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Il magistero

 Il magistero  QUO-218
26 settembre 2024

Venerdì 20

Un mondo
più armonioso e fraterno

Seguendo le riflessioni del Sinodo del 2018, ho incoraggiato i giovani ad essere in particolar modo «protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio».

La vostra presenza, la vostra attività — in contesti accademici, negli ambienti di lavoro o per le strade delle città — persegue questo fine operando per costruire un mondo più compassionevole, armonioso e fraterno.

Penso all’opera di educazione e di formazione condotta dai vostri centri in Francia, Thailandia e Kenya, basata sulla testimonianza del Vangelo e sulla dottrina sociale della Chiesa.

Promuovendo un senso di cittadinanza globale e incoraggiando l’azione a livello locale, il vostro Movimento prepara i giovani ad approfondire la comprensione delle più urgenti questioni sociali del nostro tempo, e li abilita a promuovere cambiamenti efficaci nelle proprie comunità, servendo così da lievito evangelico.

Sinodo
e Giubileo
due occasioni
per camminare
insieme

In questi giorni, mentre procediamo nell’attuale Sinodo sulla sinodalità, vorrei incoraggiarvi a coinvolgervi nel percorso sinodale della Chiesa, fatto di cammino condiviso, di ascolto, di partecipazione e di impegno in un dialogo aperto al discernimento e pure ad essere attenti alla dolce voce dello Spirito Santo.

Vi incoraggio inoltre ad accogliere la prossima celebrazione dell’Anno Santo 2025 come speciale occasione di rinnovamento personale e di arricchimento spirituale in unione con tutta la Chiesa.

L’eloquente simbolo della Porta Santa attraversata dai fedeli a Roma ci ricorda che noi siamo tutti pellegrini, tutti in cammino, chiamati insieme a un’unione più profonda col Signore Gesù e alla disponibilità alla forza della sua grazia, che trasforma la vita e il mondo in cui viviamo.

Spero che la vostra presenza a Roma e il nostro incontro di oggi siano fonte di rinnovata ispirazione per il vostro impegno a «lavorare per lo sviluppo della pace, dell’armonia, della giustizia, dei diritti umani e della misericordia».

(Saluto al Movimento internazionale di studenti cattolici “Pax Romana”)

Sabato 21

Alternativa
culturale
ai mali
della società

«Nella tradizione, il futuro». Questo è il motto del vostro 250° anniversario. Nata per il servizio di vigilanza finanziaria e difesa ai confini, la Guardia di Finanza ha assunto compiti di polizia tributaria ed economico-finanziaria, di polizia sul mare, con una importante missione nell’ambito del soccorso, in mare e in montagna.

Ricordo storico di questo impegno è l’aiuto offerto ai profughi ebrei e ai perseguitati durante i due conflitti mondiali.

Un vasto ambito di interventi che intende rispondere ai problemi con la concretezza della presenza e dell’azione, veicolando al contempo un’alternativa culturale ad alcuni mali che rischiano di inquinare la società.

Il vostro Patrono è san Matteo — oggi è la festa —, apostolo ed evangelista. Egli era stato un “pubblicano”, cioè un esattore delle tasse, mestiere doppiamente disprezzato al tempo di Gesù, perché asservito al potere imperiale e perché corrotto.

A me piace andare alla chiesa dei francesi [S. Luigi] a vedere quel Caravaggio, “La conversione di Matteo”, che simboleggia così profondamente.

Matteo rappresentava una mentalità utilitarista e senza scrupoli, devota solo al “dio denaro”.

Anche ai nostri giorni una logica simile si ripercuote sulla vita sociale, causando squilibri ed emarginazione: dagli sprechi alimentari — questo è uno scandalo — all’esclusione di cittadini dal beneficiare di alcuni loro diritti. Anche lo Stato può finire vittima di questo sistema; perfino quegli Stati che, pur disponendo di ingenti risorse, rimangono isolati sul piano finanziario o del mercato globale.

Come si spiega la fame nel mondo, oggi, quando ci sono tanti, tanti sprechi nelle società sviluppate? È terribile questo.

Se si fermassero un anno dal fabbricare le armi finirebbe la fame nel mondo. Meglio le armi che risolvere la fame.

