. Il primo proveniente da una «famiglia molto zingara» ha riferito dettagli della sua vita da nomade; il secondo, originario del Camerun, con il Pontefice seduto di fronte ha condiviso la storia della sua traversata nel Mediterraneo fino a Lampedusa. Un viaggio pericoloso durante il quale, ha detto, ha trovato coraggio pregando la Madonna e cantando per Lei. Il canto che canticchiava tra sé e sé nei momenti di maggior paura, Christ lo ha intonato davanti al Papa.

Francesco ha ascoltato tutto con attenzione, ha incoraggiato il servizio di cui gli hanno esposto i dettagli i coordinatori Simon e Marie-Françoise e ha ringraziato per il dono della birra, consegnata in una confezione infiocchettata e accompagnata da un biglietto giallo: “Soyez béni si cher Pape François! (Sii benedetto, caro Papa Francesco!)”. Anche lui ha voluto lasciare un dono, la statua di san Lorenzo, il martire che indicava in poveri e bisognosi il tesoro della Chiesa. Alle testimonianze, ai discorsi e alle battute, sono seguiti quindi caffè e croissant.

L’incontro si è concluso con un nuovo «grazie» da parte del Papa per questo inizio giornata nel centro, ma vicino alle periferie. Quelle esistenziali.

Dalla piccola parrocchia Francesco si è trasferito poi nel sobborgo di Koekelberg presso la maestosa basilica del Sacro Cuore, quinta al mondo per estensione e la più grande in stile art déco. Arrivato in auto, dopo un breve giro tra i gruppi di fedeli sistemati ai lati per lasciare libera la vista del suggestivo panorama, il Pontefice, percorrendo in carrozzina una lunga rampa bianca, ha trovato ad accoglierlo all’ingresso due bambini con un mazzo di fiori. Di bambini ne ha salutati e benedetti parecchi nel passaggio attraverso la navata centrale, come pure i malati tutti in prima fila.

Il programma non prevedeva altri appuntamenti al mattino, ma Francesco ha approfittato delle ore libere — prima del trasferimento nel pomeriggio a Ottignies-Louvain-la-Neuve dove incontra gli studenti dell’Université Catholique — per recarsi a omaggiare la tomba di re Baldovino nella cripta reale. Tornato in nunziatura, un altro incontro: quello con due famiglie di rifugiati, una cristiana dalla Siria e una musulmana da Gibuti, accolte dalla Comunità di Sant’Egidio e giunte in Belgio grazie ai “corridoi umanitari”. 

dal nostro inviato
Salvatore Cernuzio