«Il nostro Paese è al crocevia dell’Europa e del mondo. In questa società multiculturale, la Chiesa è chiamata a essere un segno di comunione e di integrazione». Con queste parole monsignor Luc Terlinden, arcivescovo di Mechelen-Brussel, presidente della Conferenza episcopale belga, ha accolto stamane, sabato 28 settembre, Papa Francesco nella basilica del Sacro Cuore di Koekelberg, per l’incontro con i rappresentanti della comunità cattolica di tutto il Paese.
L’arcivescovo ha messo in evidenza le sfide e le opportunità che «l’accoglienza degli stranieri e la mescolanza delle popolazioni» rappresentano «per la Chiesa, per la pastorale, per la teologia, in un mondo che sta cambiando profondamente e sta diventando più secolare». In particolare il presidente dei vescovi ha sottolineato l’importanza di «testimoniare la tenerezza di Dio per ogni essere umano al di là di ogni frontiera e a riconoscere in ognuno una sorella o un fratello».
Successivamente il presule ha menzionato «l’eredità lasciata da tanti missionari partiti dalle nostre regioni» — tra i quali spicca la figura di san Damiano di Molokai — e la «lunga tradizione di impegno sociale della Chiesa», che portano «a esplorare nuove vie di evangelizzazione», passando «anche per la sinodalità» vero segno di speranza.