In questo panorama, voi siete chiamati a contribuire alla giustizia dei rapporti economici, verificando l’osservanza delle norme che disciplinano le attività dei singoli e delle imprese.

Vigilate sul dovere di ogni cittadino di contribuire secondo criteri di equità alle necessità dello Stato, senza che vengano privilegiati i più forti, e contrastate l’uso inappropriato di internet e reti sociali.

Sia riguardo alla riscossione delle imposte, sia nella lotta al lavoro sommerso e sottopagato — questo è un altro scandalo —, o comunque lesivo della dignità umana, la vostra azione è di primaria importanza.

Tutto questo è il vostro modo concreto e quotidiano di servire il bene comune, di essere vicini alla gente, di contrastare la corruzione e promuovere la legalità. Quella corruzione che si fa sotto il tavolo.

Per un “nuovo umanesimo”

La parola “corrotto” — “cor-rotto” — ricorda il cuore rotto, infranto, macchiato da qualcosa, rovinato. La corruzione rivela una condotta anti-sociale tanto forte da sciogliere la validità dei rapporti e dei pilastri sui quali si fonda una società.

Perciò la risposta, l’alternativa non sta solo nelle norme, ma in un «nuovo umanesimo». Rifondare l’umanità.

Solo l’amore può sanare

Matteo, in un certo senso, passò dalla logica del profitto a quella dell’equità. Ma, alla scuola di Gesù, egli superò anche l’equità e la giustizia e conobbe la gratuità, il dono di sé che genera solidarietà, condivisione, inclusione.

La gratuità non è soltanto una dimensione finanziaria, ma è una dimensione umana.

Diventare [persone] al servizio degli altri, gratuitamente, senza cercare il proprio profitto.

Lo sperimentate quando organizzate l’accoglienza e il soccorso ai migranti in pericolo nel Mediterraneo. [E] negli interventi coraggiosi per le calamità naturali.

Pensiamo al contrasto alla piaga del traffico di stupefacenti, ai mercanti di morte. Il vostro servizio non si esaurisce nella protezione delle vittime, include il tentativo di aiutare la rinascita di chi sbaglia.

Anche in questo modo si può e si deve costruire un’alternativa alla globalizzazione dell’indifferenza, che distrugge con la violenza e la guerra, ma pure trascurando la cura della socialità e dell’ambiente.

La ricchezza di una Nazione non sta solo nel suo pil , risiede nel suo patrimonio naturale, artistico, culturale, religioso, e nel sorriso dei suoi abitanti.

Il termometro del sorriso

Una volta, un capo di Stato mi diceva: “Io ho una misura speciale: il sorriso dei bambini e dei vecchi. Quando ambedue sorridono, le cose non vanno tanto male”.

(Discorso alla Guardia di Finanza
in occasione del 250° di fondazione)

Lunedì 23

Sentieri
di fratellanza

Mi piace ricordare con voi, giovani cantanti e musicisti impegnati nel promuovere i valori dal Natale, che la nascita di Gesù fu accompagnata da un canto celeste: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che Egli ama».

L’Incarnazione di Cristo, che porta al mondo la vera pace — e quanto ne abbiamo bisogno oggi! — ha ispirato nei secoli innumerevoli artisti di ogni lingua e cultura, che hanno tracciato nel mondo sentieri di fratellanza.

Vi inserite in questa grande scia, con la vostra originalità, le vostre storie e voci.

È sempre lo stesso Amore di Dio, fatto uomo in Gesù, che parla ai vostri cuori.

Cantare
la speranza

Nella giovinezza, nel desiderio di esprimere la vocazione artistica, nel cammino umano e cristiano voi tutti, in modi diversi, sentite l’attrazione del mistero dell’Amore che si incarna, e lo manifestate con il canto e la musica.

Cantate la speranza anche per quei vostri coetanei che l’hanno smarrita per tanti motivi: miseria, malattia, guerra, migrazione forzata, problemi in famiglia, a scuola, con gli amici.

Forse qualcuno di questi giovani sarà toccato dalla vostra testimonianza!

C’è bisogno del talento dei giovani, spinti non dagli idoli del denaro e del successo ma dalla passione per la bellezza, per la fratellanza, per il Signore.

(Saluto consegnato ai partecipanti
al Christmas Contest 2024)

Martedì 24

Lo Spirito
di Assisi

Siamo nel mezzo di un “cambiamento d’epoca” di cui non conosciamo ancora le prospettive.

