Il 46° viaggio apostolico del pontificato — Belgio
La carità è un fuoco
Nel terzo giorno di permanenza in Belgio, sabato 28 settembre, dopo aver celebrato la messa in privato nella nunziatura, sua residenza a Bruxelles, il Papa ha salutato brevemente il vicepresidente della Commissione europea, Margarítis Schinás, la vicepresidente della Commissione europea per la democrazia e la demografia, Dubravka Šuica, la rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) presso l’Unione europea, Oxana Domenti, e il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Kluge. Quindi lasciata la sede della rappresentanza pontificia ha raggiunto la parrocchia cittadina di Saint-Gilles dove ha incontrato alcuni senza fissa dimora assistiti dagli operatori pastorali. Pubblichiamo di seguito il saluto pronunciato dal Santo Padre.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Grazie per questo invito a colazione! È bello cominciare la giornata tra amici, e tale è l’atmosfera che si respira a Saint Gilles.
Ringrazio Marie-Françoise, Simon e Francis per ciò che hanno detto e sono felice di vedere come qui l’amore alimenta continuamente la comunione e la creatività di tutti: avete ideato perfino La Biche de saint Gilles, e immagino sia una birra molto buona! Poi al pomeriggio vi dico se è buona o no.
Come ha detto Marie-Françoise, “la misericordia indica la strada verso la speranza” — molto bello! —, e guardarsi a vicenda con amore aiuta tutti — tutti, tutti! — a volgersi al futuro con fiducia e a rimettersi ogni giorno in cammino. La carità è così: è un fuoco che scalda il cuore, e non c’è donna né uomo sulla terra che non abbia bisogno del suo calore.
È vero, non sono pochi i problemi da affrontare — lo sapete bene —, come ci ha detto Simon, e a volte ci si scontra con il rifiuto e l’incomprensione, come ci ha raccontato Francis, ma la gioia e la forza che vengono proprio dall’amore condiviso sono più grandi di qualsiasi difficoltà, e ogni volta che ci si lascia coinvolgere dalle dinamiche della solidarietà e della cura reciproca ci si rende conto di ricevere molto più di ciò che si dà (cfr. Lc 6, 38; At 20, 35).
Al termine del nostro incontro ci sarà il dono alla Parrocchia di una statua di San Lorenzo, diacono e martire dei primi secoli, famoso anche per aver presentato ai suoi accusatori, che volevano i tesori della Chiesa, le membra più fragili della Comunità cristiana a cui apparteneva, quella di Roma, la cosa più importante, ma anche la più fragile: i poveri, i bisognosi.
Non era un modo di dire, e neanche una semplice provocazione. Era ed è la pura verità: la Chiesa ha la sua ricchezza più grande nelle sue membra più deboli, e se vogliamo davvero conoscerne e mostrarne la bellezza, ci farà bene donarci tutti gli uni agli altri così, nella nostra piccolezza, nella nostra povertà, senza pretese e con tanto amore. Ce lo ha insegnato per primo il Signore Gesù, che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr. 2Cor 8, 9).
Cari amici, grazie per avermi accolto tra voi e grazie per il cammino che fate insieme. E grazie per la colazione! Vi benedico tutti e prego per voi. E vi raccomando, pregate anche per me. Grazie!