Voi tutti rendete attuali le parole che il mio predecessore, San Giovanni Paolo ii , pronunciò sulla spianata di Assisi, al termine di quella memorabile giornata: «Mai come ora nella storia dell’umanità è divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace... insieme abbiamo riempito i nostri occhi di visioni di pace: esse sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace, gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o generate dalle moderne ideologie. La pace attende i suoi artefici».

Lo Spirito di Assisi è una benedizione per il mondo, per questo nostro mondo che ancora oggi è lacerato da troppe guerre, da troppa violenza.

Questo “spirito” deve soffiare ancor più forte nelle vele del dialogo e dell’amicizia tra i popoli.

“Fermate
le guerre!”

Abbiamo bisogno di pregare per la pace. Il rischio che i numerosi conflitti invece di cessare si allarghino pericolosamente è più che concreto.

Faccio mio il vostro grido e quello dei tanti colpiti dalla guerra e lo rivolgo ai responsabili della politica: “Fermate la guerra! Fermate le guerre!” Stiamo già distruggendo il mondo! Fermiamoci finché siamo in tempo!

Questo incontro sproni tutti i credenti a riscoprire la vocazione per far crescere oggi la fraternità tra i popoli.

Troppe volte, in passato, le religioni sono state utilizzate per alimentare conflitti. Un pericolo ancora oggi incombente.

Allontanare dalle religioni la tentazione di diventare strumento per alimentare nazionalismi, etnicismi, populismi.

Le guerre si inaspriscono. Guai a chi cerca di trascinare Dio nel prendere parte alle guerre!

Artigiani
di pace

Compito urgente delle religioni è favorire visioni di pace, come state mostrando in questi giorni a Parigi.

Uomini e donne di cultura e di fede diverse avete sperimentato la forza e la bellezza della fraternità universale.

È questa la visione di cui ha bisogno il mondo, oggi. Esorto a continuare: siate artigiani di pace.

Se in tanti continuano a fare la guerra, tutti possiamo lavorare per la pace.

C’è bisogno di incontrarsi, tessere legami fraterni e lasciarsi guidare dall’ispirazione divina che abita ogni fede, per immaginare assieme la pace tra tutti i popoli.

Abbiamo bisogno di «spazi per dialogare e agire insieme per il bene comune e la promozione dei più poveri».

In un mondo che rischia di frantumarsi nei conflitti e nelle guerre, il lavoro dei credenti è prezioso per mostrare visioni di pace e favorire ovunque nel mondo la fraternità e la pace tra i popoli.

(Messaggio ai partecipanti all’Incontro internazionale di Preghiera per la Pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio)

Mercoledì 25

Ri-animare
l’economia

In questi cinque anni avete generato tante cose. Grazie per aver preso sul serio il mio invito a “ri-animare” l’economia, e per aver accolto le indicazioni che vi ho consegnato. Esse si inseriscono nel quadro della dottrina sociale della Chiesa e, in ultima analisi, hanno la loro radice nel Vangelo.

Tanti possono essere i vostri maestri conosciuti nel corso degli studi o delle esperienze lavorative; ma il riferimento al Vangelo vi garantisce un Maestro d’eccezione.

Ora comincia per voi una nuova fase. Bisogna che questa vostra bella realtà cresca, si rafforzi, arrivi a sempre più giovani, e porti i frutti tipici del Vangelo e del bene.

Ho voluto puntare su di voi, perché i giovani hanno tutta la vita davanti, sono un “cammino” vivente, e da un cammino possono nascere cose buone, stando attenti a prevenire quelle brutte.

Il mondo dell’economia ha bisogno di un cambiamento. Non lo cambierete soltanto diventando ministri, o premi Nobel o grandi economisti — tutte cose belle —; lo cambierete soprattutto amandolo, alla luce di Dio, immettendo in esso i valori e la forza del bene, con lo spirito evangelico di Francesco d’Assisi: lui era figlio di un mercante, conosceva i pregi e i difetti di quel mondo!

Per questo ho voluto incardinare tutto il movimento Economy of Francesco su San Francesco d’Assisi che, semplicemente spogliandosi di tutto per amore di Gesù e dei poveri, ha dato anche un impulso nuovo allo sviluppo dell’economia.

Instancabili
testimoni
di speranza

Vorrei lasciarvi tre parole: essere testimoni, non avere paura, sperare senza stancarsi.

Se volete che altri giovani si avvicinino all’economia con i vostri ideali, quelli che abbiamo sottoscritto nel Patto di Assisi del 24 settembre 2022, sarà la vostra testimonianza di vita ad attrarli.

Siate coerenti nelle vostre scelte. Fatevi apprezzare per i vostri progetti e realizzazioni. Non per diventare tanti e potenti, ma per trasmettere a molti quanto avete ricevuto, ossia la “bella notizia” che, ispirandosi al Vangelo, anche l’economia può cambiare in meglio.

Vi ripeto quanto ho detto ai giovani alla Gmg di Lisbona: «non siate amministratori di paure, ma imprenditori di sogni».

Sperare senza stancarsi. So che non è facile proporre una nuova economia in uno scenario di guerre, mentre prospera l’industria delle armi togliendo risorse ai poveri. La democrazia è minacciata in questi casi, crescono i populismi e le diseguaglianze, e il pianeta è sempre più ferito.

(Discorso alla delegazione
di “The Economy of Francesco”)

Scacciato dalla fede il diavolo rientra con la superstizione

Andando nel deserto, Gesù obbedisce a una ispirazione dello Spirito Santo, non cade in un tranello del nemico! Gesù, nel deserto, si è liberato di satana e ora può liberare da satana. È quello che gli Evangelisti mettono in luce con le numerose storie di liberazione di ossessi.

Oggi assistiamo a uno strano fenomeno riguardo al demonio. A un certo livello culturale, si ritiene che semplicemente non esista. Ma «la più grande astuzia del demonio è far credere che non esiste» (Charles Baudelaire).

Eppure il nostro mondo tecnologico e secolarizzato pullula di maghi, di occultismo, spiritismo, astrologi, venditori di fatture e di amuleti, e purtroppo di sette sataniche vere e proprie.

Scacciato dalla porta, il diavolo è rientrato dalla finestra. Scacciato dalla fede, rientra con la superstizione.

E se tu sei superstizioso, incoscientemente stai dialogando con il diavolo. Con il diavolo non si dialoga.

La prova più forte dell’esistenza di satana non si ha nei peccatori o negli ossessi, ma nei santi!

Per questo la Chiesa è assai prudente e rigorosa nell’esercizio dell’esorcismo, a differenza di ciò che avviene, purtroppo, in certi film!

Nella vita dei santi il demonio è costretto a venire allo scoperto, a mettersi “contro luce”. Chi più chi meno, tutti i santi, tutti i grandi credenti, testimoniano della loro lotta con questa oscura realtà, e non si può onestamente supporre che fossero tutti degli illusi o semplici vittime dei pregiudizi.

La battaglia contro lo spirito del male si vince come la vinse Gesù nel deserto: a colpi di parola di Dio.

Gesù non dialoga con il demonio. O lo caccia via, o lo condanna.

E nel deserto risponde non con la sua parola, ma con la parola di Dio.

La tecnologia moderna oltre a tante risorse positive che vanno apprezzate, offre anche innumerevoli mezzi per “dare occasione al diavolo”, e molti vi cadono.

Troppa
pornografia
in rete

Pensiamo alla pornografia in rete, dietro la quale c’è un mercato fiorentissimo. È il diavolo che lavora, lì.

È questo un fenomeno assai diffuso, da cui i cristiani devono però ben guardarsi e che devono rigettare con forza.

Perché qualsiasi telefonino ha accesso a questa brutalità, a questo linguaggio del demonio: la pornografia in rete.

La consapevolezza dell’azione del diavolo nella storia non deve scoraggiarci. Il pensiero finale deve essere, anche in questo caso, di fiducia e di sicurezza: “Sono con il Signore, vattene via”.

Ai polacchi

Di fronte alla tragedia della guerra in Ucraina e alle alluvioni che hanno devastato la vostra Patria, non lasciatevi vincere dall’egoismo e dall’indifferenza, ma, con l’aiuto di Dio, sostenete con solidarietà i sofferenti e i bisognosi, che spesso non vedono speranza.

(Udienza generale in piazza San Pietro)